Archivio | giugno 10, 2008

Clinica degli orrori, si impiantava un tendine sbagliato pur di operare

Le accuse vanno dalla truffa al Ssn all’omicidio volontario aggravato dalla crudeltà
SANITA’: BREGA MASSONE, IL PRIMARIO DI CHIRURGIA TORACICA, SI DIFENDE DAVANTI AL GIUDICE:” HO AGITO PER IL BENE PAZIENTI”, AVREBBE DETTO.
E INTANTO FORMIGONI RITIRA L’ACCREDITAMENTO DELLA CLINICA AL SSN.

Milano, 10 giu. (Adnkronos) – Si difende davanti al gip di Milano Micaela Curami, in un’intercettazione una dottoressa spiega: ”Abbiamo dovuto usare il tibiale purtroppo perché ormai il paziente era aperto”. Al via i primi interrogatori, Pietro Fabio Presicci si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ascoltato oggi anche l’ex primario del Santa Rita, Pier Paolo Brega Massone. Gli altri 12 medici ai domiciliari saranno sentiti nei prossimi giorni
Milano, 10 giu. (Adnkronos/Ign) – Un tendine al posto di un altro. Per la precisione, un tendine tibiale anteriore destro impiantato al posto di quello rotuleo sinistro. E’ successo anche questa alla clinica Santa Rita di Milano, ormai ribatezzata come la ‘clinica degli orrori’. E’ quanto emerge negli atti dell’inchiesta condotta a Milano sull’ultimo capitolo di malasanità che ha visto scattare le manette attorno ai polsi di 14 indagati.

L’intercettazione relativa a questo episodio risale al 6 febbraio scorso, e avviene tra la dottoressa Arabella Galasso, ortopedico indagato, e una collega. La prima dice alla seconda: “So che ieri ti hanno restituito un tendine… ma non era roba nostra”. Risposta: “Ah, e di chi era?”. Galasso: “Non era della mia equipe… Senti abbiamo un problema sul tendine di oggi, perché voi mi avete mandato questo emitendine rotuleo con tutto il certificato di idoneità e il codice del donatore, la data di nascita, di morte, gruppo sanguigno peccato che la busta che m’avete mandato è un tendine tibiale anteriore… noi abbiamo dovuto usare il tibiale purtroppo perché ormai il paziente era aperto… quindi l’abbiamo usato”. Collega: “Così è andato bene il tibiale?”. Galasso: “Sì non era fantastico rispetto al rotuleo che ci aspettavamo”.

Secondo quanto emerge da un’altra intercettazione telefonica, al Santa Rita il problema principale dei medici era avere pazienti da operare. Al telefono con un suo collega, Pier Paolo Brega Massone spiega: “Il problema di tutte queste persone è che qui non è che vieni a fare il primario, forse non gli hanno spiegato bene, qui tu devi fare Drg, cioè tu devi comunque avere i pazienti, se non li hai che fai? Vivi con gli 80 pazienti in un anno che ti passa il pronto soccorso, di cui magari 10 adesso non li puoi più operare perché sono tutti Tbc?…Fai il calcolo. Io calcolavo – prosegue Brega Massone – il mio Drg su 400 pazienti l’anno.”.

Nel corso della telefonata Brega Massone si vanta del suo ‘patrimonio di pazienti’. “Io pescavo dappertutto – riferisce ancora al collega – da Lodi, dove tiravo fuori le mammelle, poi ho cominciato a pescare anche i polmoni dall’Oltrepo Pavese, da Pavia, da Milano.”. Continuando a parlare con il collega Brega Massone si fa sempre più esplicito: “I numeri sono questi. Cioè, tu o fai 15 polmoni o altrimenti non puoi pagare un’equipe… E per fare 15 polmoni, auguri…”.

Intanto, alle 14,30, nel carcere di San Vittore, sono iniziati i primi interrogatori di garanzia. Pietro Fabio Presicci, medico assistente del primario del reparto di chirurgia toracica della clinica Santa Rita, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il dottore ha preferito non rispondere alle domande nell’ambito del primo interrogatorio di garanzia, davanti al gip Micaela Curani. Per questo pomeriggio è previsto, inoltre, l’interrogatorio di Pier Paolo Brega Massone.

