Archivio | febbraio 2008

Fratellini Gravina: il padre,il sindaco, la procura e un paese che si sente responsabile

E’ il momento dei perchè, è il momento delle responsabilità da cercare e a cui attaccarsi per poter dire che la colpa è di qualcuno, oppure di nessuno se non di un destino crudele. Si potevano chiudere quei buchi ? E’ vero che giocavano sempre là vicino? E’ vero che sarebbe potuto accadere a chiunque? E il padre, che ruolo ha avuto? C’è qualcuno che avrebbe dovuto capire che quei bambini erano terrorizzati? C’è qualcuno che avrebbe dovuto proteggerli?

Ma soprattutto, oggi, c’è qualcuno oltre all’intera popolazione di Gravina, che si sente in colpa per qualcosa?

Di seguito gli ultimi articoli pubblicati:

FRATELLINI GRAVINA:PROF.STRADA AL TG NORBA, MAI VISTO NIENTE DI SIMILE

Gravina: i fratellini forse caduti accidentalmente

Le scuse di Gravina a Ciccio e Tore:” Non siamo riusciti a salvarvi”

Gravina, il padre accusa: “Dovevate cercare là dentro”

Fratellini Gravina: Il Sindaco tentò di murare il labirinto

Gravina:Nuove polemiche e indiscrezioni sulle ricerche

Ciccio e Tore sarebbero stati visti spesso nelle “Cento Stanze”
 
Mentre la città piange questi suoi figli, divampano le polemiche su come siano state svolte le indagini e nel frattempo emergono nuovi scottanti particolari.
Una delle domande che campeggia sugli organi mediatici è “Come mai le ricerche non sono state effettuate prima e più meticolosamente in quel posto?”Secondo reso noto durante la trasmissione “MattinoCinque”, gli agenti delle forze dell’ordine hanno sicuramente perlustrato il complesso delle “Cento Stanze” in data 4 agosto 2006 ed almeno altre due perlustrazioni erano avvenute prima dell’inizio di agosto. A dimostrare che la zona fosse stata perlustrata le frecce indicative di colore rosso.Inoltre amici e conoscenti dei fratellini Pappalardi rilevano a “La Stampa”: “Ciccio e Tore giocavano sempre nella masseria. Scendere giù era una prova di coraggio”. Un’altra rivelazione riportata dal TeleVideo Rai riporta: “Ho visto Ciccio e Tore entrare lì. L’ho detto alla polizia ma non mi hanno creduto”, confessa un ragazzino. Se questa testimonianza venisse accertata, andrebbe rivista la posizione di Filippo Pappalardi, accusato di essere l’omicida dei due figli.Intanto le dichiarazioni del baby-supertestimone, che furono decisive per l’iscrizione di Filippo Pappalardi nel registro degli indagati, potrebbero riferirsi a una data diversa da quella della scomparsa. La madre infatti del bambino ha dichiarato nelle ultime ore: “Mio figlio ricorda di aver giocato con Ciccio e Tore la sera del 5 giugno, ma potrebbe aver sbagliato giorno. Noi lo abbiamo detto subito alla polizia, che non potevamo confermare la data con certezza. Loro volevano cose precise, ma quando ci hanno chiamato erano passati due mesi dalla scomparsa e noi abbiamo raccontato quello che avevamo in mente”.
Tali affermazioni metterebbero a questo punto tutto in discussione. Dopo la richiesta di scarcerazione avanzata dall’avv. Aliani, il GIP potrebbe nei prossimi giorni, in coincidenza con i primi risultati dell’autopsia, decidere per la scarcerazione di Pappalardi.

Le prime analisi avrebbero evidenziato fratture al bacino, femore e gamba sinistra di Francesco mentre Salvatore presenterebbe solamente un osso del piede rotto. Per cui la morte sarebbe giunta prima per Francesco a causa di un’emorragia interna, mentre Salvatore sarebbe sopravvissuto qualche altra ora.

