Don Giorgio Carli: la ricostruzione del caso

 

                                 don Giorgio Carli

di Wildgreta

Ecco una serie di articoli sul caso del sacerdote di Bolzano recentemente condannato a sette anni di reclusione per violenza sessuale  continuata su una sua parrocchiana  che all’epoca dei fatti aveva nove anni. Oggi don Giorgio si trova in una parrocchia del Trentino, in quanto monsignor Rigger non ha ritenuto di sospenderlo dalle sue funzioni, come ha fatto invece il vescovo di Como con don Mauro Stefanoni, anch’egli condannato in primo grado per abusi sessuali su minore.

Letta a messa la lettera del prete condannato

“Sono innocente ed ora sarò assente per un pò”. Una breve lettera di don Giorgio Carli, il sacerdote condannato a 7 anni e sei mesi di reclusione per pedofilia, è stata letta durante la messa

21/04/2008 17:25 BOLZANO – “Sono innocente ed ora sarò assente per un pò”. Una breve lettera di don Giorgio Carli, il sacerdote di Bolzano condannato a 7 anni e sei mesi di reclusione per pedofilia, è stata letta durante la messa. Don Carli è stato condannato in Corte d’Appello a Bolzano per violenze sessuali nei confronti di una sua parrocchiana, minorenne all’epoca dei fatti. A leggere lo scritto è stato don Bruno Carli, viceparroco e omonimo di don Giorgio, per il quale nei giorni scorsi la corte aveva ribaltato la sentenza di assoluzione emessa in primo grado. Il sacerdote, che si è sempre professato innocente, nel suo scritto ha ribadito la propria innocenza, ringraziando il vescovo che di recente aveva espresso “grande sconcerto” per la condanna. Don Giorgio Carli ha rivolto un saluto alla sua comunità ed ha fatto un accenno alla volontà di dio per la vicenda nella quale è coinvolto. Al centro del processo vi sono state le affermazioni della giovane donna. Il ricordo dei fatti – aveva affermato nella sua denuncia – era riaffiorato nel corso di una lunga serie di sedute psicanalitiche dopo essere stato in precedenza rimosso per anni e anni, causandole una serie di sofferenze fisiche e psichiche. (ANSA).

Quella di don Giorgio Carli, parroco della chiesa di don Bosco a Bolzano, è una vicenda sconvolgente perché si è arrivati alla condanna dopo una denuncia per violenze avvenute tra il 1989 e il 1994 dopo 14 anni. La persona offesa ha denunciato don Carli a seguito di sedute psicanalitiche che le hanno permesso di ricordare violenze rimosse nel frattempo. Oggi la donna ha 28 anni e all’epoca dei fatti aveva tra i 9 e i 14 anni.

http://www.repubblica.it/online/cronaca/sacerdote/sacerdote/sacerdote.html

Avrebbe compiuto abusi sessuali su una bambina oggi maggiorenne che ha denunciato il religioso
Pedofilia, arrestato sacerdote a Bolzano
Cinque anni di violenze sessuali che sarebbero riemerse nella memoria della ragazza dopo una cura psicanalitica
BOLZANO – In carcere, con un’accusa ignobile: pedofilia, cinque anni di violenze sessuali continuate su una bambina. Don Giorgio Carli, 40 anni, sacerdote della parrocchia Don Bosco è stato arrestato con l’accusa di atti sessuali contro minori. In città Don Giorgio è un sacerdote conosciuto, cura una rubrica quotidiana mattutina sull’emittente Radio Sacra Famiglia ed è un grande organizzatore di spettacoli e attività che coinvolgono il mondo giovanile. Da poco era stato destinato dalla Curia a una nuova parrocchia, dove avrebbe dovuto occuparsi di bambini tra i 9 e i 12 anni. Per questo il pm Cuno Tarfusser ha chiesto al Gip l’ordinanza di custodia cautelare.

E’ una vecchia vicenda quella che ha portato all’arresto di Don Giorgio Carli. I magistrati ci lavoravano sopra da mesi e ora stanno interrogando tutti i testimoni. Una vicenda che è riaffiorata dal passato, dalla memoria di una ragazza, oggi maggiorenne, che ha querelato il sacerdote.

I fatti denunciati dalla giovane sarebbero riemersi nella sua memoria – così si afferma nella querela – dopo una serie di trattamenti presso psicanalisti, che avrebbero rimosso i blocchi psicologici che le impedivano di ricordare compiutamente i fatti accaduti nella sua infanzia.