I due sono gli unici dei 14 arrestati ad essere finiti in carcere. Per tutti gli altri il gip ha disposto la misura della custodia cautelare ai domiciliari. Per loro l’interrogatorio avverrà nei prossimi giorni. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla truffa al servizio sanitario nazionale, alle lesioni fino all’omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. ”Le accuse formulate sono tutte da provare”, ha affermato oggi l’avvocato Enzo Brienza, difensore di Francesco Pipitone, il notaio della clinica. ”L’accusa ha messo insieme un ‘bel racconto’ che però va verificato”, ha aggiunto il legale spiegando che il suo assistito ”non ha fatto altro che valutare i profili professionali dei chirurghi che sono stati assunti”.

Sulla vicenda è intervenuto il sottosegretario al Lavoro, salute e politiche sociali Ferruccio Fazio, il quale ribadendo la propria volontà di non entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria, si è limitato a dire che “in Italia esistono tanti modelli sanitari e il modello lombardo è buono, come pure sono buoni altri”.

 

LA CLINICA DEGLI ORRORI ERA UNA MACELLERIA:«Il chiodo non sterile? Mica lo butto, lo reimpianto al prossimo vecchio»

I colloqui tra i medici. E il primario disse: sono l’Arsenio Lupin della chirurgia
Le operazioni dannose
A una ragazza di 18 anni viene devastato un seno per un cancro maligno inesistente
Un anziano da non operare muore sotto i ferri. Nessuna autopsia, ma il tumore non c’era

MILANO – Sono una galleria di orrori e nefandezze le 209 pagine dell’ordinanza cautelare che ha portato a 14 arresti nella clinica Santa Rita. Dure le considerazioni del gip Micaela Serena Curami sui tre medici di chirurgia toracica accusati di 86 lesioni gravi e 5 omicidi (hanno accettato il rischio che i malati morissero) per aver operato pazienti senza alcuna «considerazione per la loro sofferenza, non solo non alleviata, ma aumentata». «Una macelleria», dice un investigatore. Continua a leggere

Abusi su minori,inchiesta su papà e nonni riaperta


C’è un’inchiesta che da due anni tiene in subbuglio una (ricca) famiglia della Genova bene. Un ingegnere e i suoi genitori, noti nell’ambiente dello shipping, erano stati accusati, e poi prosciolti, dall’accusa di aver compiuto abusi sui figli dell’uomo, nipoti della coppia di anziani. L’indagine è stata archiviata dal tribunale di Chiavari ma, nelle scorse settimane, la segnalazione d’una maestra l’ha fatta riaprire a Genova. Se ne occupano il sostituto procuratore Cristina Camaiori e la squadra mobile, e anche stavolta secondo gli inquirenti non si capisce se dietro ci sia l’orrore subito da tre bimbi o il desiderio di vendetta della loro madre, che denunciò – ai tempi di Chiavari – l’ex marito e i suoi familiari. Una storia comunque drammatica, di cui ha fatto le spese – a prescindere dalla piega giudiziaria che prenderà – soprattutto il fratello più grande, chiamato a rispondere una prima volta nel Tigullio e destinato con ogni probabilità ad essere riascoltato nel capoluogo ligure.Per capirci qualcosa occorre tornare indietro di un anno e mezzo, al febbraio del 2007 quando la mamma (i piccoli oggi hanno fra i tre e i sei anni) presenta la prima segnalazione. È un racconto sconcertante, con cui ripercorre le presunte molestie delle quali i suoi figli sarebbero vittime nei periodi di affidamento al padre, messe in pratica anche dai genitori dell’uomo e sempre in un’abitazione del Levante (ecco perché il primo procedimento viene avviato a Chiavari, ndr): «Hanno sempre avuto un rapporto perverso – accusa la donna – e i nonni sanno perfettamente quel che accade. Anzi, in qualche modo sono partecipi degli abusi».

I bambini sono più volte accompagnati al pronto soccorso, dove i medici escludono violenze complete sebbene in alcuni casi certifichino arrossamenti ed escoriazioni «anomale». Fatto sta che a Chiavari viene aperta un’inchiesta per violenza sessuale, addebito pesantissimo soprattutto tenendo conto del contesto nel quale è maturato. Il momento decisivo è rappresentato dalla testimonianza di Marco (così chiameremo il fratello maggiore). Il suo è un racconto «parzialmente ammissivo» nelle parole del giudice, reso nel giugno 2007 in forma di incidente probatorio, in modo da valere come prova qualora si fosse celebrato il processo. E però quelle dichiarazioni, fornite da un bimbo comprensibilmente frastornato, non sono sufficienti a corroborare l’ipotesi di violenza sessuale. Ed ecco il decreto di archiviazione, datato 14 dicembre 2007, che fa tabula rasa di sospetti e invettive incrociate. Il nuovo colpo di scena arriva all’inizio di marzo. Marco frequenta la scuola elementare a Genova e un giorno, durante l’intervallo, riferisce a un’insegnante d’aver subito «strane attenzioni».

