Archivio | Maggio 2010

ABUSI COLLETTIVI SUI MINORI: QUELLI CHE NON CI CREDONO


Gli autori di questo libro mettono in dubbio la veridicità degli abusi collettivi sui minori.Peccato che poi qualcuno di loro faccia anche il consulentie nei processi per abusi collettivi sui minori.E’ un po’ come se un vegetariano diventasse giudice del Gambero Rosso: certamente i ristoranti famosi per le carni non verrebbero mai giudicati per il loro reale valore o, magari, non verrebbero addirittura recensiti.Mi domandavo, quindi, che valore possa avere una perizia o una consulenza per un caso di abuso collettivo sui minori, se ad eseguirla è una persona che non crede alla sua esistenza o la mette fortemente in dubbio. Nella presentazione leggiamo che i casi di pedofilia non sono in aumento, ma “è solo che se ne parla di più”. Difficile credere che questa affermazione corrisponda a verità, visto che oggi la pedofilia può trasformarsi in un grande business , come non era possibile fare in passato.E per creare questo grosso business, bisognerà pur reperire i soggetti da filmare, no? E se qualcuno, per ipotesi, decidesse di dare sfogo alle proprie perversioni e, allo stesso tempo, guadagnare grosse somme di denaro? Si tratterebbe di “allarme sociale” o pedofilia?

Ecco la presentazione del libro:

Il fenomeno dell’abuso sessuale minorile ha da diversi anni accentrato su di sé l’interesse di governatori, legislatori, studiosi e gente comune, in ogni angolo del mondo.

Quello che inizialmente si era palesato come un evento, come una possibilità da considerare e prevenire ha attualmente assunto le proporzioni di un vero e proprio problema sociale al punto che pressoché ogni giorno si assiste alla denuncia di un nuovo caso di pedofilia.

Tuttavia, come sempre più spesso accade nella nostra era governata dalle tecnologie informatiche e di comunicazione (ICTs), l’incredibile allarme sociale sollevatosi intorno al fenomeno dell’abuso sessuale minorile non è il prodotto di un reale aumento epidemico nella natura del problema, quanto piuttosto il risultato di una sensibilizzazione estrema dell’opinione pubblica nei confronti del fenomeno stesso.

Nell’ambito di tale processo di sensibilizzazione i mass-media hanno avuto e continuano ad avere un ruolo determinante rendendo, attraverso la drammatizzazione e spettacolarizzazione costante del singolo caso, il fenomeno sempre più attraente ad un numero sempre maggiore di persone.

Il liceo Odenwald: abusi, suicidi e silenzi

odenwald

di Alessandro Giorgiutti

Il muro di silenzio della Odenwald

Il liceo tedesco delle élite sessantottine dove si teorizza che insegnare è sbagliato e che non c’è differenza tra adulti e bambini. E dove si sono verificati stupri di gruppo e sevizie su minori

di Alessandro Giorgiutti

Se non avete mai sentito parlare della scuola tedesca Odenwaldschule la colpa non è vostra. Nei giorni in cui si pubblicavano articoli scandalizzati sul fratello del Papa, don Georg Ratzinger, che aveva l’unica “colpa” di aver dato qualche scapaccione ai suoi allievi indisciplinati, solo qualche riga imbarazzata veniva dedicata all’istituto fondato esattamente cento anni fa, nel 1910, nell’Odenwald, vicino a Francoforte. Un istituto nel quale, si apprende oggi, si sono verificati «almeno dal 1971» abusi e violenze «che superano la nostra capacità di immaginazione» (parola dell’attuale preside, Margarita Kaufmann).

È stato pudicamente definito «liceo laico», «la Eton tedesca» o «scuola delle élites» (a ragione: la retta costa più di duemila euro al mese), ma la scuola-convitto, legata all’Unesco a partire dagli anni Sessanta, è in realtà qualcosa di molto particolare. Si tratta di una delle prime realizzazioni concrete delle ambizioni riformatrici della pedagogia d’inizio Novecento.