Una serie di presunti abusi da parte del religioso che le avrebbero procurato una serie di patologie fisiche, dermatiti, dolori addominali, stati di ansia e di paura. Disturbi che erano stati curati, a suo tempo, da vari specialisti senza che emergesse la vera natura di tali malattie. Malattie che, si afferma nella querela, rappresentano invece le tipiche espressioni somatiche della sofferenza di bambini che hanno subito abusi.

TOGHE CONTRO A PALAZZO
Processo don Carli, è «guerra» tra magistrati

Mario Bertoldi
Nota di Tarfusser al Csm perché Coraiola non vuole sostenere l’accusa in appello

BOLZANO. «Non sarò certo io a sostenere in aula nel processo d’appello l’ipotesi accusatoria nei confronti di don Giorgio Carli». Questa frase rilasciata al nostro giornale dell’Avvocato generale Silvio Coraiola nel febbraio scorso ha scatenato la reazione del procuratore Cuno Tarfusser che ha preso carta e penna, ha preparato un documento di dissenso (sottoscritto da tutti i magistrati della Procura) e lo ha inviato al Ministro, al Consiglio superiore della magistratura e al Procuratore generale.
Il caso del sacerdote accusato di violenze sessuali a ripetizione ai danni di una parrocchiana bambina, sta creando fratture apparentemente insanabili nella magistratura altoatesina. Come noto il religioso è stato assolto in primo grado. Ora però il caso è destinato a finire entro poche settimane davanti alla sezione bolzanina della Corte d’appello. I fascicoli del corposo processo sono dunque passati all’Avvocato generale che dovrebbe rilevare il lavoro del Procuratore Cuno Tarfusser e del sostituto Donatella Marchesini, autori dell’ inchiesta. Nel febbraio scorso, però, il dottor Coraiola fece tranquillamente capire che le posizioni delle due Procure non sono certo univoche sul caso e non mancò di sottolineare le proprie profonde perplessità su alcuni «passaggi procedurali» molto disinvolti dell’inchiesta come la decisione del magistrato inquirente di permettere alla donna denunciante di portarsi a casa il verbale di interrogatorio per apporvi eventuali correzioni sulle accuse mosse al prete e la decisione di sottoporre a perizia psichiatrica il testimone chiave il quale avrebbe ripetuto più volte di non ricordare assolutamente nulla. Su questi due passaggi dell’inchiesta il dissenso tra Procure è totale. «Non sarò certo io – disse il dottor Silvio Coraiola – a sostenere in aula l’ipotesi accusatoria». Una dichiarazione che suonò come una innegabile presa di distanza rispetto al teorema su cui si è sempre basata l’imputazione a carico di don Giorgio Carli. Ora però il caso potrebbe provocare un procedimento di carattere disciplinare nei confronti dello stesso Coraiola che avrebbe in qualche maniera delegittimato il lavoro svolto dalla Procura con dichiarazioni pubbliche rilasciate, oltrettutto, prima ancora di aver preso visione dei fascicoli dell’inchiesta. «Ho voluto segnalare alle autorità competenti un atteggiamento ed un modo di fare del collega Coraiola che non condivido» ha confermato ieri il procuratore Cuno Tarfusser.
(12 settembre 2007)

18/6/2008 (7:51) – IL CASO
L’incubo inchioda lo stupratore

Don Giorgio Carli

La vittima ricorda durante la psicanalisi: per il giudice è una prova
FERDINANDO CAMON
BOLZANO
Contiene due rivoluzioni, una nel diritto e una nella psicanalisi, la sentenza del tribunale di Bolzano, sulla quale Rai3 manda in onda una trasmissione («Ombresulgiallo») oggi in prima serata: la sentenza chiude il processo di una ragazza contro un prete che l’avrebbe violentata da quando lei aveva nove anni fino a quando ne aveva quattordici. La ragazza, in quegli anni zitta e docile (nove anni son pochi, non capiva nulla; però quattrodici son tantini), più tardi cominciò a patire dei disturbi per cui entrò in una terapia analitica, e l’analisi avrebbe fatto riemergere in lei ricordi lancinanti, così dettagliati da convincerla che contenevano la verità. Si aprì un processo che si basava su un terreno insidioso: può l’inconscio testimoniare la verità?