Gli inquirenti continuano a presidiare la zona. Nella cisterna sono stati ritrovati inoltre un pennarello e una pallina da biliardino che potrebbero essere appartenuti ai fratellini.

S.A.

FRATELLINI DI GRAVINA, L’ORDINE DEI GIORNALISTI:«RISPETTARE LA DIGNITÀ»

Con una nota, a firma della Presidente Paola Laforgia, l’Odg della Puglia chiede di «spegnere i registratori e abbassare le telecamere, per evitare di superare il limite tra cronaca e morbosità».
L’Ordine dei giornalisti della Puglia invita i cronisti «che si occupano – si legge nel comunicato diffuso dall’Odg – di vicende di cronaca delicate e drammatiche come quella dei fratellini di Gravina in Puglia a tenere sempre presente il principio che il diritto-dovere di informare non è assoluto ma trova un limite invalicabile nel rispetto della dignità delle persone».
«L’indispensabile attività – continua la nota – di documentazione dei fatti che i cronisti svolgono ogni giorno con scrupolo, spesso in condizioni difficili e disagevoli, fianco a fianco ai colleghi fotografi e telecineoperatori, deve fermarsi di fronte al diritto alla riservatezza di persone non coinvolte direttamente nelle vicende di cronaca. Certo, una vicenda come quella di Gravina richiama la massima attenzione mediatica e la concorrenza tra testate spinge tutti ad andare sempre oltre, per cogliere particolari che altri non hanno, fino a volere a tutti i costi catturare lo strazio di una madre che ha appena visto i resti dei suoi bambini, o l’espressione di una matrigna che a questo riconoscimento non è stata ammessa.Inseguire una donna provata crudelmente dagli eventi, assediarla per strapparle una dichiarazione o una immagine ad affetto fino a che in preda all’emozione sviene per strada, non è buon giornalismo, non è buona cronaca. E’ auspicabile che nessuno voglia utilizzare le immagini che riprendono una donna braccata da giornalisti che sviene. Sicuramente non si renderebbe un buon servizio ai cittadini e ne risentirebbe di molto l’immagine e la credibilità degli stessi giornalisti.
E’ auspicabile anche, che in futuro i colleghi sappiano riconoscere insieme e compatti il momento in cui è meglio fermarsi, spegnere i registratori e abbassare le telecamere, per evitare di superare il limite tra cronaca e morbosità».

Agenda comunicazione news 29 febbraio 2008

Delitto Garlasco: sequestrati 2 computer dell’amico di Stasi

I carabinieri hanno sequestrato due computer a Marco Panzarasa, residente a Garlasco (Pavia), amico di Alberto Stasi, il giovane indagato per l’omicidio della fidanzata, Chiara Poggi, 26 anni, assassinata nella sua villetta di via Pascoli la mattina del 13 agosto scorso.
Panzarasa, 24 anni, studente universitario di Giurisprudenza , è il migliore amico di Stasi. Il giorno dell’omicidio era in Liguria ed è rientrato a casa solo dopo alcune ore l’omicidio.L’alibi per la mattina di quel 13 agosto regge: era sul treno che lo riportava a Garlasco dalla Riviera.
Panzarasa, figlio dell’ex sindaco, e che tutti in paese descrivono come “inseparabile” dall’amico, era stato anche in viaggio di studio a Londra con Stasi e conosceva Chiara Poggi.

