Bonini e la storia tra adulti

Caso Rignano Flaminio sulla stampa

 

Uno dei migliori  giornalisti di Repubblica e una storia di abusi sessuali a danno di un numero imprecisato di bambini.

 

Inizia partecipando al dramma di chi il dramma lo sta vivendo. Chiude il suo primo articolo constatando con mestizia che si tratta di una storia tra adulti.  Poi, all’improvviso, viene folgorato da un’intuizione: le indagini sono state fatte male. Già, perché se fossero state fatte bene, le indagini, forse si sarebbe trovata qualche foto raccapricciante nei computer, si sarebbero potute intercettare telefonate compromettenti tipo: “a che ora li facciamo uscire dalla scuola per abusarli?”, si sarebbero potuti trovare decine di testimoni che, spontaneamente, si sarebbero presentati ai carabinieri per dire: ”Sì, io l’ho vista per strada con sei bambini. Indossava una gonna blu e aveva una camicetta a fiori. No, la marca della borsa non la ricordo, però so il suo nome e il suo indirizzo”.

Poi , si trova per caso a visionare spezzoni dei video girati dai genitori (in possesso solo della difesa) e ne ordina subito la trascrizione. Non si domanda, il giornalista, se vedere uno spezzone di un video amatoriale e disperato, possa falsare il giudizio o ledere qualcuno. Lui fa il suo lavoro, e pubblica la trascrizione, demolendo pezzo per pezzo i suoi autori, i suoi interpreti. Persone sconvolte che, per essere credute dai carabinieri, avevano cercato di fornire un documento di quanto raccontavano i loro bambini. Sono solo tre i video dei genitori, ma sembrano mille. Non sono stati fatti per incriminare qualcuno, ma per chiedere aiuto.  Bonini, però, fa il suo lavoro. Poi , nella fase che precede l’incidente probatorio, Bonini torna ad occuparsi d’altro. I pelouches strusciati addosso dalla prima bambina nell’incidente probatorio, non devono suscitare una grande impressione nel giornalista Bonini, che tace. Poi, dopo il pronunciamento della Cassazione sulle scarcerazioni di maggio, Bonini trova per caso il cd dell’incidente probatorio o la sua trascrizione . E qui il giornalista torna a ruggire. Pubblica la trascrizione inframmezzata  dai suoi commenti. Il giornalista- psichiatra e si avventura in analisi accurate delle parole della bambina quando racconta che “al castello c’è andata ieri notte”. Dice Bonini: “Se “ieri” è una risposta “impossibile”, “ieri notte” lo è ancor di più, perché i bambini si vogliono abusati in pieno giorno, sottratti alle loro classi durante la giornata scolastica.” Il neuropsichiatria infantile Bonini non sa che a cinque anni “ieri” è il passato, qualunque passato e la notte può anche essere una stanza buia, un ricordo buio, o solo un modo di dire. Ma non importa, tanto non lo licenzierà nessuno perché anche i giornali sono una “storia tra adulti” e, tra loro, gli adulti si capiscono perfettamente.

 

Autore:Wildgreta dal forum Vivicentro-perchè non sempre si può credere ai giornalisti

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