Archivio | giugno 2008

Pedofilia, don Roberto Berti: solo due giorni prima era stato festeggiato dal cardinal Antonelli.

LA CITTA’ E LA CHIESA

In 4mila al saluto del cardinale Antonelli.I vescovi toscani indicano Bassetti

“….E a proposito di persone consacrate, sono stati festeggiati ieri, secondo la tradizione fiorentina, i «giubilei» sacerdotali: 25 anni di sacerdozio per don Roberto Berti, il canonico Gianni Cioli, il canonico Stefano Jafrancesco, don John Bosco Mendonca, don Luca Pagliai e don Alessandro Tucci….”

“…In precedenza il cardinale aveva ringraziato i vescovi della Toscana (quasi tutti presenti alla Messa, a partire dal predecessore, il cardinale Silvano Piovanelli, e dall’ausiliare monsignor Claudio Maniago), i fratelli delle altre confessioni religiose, le autorità, i presbiteri e i religiosi, i diaconi e le suore, i laici impegnati della diocesi…”

DI WILDGRETA

La domanda che “l’uomo della strada” si pone, oggi, dopo la sequela di scandali che hanno colpito la curia fiorentina negli ultimi anni, è cosa ci fosse da festeggiare. Inoltre ci si potrebbe domandare come mai l’allievo prediletto di Antonelli, monsignor Maniago, vescovo ausiliare del capoluogo toscano,  sia stato festeggiato nella stessa cerimonia, nonostante sia stato oggetto di alcune denunce che lo coinvolgono in festini a luci rosse e tentativi di plagio di alcuni fedeli per costringerli a cedere le loro proprietà. Dei festini sadomaso a cui avrebbe partecipato Maniago, si è parlato molto nel 2007 (uno degli articoli lo trovate alla fine del post). Nella cerimonia di addio, Antonelli lo ha definito:”’mio primo collaboratore, sollecito, generoso, intelligente, instancabile’ . Di don Roberto Berti, Antonelli non avrebbe dovuto sapere nulla se lo ha festeggiato. Però, in un articolo di pochi giorni fa , si dice che il parroco fosse stato rimosso dalla parrocchia di San Mauro a Signa, ufficialmente per troppo stress, il 6 giugno.E allora? Non vorrei che tutte queste stranezze, nascondano il tentativo di non far esplodere un ennesimo scandalo che, alla fine, è esploso lo stesso. Continua a leggere

Firenze, ancora ombre sulla condotta di Don Roberto Berti, parroco accusato di abusi su minori

Monday 30 June 2008
Firenze – Ancora ombre sulla condotta di don Roberto Berti, il parroco finito sott’inchiesta ecclesiastica a Firenze per presunti abusi su minori. Il procedimento aperto nei suoi confronti ha in parte rotto quel muro di omertà e tabù che sembra aver accompagnato le abitudini del sacerdote per quasi vent’anni. E dopo Ginestra le voci, i dubbi, le accuse serpeggiano anche a San Mauro a Signa, il paese della Piana abbandonato poche settimane fa, ufficialmente per motivi di salute. Secondo il quotidiano il Firenze che prosegue la sua inchiesta, un paese spaccato, diviso tra chi difende a spada tratta il parroco 52enne e chi invece, forte delle testimonianze di presunte vittime di abusi, può dire l’avevo detto.

CASO ORLANDI A CHI L’HA VISTO: SOTTO ESAME LE VOCI DEI TELEFONISTI

ROBERTO GUISCARDI Il caso di Emanuela Orlandi continua a tenere banco. Anche se il cardinale Bertone definisce «uno scandalo estivo creato ad arte» il ritorno alle cronache del mistero della ragazza scomparsa nel 1983. Gli investigatori hanno deciso di comparare le voci degli autori delle tre telefonate anonime alla famiglia Orlandi nell’estate del 1983 con quelle registrate al processo contro la banda della Magliana. «Chi l’ha visto?» torna a occuparsi nella trasmissione in onda stasera di quella telefonata anonima del 2005 che portò alla scoperta della tomba dell’ex boss della Magliana Renatino De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare. Il fratello di Emanuela, Pietro, rivela che Papa Woytjla a Natale del 1983 parlò alla sua famiglia di terrorismo internazionale. Pista che secondo il giudice Ferdinando Imposimato è fondata su diversi dati obiettivi. Intanto Francesco Cossiga esprime «piena e fraterna solidarietà all’amico Mino Martinazzoli, di cui alcuni giornali hanno cercato di infangare la figura trascinandolo nelle sordide vicende del rapimento di Emanuela Orlandi e delle storie sessuali della pentita già amante del capo della banda della Magliana». Continua a leggere

Arrestato addetto alla lavanderia del Sant’Orsola: Adescava minorenni in chat

di Wildgreta

Il Legale del 44enne arrestato:Il mio cliente non può essere definito un orco, infatti non è neppure stato allontanato da casa.

Infatti, aggiungerei io, un uomo che si finge agente di moda alla scoperta di nuove bellezze, che possiede 22 cellulari con immagini di ragazzine anche minorenni nude, che promette ricariche in cambio di foto, che invia le proprie immagini hard per invogliare le ragazzine allo scambio, che sottre materiale medico all’ospedale in cui lavora, che tiene in casa sostanze dopanti per incrementare i muscoli superiori alle quantità che ne giustifichino il solo uso personale, perchè dovrebbe essere definito “orco”? Lo si potrebbe chiamare, “Buontempone”, “Uno che si gode la vita” “Buon padre di famiglia”. Infatti, i familiari non credono alle accuse che gli vengono mosse. Hanno ragione, chissà quanta gente al mondo ha decine di cellulari piene di foto hard e si dopa  per pompare i muscoli. Mica possiamo arrestare tutti?