Il provvedimento – scattato a quasi sette mesi di distanza dal delitto – sarebbe finalizzato ad accertare eventuali scambi di mail tra Marco e Alberto nelle settimane precedenti l’assassinio di Chiara.

wildgreta 29 febbraio 2008

Torre Annunziata, violenza su disabile: 5 indagati, tra cui il padre

  CRONACA

Venerdi 29 Febbraio 2008 
TORRE ANNUNZIATA (Napoli) – Per oltre due anni ha abusato sessualmente della figlia naturale, disabile mentale che, all’epoca dei fatti aveva appena 11 anni. Il padre-padrone ha costretto ripetutamente la ragazzina ad avere rapporti sessuali completi. Non contento l’uomo ha permesso che altre quattro persone abusassero, più volte della minore, ha messo a “disposizione” dei suoi compari la ragazzina, accogliendoli nella sua casa, diventata la prigione della piccola, la casa degli orrori nella quale l’11enne era diventata un oggetto utilizzato per soddisfare gli istinti sessuali più animaleschi.

Una storia terribile, che si è consumata in un appartamento di una delle zone popolari di Torre Annunziata. A casa dell’orco succedeva di tutto, la minore è stata abusata sia dal padre che dai suoi amici: in alcuni casi mentre la ragazzina subiva la violenza gli altri assistevano. Un rituale tacito, un accordo tra menti perverse, quello di procurarsi piacere guardando, aspettando il proprio turno che di lì a poco sarebbe venuto.
Per la terribile storia, ora, il padre-padrone e altre quattro persone sono accusati di violenza sessuale in concorso su minore.

La vicenda ha inizio circa quattro anni fa, quando la ragazzina viene affidata al padre naturale. Siamo nel 2004, anno in cui inizia il calvario della bambina, all’epoca 11enne. La minore è affetta da un ritardo mentale. La sua vita, assieme al padre naturale si trasforma, ben presto nel peggiore degli incubi.

L’uomo, dopo qualche mese di convivenza con la figlia, inizia ad avere atteggiamenti particolari con la ragazzina. Le molestie sessuali i poco tempo sfociano nella violenza. La minore viene costretta ad un rapporto sessuale completo col genitore. Una circostanza che diventa routine. Per la ragazzina è l’inferno.

Quelle che, all’inizio, potevano essere attenzioni “particolari” di un genitore verso sua figlia, si trasformano in una dolorosissima sottomissione. La paura e la vergogna prendono il sopravvento sulla necessità della piccola di sottrarsi ai voleri dell’orco. La ragazzina per mesi viene utilizzata da suo padre come oggetto sessuale.

Le giornate vengono scandite dall’angoscia e dal terrore ma, per l’undicenne, il peggio deve ancora venire. L’abitazione della zona popolare di Torre Annunziata viene frequentata spesso dagli amici dell’orco. Uomini giovani, tra i tra i 23 e i 25 anni, ai quali l’orco mostra orgoglioso il suo trofeo. Un trofeo che ben presto il padre-padrone offerto ai suoi compari.

La ragazzina, allora, diventa nient’altro che un corpo, un oggetto che anche i quattro compari dell’orco utilizzano per soddisfare gli istinti sessuali più bassi. Trascorrono, così, circa due anni. Dal 2004 al 2006 la ragazzina viene abusata ripetutamente da cinque uomini. Nessuno di loro si limita a toccarla o a farsi toccare. Tutti vanno fino in fondo, imponendo alla piccola rapporti sessuali completi.

Il gioco crudele e le pressioni psicologiche inflitte sulla minore affinchè tacesse ciò che accadeva nella casa degli orrori, però, si spezza. La ragazzina, dopo due anni di inaudite violenze, inizia a parlare con le assistenti sociali che la seguivano a causa del suo ritardo mentale. Il velo del silenzio si squarcia, sollecitata dalle operatrici la minorenne racconta ogni particolare di due anni di terrore e di angoscia.

Parla di quel padre che l’ha costretta ad essere moglie piuttosto che figlia, racconta degli altri uomini, che più volte hanno abusato di lei. E’ il racconto dell’orrore quello raccolto dalle assistenti sociali che mettono in moto la macchina della giustizia.