Il fondatore, Paul Geheeb, nato in Turingia nel 1870, studi teologici alle spalle e barba da profeta lunga fino al petto, decise per prima cosa di abolire il concetto stesso di educazione: «Preferisco non usare le parole “educazione” e “educare” – diceva – preferisco parlare di sviluppo umano». Al bando anche l’anacronistica distinzione tra maestri e allievi. Gli adulti non devono essere educatori ma “amici” di bambini e adolescenti: «Bisogna che noi veramente viviamo insieme.

Gli adulti non devono limitarsi a giocare, lavorare, passeggiare con i bambini, e condividere con loro le piccole e le grandi gioie come le tristezze; è necessario far partecipare questi ultimi, secondo il loro grado di maturità, alle nostre stesse esperienze ed azioni». Non si trattava di guidare, ma di accompagnare. Nessuno doveva essere educato perché ciascuno è il miglior educatore di se stesso.

Da subito, il convitto di Odenwald fece gran scalpore per le idee molto “aperte” e le innovazioni radicali. La mitica assemblea (di bambini, adolescenti e adulti) che si riunisce periodicamente per discutere e prendere decisioni. La promiscuità tra alunni maschi e femmine (si trattava di una vera rivoluzione, per l’epoca). E anche qualche scelta decisamente più ardita: come l’educazione fisica praticata insieme, nudi, da bimbi e bimbe.

Con la forza attrattiva delle mode culturali, i princìpi educativi “anti-autoritari” spingono molte famiglie dal cognome importante e dal portafoglio pieno a iscrivere i propri figli al convitto di Odenwald. Qui, per citarne alcuni, studiano scrittori come il figlio di Thomas Mann, Klaus, e Andreas von Weizsäcker, figlio di un presidente della Repubblica, imprenditori come Wolfgang Porsche, oggi al vertice della casa automobilistica di famiglia, e Beate Uhse, che diverrà la regina incontrastata dei sexy shop. E Daniel Cohn-Bendit, il futuro leader sessantottino ed eurodeputato dei Verdi che avrebbe successivamente descritto con orgoglio i suoi giochi erotici con bambini di quattro e cinque anni.

Umiliazioni e suicidi
Il modello dell’insegnante “amico” era la bandiera anche dello stimatissimo (un tempo) Gerold Becker, che diresse la scuola tra 1971 e 1985, cioè negli anni successivi alla sbornia del ’68, proprio quegli anni in cui si concentrarono le violenze (recentemente ammesse dallo stesso Becker). Secondo l’attuale preside del convitto, le vittime di abusi sarebbero almeno quaranta, anche se il giornale che per primo, anni fa, aveva pubblicato le denunce di alcuni ex studenti ipotizza una cifra vicina al centinaio. Violenze dei professori sugli allievi e degli allievi più grandi sui più piccoli. Stupri di gruppo consumati con la complicità dei supervisori. Maestri che provvedono a distribuire alcol e droga. Studenti costretti a prostituirsi nei fine settimana per soddisfare qualche visitatore amico degli insegnanti. Si sospetta inoltre che quattro ex allievi suicidi si siano tolti la vita proprio in seguito alla vergogna e alle umiliazioni patite (che non possono essere trascritte qui).
Un dettagliato rapporto sugli orrori della Odenwaldschule fu consegnato nel 2002 alla deputata tedesca Antje Vollmer, esponente dei Verdi, allora al governo con i socialdemocratici di Gerhard Schroeder.

Ma la Vollmer, che all’epoca era vicepresidente del Bundestag e guidava una commissione sulla politica scolastica, non diede credito al dossier che, se divulgato, avrebbe demolito l’immagine di una scuola considerata il fiore all’occhiello dell’educazione pubblica. Dell’esistenza di quel rapporto, redatto da un gruppo di insegnanti della Odenwaldschule, si è avuto notizia solo qualche settimana fa, proprio negli stessi giorni in cui l’attuale ministro della Giustizia tedesco, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, accusava la Chiesa cattolica di aver eretto «un muro di silenzio» sui casi di pedofilia. Un infortunio clamoroso, perché il ministro faceva esplicito riferimento al documento De delictis gravioribus del 2001 col quale il Vaticano istituiva la linea della “tolleranza zero”, ma tale da distogliere l’attenzione mediatica dagli insabbiamenti veri.