Sul lettino
La ragazza s’è fatta 350 sedute di psicanalisi, una particolare psicanalisi che non è freudiana né junghiana (poi ne parleremo), ha discusso con l’analista e ha portato in tribunale numerosi sogni, ma ce n’è uno in particolare, in cui lei sogna violenze di marocchini in un bar che si chiama San Giorgio: nome allarmante, perché le violenze che lei denuncia sarebbero avvenute in una parrocchia che si chiama San Pio X, e il prete che le avrebbe compiute si chiama don Giorgio.

Questo sogno è sembrato determinante. Ma se fosse determinante, sarebbe il primo caso in cui un colpevole risulterebbe «incastrato da un sogno» (o, peggio, da una fantasia). E’ qui la rivoluzione. Nell’attribuire al mondo dei sogni la funzione di garanzia sul mondo reale, tanto forte da reggere una condanna pesante. In primo grado infatti (20 febbraio 2006) il prete fu assolto, ma in secondo grado (16 aprile 2008) fu condannato a 7 anni e mezzo. L’assoluzione

(14 luglio 2003)

A seguito delle denunce don Carli fu assolto in primo grave “perché il fatto non sussiste”.

http://www.metaforum.it/archivio/2006/index9c1a.html?t9100.html

21 febbraio 2006 – Assolto prete accusato di pedofilia

«Ed ora posso andare a leggere la messa?». E’ stato questo l’unico commento di Don Giorgio Carli, il sacerdote bolzanino assolto dall’accusa di avere usato violenza ad una sua parrocchiana minorenne. Con l’assoluzione di don Carli, si è concluso a Bolzano un controverso processo, basato sulle dichiarazioni della vittima da un lato e – come è stato sottolineato dalla difesa – senza precise prove circostanziate dei fatti.
Don Carli – cappellano di una parrocchia di don Bosco, un popoloso quartiere di Bolzano – era stato arrestato a luglio di tre anni fa.
Nel corso del processo era stato sentito anche il vescovo locale, mons. Wilhelm Egger, che aveva sottolineato la sua assoluta stima nei confronti del sacerdote. Da parte del procuratore Cuno Tarfusser e dal sostituto Donatella Marchesini era stato rivolta alla curia bolzanina l’accusa di avere voluto durante le fasi del processo in qulche modo ‘proteggerè il sacerdote.
Don Carli ha 43 anni ed è divenuto sacerdote subito dopo avere terminato gli studi superiori. Da allora svolgeva la sua attività in veste di cappellano della parrocchia di Don Bosco. Il sacerdote curava una rubrica quotidiana sull’emittente locale della Curia ‘Radio Sacra Famiglià ed era molto noto nel mondo cattolico locale proprio per l’organizzazione di spettacoli ed altre attività che coinvolgono il mondo giovanile. Il difensore di don Carli, avv. Alberto Valenti, dopo la lettura della decisione della corte, ha detto che «con questa sentenza è finito un incubo». Non ha voluto commentare la sentenza il pm Donatella Marchesini che invece ha abbracciato a lungo la donna che al momento della lettura della sentenza è scoppiata in lacrime. L’avvocato di parte civile, Alberto Loner, ha detto: «Leggeremo le motivazioni della sentenza. Noi abbiamo compiuto una battaglia giusta che porteremo avanti».
Roberto Tomasi

Nel frattempo la Legge Pecorella aveva reso impossibile l’appello del P.M.. A seguito della dichiarazione di incostituzionalità della Legge Pecorella contro don Carli fu proposto appello.

http://www.adnkronos.com/3Level.php?cat=TrentinoAltoAdige&loid=1.0.672278215

Per effetto della pronuncia della consulta su legge Pecorella

Pedofilia, Bolzano: ricorso in appello contro parroco assolto in primo grado

Un sacerdote di San Giacomo, assolto il 20 febbraio 2006 dall’accusa di
abusi sessuali nei confronti di una parrocchiana che all’epoca dei fatti
aveva 9 anni

Bolzano, 27 gen. – (Adnkronos) – Don Giorgio Carli, 43enne sacerdote di San
Giacomo a Bolzano, assolto il 20 febbraio 2006 dall’accusa di abusi sessuali
nei confronti di una parrocchiana che all’epoca dei fatti aveva 9 anni, con
tutta probabilita’ dovra’ tornare dinanzi ai giudici. Il sacerdote era stato
assolto, perche’ il fatto non sussiste, art. 530 secondo comma del codice di
procedura penale, ex insufficienza di prove. Gli avvocati di parte civile e
la procura avevano annunciato ricorso per Cassazione, dal momento che
all’epoca, per effetto della legge Pecorella, non era ammessa l’impugnazione
in appello di una sentenza di assoluzione in primo grado.