Il padre-padrone e i suoi quattro amici vengono indagati per violenza sessuale in concorso su minore. La ragazzina viene affidata ad una casa-famiglia. Dall’indagine emerge che tutti gli indagati, a più riprese, hanno obbligato la minore ad avere rapporti completi.
Ora il gip del tribunale per i minorenni di Napoli ha fissato l’incidente probatorio e ha nominato un consulente che dovrà assistere la ragazzina nel corso della testimonianza.

Metropolis web 29 febbraio 2008

Strage di Erba: Olindo piange e racconta la “falsa confessione”

(AGI) – Como, 28 feb. –
La dichiarazione spontanea dell’imputato arriva a raccontare il giorno dell’arresto: “Rosetta mi telefono’ dicendomi che c’era una marea di giornalisti. Lei aveva gia’ preparato il pranzo e allora sono rientrato da un altro ingresso, quello che da’ su via Volta. Quando sono arrivato, i giornalisti mi hanno preso d’assalto. Avevano bloccato tutte le vie d’uscita, tanto che mia moglie e’ stata aiutata dai carabinieri a rientrare in casa. Doveva andare da quella famiglia dove fa le pulizie”. Ancora in lacrime Romano ringrazia cappellano, psicologa, gli attuali avvocati (Luisa Bordeaux di Lecco, Fabio Schembri di Milano e Enzo Pacia di Como), l’educatrice carceraria. Soprattuto ribadisce il suo alibi: “Quella sera siamo stati al McDonald’s di Como. Quando tornammo a casa c’era folla ho viso il signor Castagna, era un uomo distrutto. Abbiamo incrociato lo sguardo, mi vennero in mente le liti, le banalita’, perche’ lo insultavo. Poi un vicino, che era stato nell’appartamento mi disse che la dentro era peggio di un film dell’orrore”. continua… qui

Processo Erba: il 3 marzo interrogatorio Rosa Bazzi

Gravina:confermate accuse a Pappalardi

GRAVINA/ CONFERMATE ACCUSE PAPPALARDI,DOMANI INCONTRA LEGALE

FRATELLINI GRAVINA:PER TORE UNA AGONIA PIU’ LUNGA

Fratellini Gravina: Quando il parroco disse:”Indagate sulla madre”

Sindaco Gravina, per sicurezza città ci vorrebbe mezza Finanziaria Regione

FRATELLINI GRAVINA: IL LUMINOL NELLA CISTERNA

Strage di Erba, Olindo: ”Non abbiamo ucciso nessuno”

COMO – “Noi non abbiamo ucciso nessuno”. Olindo Romano si esprime così al processo sulla strage di Erba nel tribunale di Como. E senza trattenere l’emozione racconta anche la sua esperienza in carcere, dove – dice – “Ci trattavano come bestie, è stato un calvario, disprezzati perchè avevamo confessato di aver ucciso un bambino. Il giorno in cui ci arrestarono – ha aggiunto – ci sentivamo come fossimo due cani da abbandonare in un canile. Ma non abbiamo fatto nulla”.ROMANO, IN CARCERE TRATTATI COME BESTIE

Durante la sua dichiarazione spontanea Olindo ha poi detto: ”Pentirmi e pensavo fosse il minore dei mali – ha ammesso -. Piuttoso che non vedere mia moglie per sempre, preferisco stare in galera. Mia moglie è tutto quello che ho nella mia vita. Rinuncio a tutto, ma non a lei. Metteteci insieme, lasciateci anche in carcere, ma insieme”.
25 ore 28 febbraio 2008

Riguardo alla sera del quadruplice omicidio, Romano ha spiegato: “quella sera, eravamo al Mc Donald’s a Como. Quando arrivammo a casa c’era folla. Poi ho visto il signor Castagna, era distrutto. Abbiamo incrociato lo sguardo, mi vennero in mente le liti, le banalità, perchè lo insultavo”.