I tempi 27 aprile 2010

Brescia, Storie di posseduti e torture: una «santona» sotto inchiesta

Zoom Foto

Una veduta di Lumezzane

LUMEZZANE. Una 53enne valgobbina avrebbe gestito una setta che ha agito per vent’anni

Diciotto avvisi di garanzia per ipotesi di reato pesanti: si va dal sequestro di persona alle violenze su soggetti minori

16/05/2010

Emerge una realtà incredibile dai risultati di un’inchiesta giudiziaria arrivata, per ora, alla comunicazione di una serie di avvisi di garanzia. Un caso presentato dal settimanale «Panorama» e che riguarda Lumezzane (ma non solo) perchè la principale protagonista del caso sollevato risulta residente in Valgobbia. Sotto la lente una storia che sembra arrivare direttamente dal Medioevo, fatta di tante vicende di presunti «posseduti» dal demonio sottoposti, con la scusa della «purificazione» e del salvataggio dell’anima», a trattamenti e regimi di vita paragonabili a torture.

Dagli accertamenti sarebbero emersi casi di lavaggio del cervello, botte, lavori forzati per i minori, trattamenti di isolamento attuati per mesi in mini stanze buie e preghiere ininterrotte. Senza pensieri e parole, considerati «sintomi di possessione».

Non è finzione ma la storia, presunta per ora, di una realtà parallela che per 20 anni si sarebbe sviluppata in alcune mini «comunità» sparse tra Muscoline, Gavardo, Prevalle, Caino e Manerba, grazie a una setta guidata da una donna di 53 anni di Lumezzane, appunto, che si definisce una santona. Una persona conosciuta per i suoi presunti poteri taumaturgici. Una «guaritrice» dai metodi originali, la quale stando alle verifiche fatte dai carabinieri adescava i suoi pazienti disegnando scenari di terrore.

Dai racconti dei testimoni sentiti per questa vicenda emergono resoconti di segregazioni e violenze che non avrebbero risparmiato minori e persone malate. Qualche citazione? Bambini trascinati sotto la doccia fredda, picchiati con bastoni e cinture, rinchiusi in stanze senza luce o legati per giorni, costretti a mangiare il proprio vomito o gli esecrementi: «Ci diceva che il diavolo si ribellava alla forza del cibo positivo – dice una testimonianza -; quindi bisognava farlo ingoiare a forza ai bimbi anche se vomitavano, perchè in caso contrario sarebbero stati posseduti dal male».

Ci sarebbe anche chi è stato costretto a lavorare gratis dall’alba alla sera: «Non ci pagava (la santona) perchè diceva che di lì a poco ci sarebbe stata una terza guerra mondiale, e bisognava costruire un bunker solo per i più meritevoli – avrebbe raccontato uno dei seguaci -. Poi mi disse che i miei genitori erano stufi di me e volevano mandarmi in istituto, Per proteggermi mi rinchiuse per tre mesi in un bagno di casa sua».

Dopo aver vagliato il rapporto dei carabinieri, il pm Alberto Rossi ha firmato avvisi di garanzia per 18 indagati. Che dovranno rispondere di associazione per delinquere, sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia o verso minori e abuso dei mezzi di correzione.

Il magistrato ritiene di essere di fronte a «una organizzazione malavitosa che ha adescato, soggiogato e sfruttato persone indifese, centinaia di adulti e bambini, per creare un impero economico e arricchirsi, facendo leva sulla molla religiosa».

E la principale accusata? Convocata dai giudici ha respinto tutti gli addebiti. [FIRMA]

Mara Rodella

Brescia Oggi 16 maggio 2010

Sentenza orge sataniche: 11 anni alla mamma

Sentenza orge sataniche: assolto ex sindaco

Scritto da Tatiana Bellizzi – Teleradioerre.it

I bimbi parlarono della mamma che leggeva le carte, delle candele e degli uomini che si incappucciavano e che abusavano di loro

11 di anni di reclusione per la mamma; mentre assoluzione, con formula piena per il marito. Si conclude, così, il primo capitolo giudiziario del processo a carico della cartomante di Zapponeta accusata di aver venduto i figli a pedofili durante riti satanici e orge e di aver costretto la nipote a prostituirsi.

