Archivio | giugno 16, 2008

Santa Rita, ecco tutti i segreti della clinica degli orrori. “Lascialo morire, ma da un’altra parte”

PAOLO BREGA MASSONE

«La clinica degli orrori». Un’espressione a effetto, cara alle pagine dei giornali, alle volte utilizzata a sproposito per casi di «normale» malasanità; ma per descrivere quello che succedeva nella clinica privata «Santa Rita» di Milano risulta invece l’unica sintesi possibile. Anzi, forse ancora troppo tenue: 20 morti sospette, 5 decessi per interventi inutili. E ancora polmoni sani dimezzati dai bisturi, tac a ripetizione su ragazzi trentenni, seni asportati inutilmente a ragazze diciottenni, protesi infette impiantate su anziani perché tanto «hanno aspettativa di vita breve». Il tutto per accumulare «Drg», i moduli di dismissione con cui gli ospedali privati ottengono i rimborsi dallo Stato. Lo scenario emerso dalle intercettazioni è agghiacciante: nel disprezzo del bene dei malati i sanitari rincorrevano solo il profitto, somministrando cure che spesso si rivelavano inutili; frequentemente dannose; qualche volta mortali. Nelle sale operatorie della clinica, fabbrica del bisturi di proprietà di un notaio, dove un tendine sinistro poteva andare benissimo anche per un ginocchio destro, la realtà dei fatti superava di gran lunga l’immaginazione.

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Clinica degli orrori, parla il chirurgo:”Rifarei tutti quegli interventi, ho salvato molte vite”

Brega Massone dal carcere: trucchi? No, la mia équipe era la più produttiva

«Sono già stato condannato dall’opinione pubblica, non so se riavrò il mio onore. Ho salvato molte vite»

MILANO – «Ho salvato molte vite umane. Ho alleviato le sofferenze di tante persone. Ora mi accusano di cose gravissime, dicono che sono un mostro e mi hanno rinchiuso in questo carcere. Non è giusto. Ho fatto un migliaio di interventi alla Santa Rita. Li rifarei tutti, uno per uno. Perché andavano fatti nell’interesse supremo del paziente e non, come dice chi mi accusa, del bilancio della Santa Rita». Da San Vittore parla per la prima volta e si difende a 360 gradi il dottor Pier Paolo Brega Massone, in carcere da una settimana per i rimborsi gonfiati e i ricoveri «inutili e dannosi» nella casa di cura milanese. E aggiunge: «Ho tanta voglia di lottare e di provare quello che dico, ma non so se ne valga ancora la pena visto che già sono stato condannato sui giornali e senza appello. Mi chiedo se mai potrò riavere il mio onore». Continua a leggere

Meredith: i genitori di Amanda accusano gli investigatori

(ANSA) – LONDRA, 15 GIU – I genitori di Amanda Knox, in carcere per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia, attaccano gli investigatori. In un’intervista al Sunday Times’ Edda e Curt Knox accusano polizia e magistratura italiana per come hanno condotto le indagini: ‘L’approccio e’ stato quello di inscenare il caso con i media piu’ che dare prove concrete. Se una cosa simile fosse successa negli Usa Amanda sarebbe gia’ fuori da mesi’. E si dicono sicuri dell’innocenza della figlia.

Segregata per 18 anni: Silenzi e complicità sulla prigione di Maria

Medici e assistenti sociali l’avevano visitata più volte ma non c’è traccia di relazioni e denunce

Santa Maria Capua Vetere. Qualche volta, quando non era proprio possibile sbarrare la porta e negare la sua esistenza, Maria Monaco veniva lavata e rivestita, trasferita nella zona nuova della casa di via Cormons, esibita con la sua malattia e il suo carico di disagi. Accadeva una, due volte l’anno, brevissimi permessi concessi alla prigioniera che subito dopo veniva nuovamente rinchiusa nella stanza in fondo al ballatoio, oltre il cancello di ferro. Qualcuno, dunque, di tanto in tanto l’incontrava. E ciò bastava a rassicurare quanti ancora chiedevano notizie della donna impazzita per amore, a quanti s’interrogavano sulla sorte della ragazza madre che dalla nascita del «figlio della colpa», quasi diciotto anni fa, non aveva più varcato il portone del vecchio fabbricato rurale. Pare che tra i visitatori di casa Monaco ci fosse stata, tempo fa, anche qualche assistente sociale, testimone del disagio psichico di Maria ma che nulla poteva sospettare della sua condizione di reclusa. Ma nella scaletta delle cose da verificare e da accertare, al primo posto nell’agenda dei carabinieri e del pm Antonio Ricci c’è il ruolo dei medici che l’hanno avuta in cura: quello di famiglia, i componenti della commissione che hanno riconosciuto la sua invalidità totale, lo specialista napoletano che ha rilasciato l’ultimo certificato, nel 2007. Professionisti ai quali non può essere sfuggita la situazione di estremo disagio di Maria Monaco della quale, però, non è stata trovata traccia clinica, almeno tra le carte sequestrate nella casa degli orrori. Continua a leggere