Il Secolo IX 10 GIUGNO 2008

 

 

PADRE-MOSTRO: KERSTIN, FIGLIA-NIPOTE E’ USCITA DAL COMA

Kerstin, la maggiore dei figli-nipoti nati dalle violenze di Josef Fritzl sulla figlia Elisabeth, e’ uscita dal coma. Lo ha reso noto la radio pubblica austriaca (ORF). Era stato proprio l’ingresso della giovane in un ospedale di Amstetten -ricovero dovuto da una strana e grave malattia- a far venire alla luce, ad aprile, la raccapricciante vicenda di abusi sessuali e sequestro di persona. Josef Fritzl, un ingegnere elettronico 73enne, ha tenuto per 24 anni segregata la figlia in uno scantinato ricavato all’interno della sua abitazione e dai suoi continui abusi sulla donna sono nati sette figli (uno morto subito dopo la nascita). Kerstin, che ha 19 anni e che non e’ mai uscita all’aria aperta, potrebbe gia’ trovarsi nella clinica psichiatrica vicino ad Amstetten, dove gli specialisti stanno seguendo il ritorno alla vita dell’intero gruppo famigliare (insieme ai 5 ragazzi e alla madre, c’e’ anche la nonna Rosemarie). Per il momento non e’ trapelato nessun dettaglio sullo stato di salute della giovane, uscita dal coma farmacologico in cui era tenuta perche’ le sue condizioni si stabilizzassero. (AGI)
(10 giugno 2008 ore 08.21)

Orrori alla clinica Santa Rita: la sete di denaro e il disprezzo per la vita

La facciata della clinica milanese Santa Rita, in zona Lambrate

Milano, L’inchiesta iniziata nel 2007 riguarda presunti rimborsi gonfiati
Truffa e lesioni, 14 arresti alla Santa Rita In manette anche il direttore sanitario
Tra le accuse cinque omicidi aggravati e interventi non necessari: come l’asportazione di un seno a una 18enne

SENZA INTERCETTAZIONI QUESTA INDAGINE NON SI SAREBBE POTUTA FARE

parla uno dei medici: arabella galasso

«Pipitone prenderà i più delinquenti
che gli faranno guadagnare miliardi»

Lo scandalo della casa di cura milanese Santa Rita: le intercettazioni

 

MILANO – Le responsabiltà dello scandalo della clinica milanese Santa Rita emergono con chiarezza dalle intecettazioni. «Pipitone prenderà i più delinquenti del mondo che gli faranno guadagnare miliardi nel calcolo delle probabilità … se anche li cascano la colpa è dei medici e lui viene fuori pulito». Sono le considerazioni di Arabella Galasso, medico della casa di cura santa Rita, in un dialogo intercettato nell’ambito dell’inchiesta sulla nuova sanitopoli milanese e riportato nell’ordinanza del gip Micaela Curami nel capitolo che riguarda il notaio Francesco Paolo Pipitone, titolare della clinica privata e finito agli arresti domiciliari. Secondo il giudice Curami dalle conversazioni intercettate emerge che Pipitone non solo era a conoscenza del sistema, ma lo ispirava e lo dirigeva. Inoltre da due dialoghi della dottoressa Galasso risultano «chiarissime»le responsabilità di Pipitone. Il 18 luglio del 2007 Arabella Galasso, al telefono con una tale Clara, dice: «Questo cosa vuol dire, che Pipitone prenderà i più delinquenti del mondo che gli faranno guadagnare miliardi nel calcolo delle probabilità … se anche li cascano la colpa è dei medici e lui viene fuori pulito. Quante prob… voglio dire se prende una macchina da guerra come Scarponi… che opera anche quelli che non hanno bisogno che… che si mette a contraffare le cartelle… lui guadagna, poi dopo i Noc fanno le ispezioni a campione… non è mica detto che acchiappino Scarponi, intanto lui ha guadagnato però, capisci?». Continua a leggere