Sette, in tutto le persone coinvolte: tutte accusate, a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, favoreggiamento, induzione e sfruttamento della prostituzione. Assoluzione anche per l’ex sindaco di Zapponeta Savino di Noia perchè il fatto, all’epoca dei fatti, non era previsto dalla legge come reato.

L’uomo era accusato di aver avuto rapporti a pagamento con una minore, nipote della donna. Per tutti gli altri imputati le pene spaziano dai 5 ai nove anni di reclusione. L’indagine fu avviata nel dicembre del 2006 quando un’assistente sociale segnalò una situazione di abbandono dei due bambini. I due ragazzini, che quattro anni fa, avevano 11 e 14 anni, vennero poi affidati al Tribunale per i minorenni, e durante un colloquio con un educatore rivelarono gli abusi. Parlarono della mamma che leggeva le carte, delle candele e degli uomini che si incappucciavano e che abusavano di loro.

A tal riguardo interviene l’avvocato Innocenza Starace che difende l’imputata principale: “mi appellerò perchè è stata rigettata la richiesta di sottoporre i due minori ad una perizia psicologica per verificare l’attendibilità dei loro racconti. Durante la fase dibattimentale hanno fornito una versione – ha detto la Starace – incoerente e si sono più volte contraddetti tra di loro. Inoltre hanno spesso parlato della presenza di altri miniori che avrebbero assistito alle violenze, ma questo smentito dagli stessi e dai molteplici testi della difesa”.

Napoli, direttrice di asilo privato condannata a 4 anni per maltrattamenti

L'esterno della scuola diretta dalla maestra condannata

NAPOLI (12 maggio) – È stata condannata in primo grado a quattro anni e due mesi la maestra e direttrice di un ex asilo privato di Napoli, Flavia Mandarini, accusata di maltrattamento e violenza privata nei confronti di tre piccoli alunni della scuola materna. La donna continua a ribadire la propria innocenza, sostenendo di essere finita in una messinscena organizzata da una dipendente in odore di licenziamento: i suoi legali si dicono «allibiti» della sentenza e confidano nell’appello. La vicenda risale al 2007. Contro la maestra, nel processo, hanno giocato la denunce di alcuni genitori e le riprese effettuate con il telefonino da parte di una bidella dell’istituto «Il Cigno», con sede ai Colli Aminei. Le immagini, però, secondo quanto sostenuto dalla difesa, non sono chiare nè interpretabili in modo inequivocabile. In una si vede la donna afferrare con la mano sinistra la nuca di un piccolo che non vuole mangiare e spingergli la testa verso il piatto, ma dal video risulta difficile stabilire la violenza o la profondità del gesto. Le accuse in ogni caso hanno convinto il giudice della terza sezione penale del tribunale di Napoli, che ha condannato la maestra

Baby Campionessa segregata: Forza Cele, siamo tutti con te

di Wildgreta

La storia di questa bambina nata a Roma da madre africana, sta commuovendo tutti.Sognava di andare alle olimpiadi, di correre più veloce di tutti.Invece per ordine degli assistenti sociali che l’hanno in carico la sua vita si è fermata.Chiusa in un istituto per minori, Cele ha dovuto dire addio agli amici e alla libertà.Ma soprattutto non può più incontrare la ragazza che l’ha avuta in affido per sei anni, ovvero metà della sua vita.La mamma è tossicodipendente, e con lei è violenta, Cele la rifiuta.E allora? Subito in istituto, via la sua vita felice.Perchè? Bisognerebbe che chi prende queste decisioni per i minori avesse il coraggio di mostrarsi e spiegare al mondo come mai ha fatto queste scelte, qual’è il loro fine educativo e cosa intende fare in futuro della vita di questa bambina. Perchè dovrebbe esserci una valida motivazione dietro ad ogni provvedimento e siccome a noi è difficile comprenderla, che ci aiutino loro a capire.

Che ci dicano perchè.