25 ore 28 febbraio 2008

Ciccio e Tore: ultimi articoli sugli “Angeli di Gravina”

Gravina, “i fratellini fuggivano dal padre”

FRATELLINI GRAVINA:NEL POMERIGGIO ALTRI ESAMI MEDICO LEGALI

Fratellini: probabile no a scarcerazione padre

Funerali fratellini, no del padre al Municipio

Gravina: Il pellegrinaggio muto alla cisterna dell´orrore

GRAVINA: LUTTO CITTADINO PER I FRATELLINI PAPPALARDI IL GIORNO DEI FUNERALI

Gravina, gli amichetti:”Scendere là sotto era una prova di coraggio”

Gravina: L’Italia del pregiudizio

Rignano Flaminio: davanti al gip la terribile testimonianza di un’altra bambina

Incidente probatorio: il 26 è stata ascoltata un’altra bambina

di Wildgreta

Quella del 26 febbraio è stata l’udienza del caso Rignano più trascurata dai media. Rispettare i minori e il lavoro della magistratura nei casi giudiziari all’interno di programmi televisivi,  come auspicato anche oggi dall’AGCOM, non significa non dare le notizie.  Stranamente, l’udienza precedente dell’incidente probatorio di Rignano Flaminio, aveva meritato ben 25 articoli e numerosi servizi Tv. Sulla terribile testimonianza dell’ultima bambina ascoltata, invece, silenzio di tomba. Tornando ai media e al richiamo dell’Autorità Garante per le Telecomunicazioni, vorrei osservare che mi paiono altettanto scandalose altre cose. Per esempio, che si chiedano pareri sulla scarsa tutela di cui godono i minori, al criminologo Francesco Bruno, che è consulente di Suor Soledad rinviata a giudizio per pedofilia nel caso dell’asilo di Vallo della Lucania. Bruno ha spesso  dichiarato pubblicamente che i bambini di tre o quattro anni non sono credibili e che la pedofilia femminile non esiste. Si è espresso con dichiarazioni dello stesso tenore anche per Rignano e altri casi di pedofilia nelle scuole materne, nonostante un cospicuo numero di bambini (una cinquantina solo fra Vallo della Lucania e Rignano), siano stati ritenuti attendibili. Allora, mi domando: bisogna stare attenti solo ai film che si trasmettono, a Matrix con le sue “docufiction” e ai plastici di Porta a Porta, o anche alla cattiva abitudine di chiedere al primo “esperto che passa” opinioni su temi che meriterebbero risposte serie?

Ecco l’articolo sull’udienza del 26:

«Ero nuda in casa della maestra. Anche lei era nuda».

«Ero nuda in casa della maestra. Anche lei era nuda». Questo quanto ha raccontato ieri una bambina nel corso di un nuovo incidente probatorio nel caso dei presunti abusi sessuali della scuola materna “Olga Rovere” di Rignano Flaminio. Questa volta la piccola ha mimato davanti al gip anche le posizioni che prendeva durante i giochini erotici che avrebbe fatto in casa di una delle maestre indagate. «E’ la conferma che i bimbi hanno vissuto una esperienza da choc — ha dichiarato Antonio Cardamone, avvocato di parte civile — Anche questa volta sono stati ripetuti i nomi delle maestre e degli altri bambini». «Il mimo della bimba non vuol dire che abbia vissuto violenze». Michele Angileri, dell’associazione “Ragione e Giustizia”, ha commentato:” La Cassazione ad ottobre disse che la percezione di atti sessuali può derivare anche dalla visione di filmati a sfondo sessuale” . Commento:  Il silenzio della difesa degli indagati di Rignano sull’udienza di ieri, è molto più eloquente del ripescaggio, da parte del  presidente dell’associazione pro indagati, Angileri, dello stralcio di una sentenza che si riferiva alle risultanze dell’inchiesta fino al mese di giugno 2007. Ora siamo a febbraio 2008. Hanno parlato solo sette bambini, ne mancano altri  dodici.Roberta Lerici www.bambinicoraggiosi.com  28 febbraio 2008