Ora, a distanza di quasi un anno, la recente sentenza con cui la Corte
Costituzionale ha dichiarato illegittime alcune parti della legge Pecorella
riapre le porte del tribunale per questo procedimento. L’avvocato Gianni
Lanzinger, uno dei legali della parte civile, conferma che si terra’ un
processo di merito di secondo grado e don Giorgio Carli tornera’ davanti ai
giudici della corte d’appello di Bolzano, i quali dovranno giudicare la
veridicita’ del racconto della ragazza che, a distanza di dieci anni e dopo
una lunga terapia psicologica, accuso’ il prete di ripetuti stupri e
violenze avvenuti tra il 1989 e il 1994.
La Corte d’Appello di Bolzano ha condannato don Carli a 7 anni e 6 mesi, 500.000 euro di risarcimento alla parte offesa, 200.000 euro ai genitori della donna, 60.000 euro di spese processuali.

http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_17/sacerdote_condannato_violenza_13f48766-0c6f-11dd-aecb-00144f486ba6.shtml

Dalla Corte d’appello di Bolzano. All’epoca dei fatti la vittima aveva 9 anniSacerdote condannato per violenza sessualeSette anni e mezzo di carcere per don Giorgio Carli e 500 mila euro di risarcimento. In primo grado venne assolto

BOLZANO – La Corte d’appello di Bolzano ha condannato il sacerdote don Giorgio Carli a 7 anni e sei mesi di reclusione per violenze sessuali nei confronti di una sua parrocchiana, che all’epoca dei fatti aveva 9 anni. La sentenza è arrivata dopo l’assoluzione in primo grado e dopo otto ore di camera di consiglio. Il sacerdote, 44 anni, non ha voluto commentare la sentenza e ha subito abbandonato l’aula, mentre la vittima, che oggi ha 28 anni, ha abbracciato i suoi familiari.

A DISTANZA DI ANNI – La denuncia della donna è avvenuta ad anni di distanza dai fatti, dopo una lunga serie di sedute psicoanalitiche che hanno fatto emergere i ricordi rimossi. Le violenze, secondo l’accusa, sono avvenuti nel periodo della colonia estiva della parrocchia e nella canonica. Il prete si è sempre dichiarato innocente. Don Giorgio Carli è stato inoltre condannato a un risarcimento di 500 mila euro per la vittima e di 200 mila euro per i suoi genitori, 60 mila euro di spese processuali e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. I difensori del sacerdote hanno annunciato ricorso in Cassazione. Il procuratore di Bolzano, Cuno Tarfusser, che ha assistito alla lettura della sentenza, ha detto che la sentenza di assoluzione in primo grado era «contraddittoria».
17 aprile 2008(ultima modifica: 18 aprile 2008)

http://www.vivicentro.org/viewtopic.php?p=15499#p15499

Bolzano,

Condanna in appello per sacerdote 44enne

BOLZANO – Due anni fa era stato assolto in primo grado, ma oggi la Corte d’Appello di Bolzano ha ribaltato la sentenza, arrivata dopo otto ore di Camera di Consiglio. Don Giorgio Carli, un sacerdote di 44 anni, è stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una sua ex parrocchiana, oggi 28enne, ma minorenne all’epoca dei presunti stupri. La giovane aveva rimosso le violenze, che sarebbero successivamente riemerse durante una lunga serie di sedute psicanalitiche, che le hanno causato diverse sofferenze fisiche e psicologiche.

Giovedì, 17 Aprile : 2008

In seguito alla condannado Carli ha lasciato la sua parrocchia a Bolzano per rifugiarsi in una anonima parrocchia del Trentino, dove continua tranquillamento a fare il prete, in attesa del verdetto in Cassazione.

http://trentinocorrierealpi.repubblica.it/dettaglio/Don-Giorgio-Carli-arriva-in-Trentino/1448145

Don Giorgio Carli
arriva in Trentino

LA VICENDA
Una condanna clamorosa TRENTO. Don Giorgio Carli ha lasciato Bolzano. Il sacerdote condannato in appello a sette anni e mezzo di reclusione dopo l’assoluzione ottenuta in primo grado, ha deciso di farsi momentaneamente da parte nella sua città. «E’ insopportabile leggere anche in uno solo dei miei parrocchiani il dubbio sulla verità riguardante la vicenda giudiziaria che mi ha travolto» aveva detto. Don Giorgio continuerà a fare il prete in una località del Trentino.