Alessandro Cori
Si fingeva un agente di moda in grado di scoprire nuove bellezze da lanciare nel mondo dello spettacolo. Bastava mandargli una foto sul cellulare e poi lui avrebbe fatto il resto. Peccato però che le immagini che i carabinieri hanno trovato su uno dei suoi telefonini riguardassero una minorenne, di soli quindici anni, e che nelle foto la ragazzina apparisse sempre nuda. Lui, in realtà lavorava nella lavanderia del Sant´Orsola, ha una compagna e un bambino di tre anni. Aveva conosciuto la ragazza “chattando” con il suo cellulare e tra i due, hanno accertato gli inquirenti, c´era uno scambio di foto e filmati: l´uomo, che ha 44 anni, le mandava sue immagini hard e per invogliarla a contraccambiare le aveva promesso anche di ricompensarla con alcune ricariche telefoniche.

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Minacciate le amiche di Emanuela:”Per anni una vita nel terrore”

La madre di Raffaella Monzi, l´ultima ragazza che vide la Orlandi:
“Nessuno mostrò gli identikit a mia figlia”

Marino Bisso
«Gli identikit dei presunti rapitori non vennero mai mostrati a mia figlia nel corso degli innumerevoli interrogatori nonostante fosse stata l´ultima persona a vedere Emanuela Orlandi. Allora tutti pensavano alla pista del terrorismo internazionale e non a quella della malavita legata alla banda della Magliana. In ogni caso da quel giorno la vita di Raffaella non è stata più la stessa. Dovemmo andare via da Roma ma c´erano persone che hanno continuato a seguirci e a controllarci…». Ne è convinta la Carla Monzi, la madre di Raffaella che per ultima vide e dialogò con Emanuela quel pomeriggio del 22 giugno di 25 anni fa. Fu lei a riferire che Emanuela le aveva confidato di essere stata avvicinata da una persona e dell´offerta di lavorare per l´Avon per 375 mila lire al mese. Continua a leggere

Omicidio Meredith, il gip si oppone alla scarcerazione:”Amanda, mai segnali di pentimento”

Le motivazioni con cui il gip Cludia Matteini si è opposta alla scarcerazione sono racchiuse in undici pagine. “Il pericolo di reiterazione criminosa è sicuramente molto alto e non può considerarsi attenuato dal mero decorso del tempo durante il quale per altro l’indagata non ha mai dato segni di ripensamento della sua vita”
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Caso Meredith, la mamma: «Temo che non saprò mai la verità, troppe fughe di notizie»

LONDRA (29 giugno) – «Non so se scoprirò mai che cosa è successo». Sconfortata, senza più grandi speranze, Arline, la madre di Meredith Kercher, la
studentessa inglese uccisa lo scorso novembre a Perugia, confida al tabloid inglese Sunday Mirror le sue angosce. Continua a leggere

Caso Emanuela Orlandi: dai vecchi identikit spunta il complice di Renatino

Nuovo sospettato e presunta prigione Orlandi

di Valentina Errante
ROMA (29 giugno) – “Renatino”, ma non solo, c’è un altro nome nella “nuova” inchiesta sul caso Orlandi. Perché dopo le rivelazioni dell’ex compagna del boss dei “Testaccini”, gli investigatori sono tornati indietro. Fino al 22 giugno del 1983. Fino alle ultime ore di Emanuela e alle uniche vaghe testimonianze sulla sua scomparsa, quelle che nei giorni successivi al sequestro hanno consentito di tracciare gli identikit. Con un vantaggio: adesso i tratti abbozzati dalla matita dei carabinieri di via In Selci sono stati cercati nei volti schedati degli uomini della Magliana. Continua a leggere

Caso Emanuela Orlandi. Adesso spuntano pure teschi e scheletri a Torvaianica

Domenica 29 Giugno 2008 07:49
Roma – La superteste Sabrina Minardi ha dichiarato che il cadavere di Emanuela Orlandi sarebbe stato portato in un sacco della spazzatura a Torvaianica da De Pedis e dal suo autista e buttato in un camion-betoniera, parcheggiato vicino ad un forno. Due anni fa, durante il corso di alcuni lavori edilizi, una ruspa fece emergere alcuni teschi e scheletri dal sottosuolo. I resti furono prelevati e depositati nell’Istituto di medicina legale di Tor Vergata. Ora, magistrati e investigatori vorranno vederci chiaro e ordineranno un’analisi completa di quel materiale organico, con la speranza di scoprire se appartengano alla ragazza rapita. Anche in questo caso, i riscontri effettuati sui luoghi esattamente definiti dalla Minardi sembrano combaciare. Il camion-betoniera esiste effettivamente e il suo proprietario, rintracciato in questi giorni, ha confermato che lo parcheggiava proprio nel luogo indicato dalla superteste. Ha comunque aggiunto di non avervi mai trovato un cadavere chiuso in un sacco (fur.def.).

La pista Orlandi porta a 5 delitti in fotocopia

di Gian Marco Chiocci

 C’è un filo rosso che lega la scomparsa di Emanuela Orlandi al destino di altre donne uccise a Roma nello stesso periodo. Un filo sottilissimo che ha ripreso corpo con le dichiarazioni dell’amante del boss Enrico De Pedis convergenti con le risultanze trovate dal giudice del processo alla Magliana, Otello Lupacchini, nel libro Dodici donne, un solo assassino redatto insieme allo scrittore Max Parisi. Le scoperte sono ora al vaglio degli inquirenti del caso Orlandi perché i riscontri cominciano a essere troppi. Continua a leggere