Archivio | giugno 23, 2008

Emanuela Orlandi, la famiglia: “Il teste è inattendibile”

Il corpo della ragazzina sarebbe stato chiuso dentro un sacco e gettato in una betoniera a Torvaianica. Il racconto è della donna legata al boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis

Roma, 23 giugno 2008 – “Non riteniamo attendibile quanto sarebbe stato affermato dalla testimone ascoltata dalla Procura di Roma nell’ambito della inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi”. Continua a leggere

”Il corpo di Emanuela Orlandi gettato in una betoniera”. Incontrò un sacerdote?

Nascosta nel centro di Roma Incontro’ un sacerdote? Secondo quanto ha riferito la testimone ai pm romani Emanuela Orlandi venne rapita e prima di essere uccisa fu tenuta prigioniera in un appartamento del centro di Roma. La ragazza avrebbe incontrato un sacerdote. Continua a leggere

Emanuela Orlandi:Torna l’ombra della Banda della Magliana

di Giancarlo De Cataldo
ROMA (23 giugno) – L’ombra della Banda della Magliana torna ad allungarsi sulla vicenda, mai risolta, del rapimento e della scomparsa di Emanuela Orlandi. Recentissime ipotesi investigative ricondurrebbero al coinvolgimento di esponenti della grande holding malavitosa che spadroneggiò nella Capitale fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta. D’altronde, molti interrogativi destava, da tempo, la circostanza, estremamente singolare, della sepoltura in terra consacrata dell’ultimo grande capo dell’associazione. Nel mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi (e di Mirella Gregori) si è respirato, sin dalle prime battute dell’originaria indagine, un clima sospeso, quasi raggelato, fatto di omissioni inquietanti, inspiegabili ritardi, improvvise aperture seguite da immediati ripiegamenti. Continua a leggere

Pedofilia, Parabita: la mamma che uccise la maestra sceglie il rito abbreviato. Ricostruzione del caso

di Roberta Lerici

Si è svolta l’udienza preliminare 

Verrà processata con rito abbraviato la mamma di Casarano che nel mese di novembre 2007 uccise con 16 coltellate la maestra Iolanda Provenzano di 76 anni e ferì gravmente il marito, Luigi Compagnone di 80 anni. Compagnone, presunto orco che avrebbe abusato del figlio di sette anni, è stato rinviato a giudizio  e verrà giudicato in autunno. Il processo per la mamma,  comincerà il 20 ottobre. Di questa ennesima storia di pedofilia abbiamo parlato anche su questo sito (in fondo tutti i link agli articoli). La maestra gestiva una scuola materna e di pomeriggio offriva un servizio di dopo scuola a casa sua.  Continua

Delitto Perugia. Sindacato polizia accusa. Avvocato Sollecito replica

22 giugno 2008 – Il “Sap” (sindacato autonomo di polizia) sta valutando l’ipotesi di costituirsi parte civile nella vicenda della studentessa inglese Meredith Kercher uccisa a Perugia. “Dalle intercettazioni diffuse dai giornali emerge un quadro sempre più inquietante”, afferma – in una nota – il portavoce nazionale del Sap, Massimo Montebove. “Qui non si parla solo di pressioni – prosegue – per far trasferire i poliziotti della squadra mobile di Perugia. Ci sono anche esplicite minacce di morte nei confronti di alcuni operatori”. “Come prima organizzazione sindacale autonoma del Comparto sicurezza italiano – prosegue Montebove – riteniamo doveroso intraprendere ogni strada per tutelare il personale ed in queste ore i nostri legali stanno valutando l’ipotesi di costituirci come parte civile. Se sarà necessario, siamo pronti anche ad azioni di protesta clamorose per difendere i poliziotti della Squadra mobile di Perugia”.Replica a distanza di qualche ora dell’avvocato della famiglia Sollecito. Sostiene che è prematuro ipotizzare una costituzione di parte civile del Sap “possibile solo in caso di un’eventuale imputazione che al momento non c’è”. Parla l’avvocato Luca Maori, difensore di Raffaele Sollecito e legale di alcuni dei suoi più stretti familiari. Il legale parla di “strumentalizzazione da parte dell’organizzazione sindacale”. “Sono state propagate – ha sostenuto l’avvocato Maori – conversazioni private di persone oneste. Con un atteggiamento che è più consono a uno Stato totalitario che a uno democratico come dovrebbe essere invece questo”. Il legale si é quindi augurato che “il Parlamento metta fine a questa vergognosa situazione limitando la pubblicazione delle intercettazioni e regolamentando il loro uso che non deve essere più lasciato all’arbitrio di pochi”.(fonte Ansa)

Texas, asilo degli orrori: bambini “drogati” e costretti al porno-show

23/6/2008 (9:34)Il terzo imputato nell caso asilo degli orrori in Texas a Mineola

I piccoli si esibivano in una minuscola cittadina vicino a Dallas
NEW YORK
L’asilo degli orrori non aveva finestre e operava in incognito in una minuscola cittadina del Texas, a un’oretta di macchina da Dallas. A Mineola, comunità ultraconservatrice di 5.100 anime e 30 chiese, sapevano che là dentro succedeva qualcosa di losco, ma credevano fosse un club per scambi di coppie. Nessuno avrebbe mai immaginato che bambini, alcuni di appena cinque anni, erano costretti a esibirsi in spettacoli porno di fronte a una platea di adulti. Avevano come unico alleato, per sopportare gli abusi, dei potenti analgesici a base di codeina, le chiamavano «le pillole che fanno diventare scemi».

Già due persone sono state condannate in relazione alla vicenda. Alla giuria popolare, che ha deliberato all’inizio dell’anno, sono bastati cinque minuti in camera di consiglio per decidere: ergastolo, il massimo della pena. Domani inizia il processo per una terza persona, con l’accusa di abusi sessuali nei confronti di minori aggravato, per avere cercato di interferire nelle indagini e per concorso in attività criminosa. Sono in tutto sei le persone nel mirino, uno di loro è il genitore dei tre fratellini coinvolti, che ora hanno 12, 10 e 7 anni. Con loro c’era anche la sorella di uno degli organizzatori, che oggi ha dieci anni.

Erano costretti a esibirsi di fronte a 50-100 persone una volta alla settimana. L’orrore è finito nel 2004, quando il proprietario dell’edificio ha sfrattato gli organizzatori. Già perché prima di essere un teatro di orribili abusi, quello era un asilo vero. L’indagine è iniziata l’anno dopo. Tutto avveniva a pochi passi dalla redazione del quotidiano locale, il Mineola Monitor. Le voci sul sex club giravano in città, ammette il direttore che poteva vedere l’edificio dalla finestra del suo ufficio, ma nessuno aveva mai parlato di bambini.

Nella foto, Patrick Kelly,  il terzo arrestato appartenente alla rete di pedofili che agiva nella piccola scuola materna di Mineola.

Tra gli arrestati anche John Cantrell, già condannato 18 anni fa per abusi su una minore ma ancora oggi strenuamente difeso dalla moglie che lo considera “innocente”.

Fonte La Stampa, Crime Blog 23 giugno 2008