Pur ribadendo la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati, don Giorgio ha deciso di proseguire il suo impegno religioso lontano da Bolzano e dalla sua parrocchia. Non andrà in convento come era stato fantasiosamente ipotizzato qualche giorno fa ma proseguirà la sua missione di fede tra la gente e per la gente, in una località del Trentino che la Curia non ha voluto indicare.

La decisione di lasciare momentanemente la parrocchia del Corpus Domini di via Gutenberg è stata presa dallo stesso don Giorgio nonostante la solidarietà giunta da tutto il mondo parrocchiale e dai vertici della Chiesa locale. Non c’è stato, dunque, alcun provvedimento «punitivo» assunto da monsignor Egger il quale, al contrario, avrebbe cercato di indurre il sacerdote ad attendere per lo meno il deposito delle motivazioni della sentenza se non il pronunciamento della Cassazione. In effetti a tutt’oggi la sentenza di condanna a carico di don Giorgio non è definitiva. Il verdetto potrebbe essere annullato dalla Corte di Cassazione cui sicuramente gli avvocati del sacerdote faranno ricorso. Don Giorgio, però, ha preferito fare un passo indietro anche per evitare possibili imbarazzi. Venerdì scorso ha celebrato la sua ultima Messa nella parrocchia del Corpus Domini in via Gutenberg a Bolzano, retta da don Piergiorgio Zocchio.

La celebrazione delle 18 ha visto la partecipazione di molti fedeli che hanno voluto dimostrargli assoluta fiducia e stima. Soprattutto tra i più giovani è anche spuntata qualche lacrima. «Chiedo alle tante persone che mi sono sempre vicine – ha detto commosso don Giorgio – un po’ di tempo da vivere in pazienza, silenzio e umiltà, senza clamori o rumori sull’esempio di Gesù che ha amato il silenzio e la preghiera». Non si tratta di un’autosospensione in attesa della definizione della vicenda giudiziaria. Don Giorgio continuerà infatti a fare il sacerdote, a promuovere le attività parrocchiali (soprattutto tra i giovani) ma lo farà in Trentino. «E’ una sua decisione assolutamente libera ed autonoma – puntualizza l’avvocato difensore Alberto Valenti – nessuno ha indotto don Giorgio ad allontanarsi da Bolzano».
Dopo la messa d’addio alla comunità del Corpus domini, don Giorgio ha scritto un breve saluto che ha consegnato al viceparocco don Bruno Carli, e che è stato letto durante le messe di sabato e domenica. Sotto il profilo puramente processuale l’attesa per il pronunciamento della Corte di Cassazione si preannuncia piuttosto lunga. Le motivazioni della sentenza di condanna dovranno essere depositate entro metà luglio (90 giorni dal pronunciamento in aula). Complice il periodo estivo i termini per il deposito del ricorso per Cassazione dovrebbero scadere in ottobre. E’ molto probabile che l’udienza a Roma non venga fissata prima di un anno, dunque entro la fine del 2009.
(22 aprile 2008)
A favore di don Carli si è scatenata una abile campagna mediatica, attraverso il sito dei “falsi abusi”, diretto da Vittorio Apolloni, padre di quel Valerio Apolloni, condannato anch’esso a 2 anni e 6 mesi per crimini pedofili.

L’atteggiamento della Curia di Bolzano è stato ed è tuttore protettivo per don Carli, con assoluto disinteressa per la sote della donna che ha denunciato don Carli. Parole di esultanza al momento dell’assoluzione e di sconcertto e il solito spostamento di parrocchia in parrocchia, che carattterizza buona parte dei casi di preti accusati di crimini pedofili.

http://www.falsiabusi.it/casi/bz_02_06.html

Questo, invece, è il comunicato stampa emesso dalla Diocesi di Bolzano:

Con grande soddisfazione e sollievo il Vescovo, i sacerdoti e la comunità diocesana hanno accolto la sentenza di assoluzione di don Giorgio Carli dall’accusa di abuso sessuale su una minorenne. In tutto questo tempo non è mai mancata la certezza della non-colpevolezza di don Giorgio, ma vedere riconosciuta l’innocenza anche dal giudizio del Tribunale riempie di una gioia piena e liberante.

È stato certamente un periodo di grande sofferenza per don Giorgio e per la comunità diocesana.

Don Giorgio ha dato l’esempio di grande serenità e semplicità evangelica e francescana. La comunità gli ha espresso e esprime la sua stima e vicinanza, come il vescovo l’ ha sempre espressa.

Ci auguriamo che le ferite inferte possano guarire presto.

Bolzano, 20 febbraio 2006http://www.leggonline.it/articolo.php?id=7897

SCONCERTO DELLA CURIA «È con grande tristezza e sconcerto che apprendiamo la notizia della condanna di don Giorgio Carli»: lo afferma in una nota la Curia vescovile di Bolzano e Bressanone dopo la condanna, proclamata in tarda serata dalla Corte d’appello, nei confronti del sacerdote bolzanino, a 7 anni e 6 mesi di reclusione per ripetuti abusi sessuali su una parrocchiana, minorenne all’epoca dei fatti.

Don Carli,

la cronaca del processo
di Mario Bertoldi (Alto Adige)

Otto ore di camera di consiglio, poi il verdetto d’appello tanto atteso: don Giorgio Carli è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale continuata e condannato a sette anni e mezzo di reclusione, 500 mila euro di risarcimento alla parte lesa (la ragazza che lo ha accusato a seguito dei ricordi emersi dopo una lunga psicoterapia), 100 mila euro di risarcimento ad ognuno dei genitori, 60 mila euro di rimborso per le spese di costituzione di parte civile, interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Erano le 22.38 di ieri sera quando il presidente Manfred Klammer ha letto in aula la sentenza che ribalta completamente il verdetto di primo grado. Don Giorgio, impassibile sino a quel momento e molto tranquillo per tutto il processo, ha accusato il colpo. Gli occhi si sono improvvisamente arrossati, specchio di una disperazione interiore che probabilmente lo ha sopraffatto. A pochi metri piangevano, ma di gioia, la ragazza accusatrice, il suo fidanzato, i genitori che si sono ritrovati uniti in un abbraccio di liberazione. Un paio d’anni fa, in occasione del processo di primo grado, le stesse scene si erano proposte a fronti invertiti. Ora il caso finirà probabilmente in Cassazione. In tribunale don Giorgio era stato assolto, ieri sera in corte d’appello è stato condannato. Cosa è cambiato tra un giudizio e l’altro? Semplicemente la valutazione che i magistrati hanno dato sulla credibilità della ragazza. E’ stato il racconto della denunciante a condannare il sacerdote, pure stimato da molti fedeli, alcuni dei quali hanno atteso in aula il verdetto sino a tarda ora. Nel processo di secondo grado i giudici non hanno avuto la possibilità di elaborare in «presa diretta» tutti gli elementi della vicenda. Il processo d’appello non prevede la riapertura della fase istruttoria in aula, nessun testimone ha raccontato la sua verità davanti ai nuovi giudici. La Corte ha dovuto semplicemente metabolizzare i mille aspetti contradditori di questa vicenda processuale in due giorni di «full immersion» tra requisitorie e arringhe di diverse ore. Questo è il processo d’appello. Pubblico ministero e parti civili sono stati probabilmente più convincenti degli avvocati difensori e per don Giorgio si è aperto il baratro. Quello di ieri sera è stata una delle sentenze più sofferte degli ultimi anni. Lo dimostrano le otto ore che si sono rese necessarie per arrivare al verdetto, dimostrazione di una posizione non unitaria del collegio giudicante. Per ore ore il destino processuale di don Giorgio è rimasto in bilico. Verso le 21.45 i dubbi del terzo componente il collegio si sono sciolti. Non poteva essere diversamente per un processo fortemente indiziario ove l’imputazione nasce dall’interpretazione di un sogno (la violenza sessuale di alcuni marocchini davanti al bar «San Giorgio») di una ragazza da tempo in cura psicoanalitica per disturbi psicosomatici. Fu la correlazione tra il nome del bar ed il passato parrocchiano (a San Pio X) della presunta parte lesa a far decollare i primi sospetti a carico di don Giorgio sino a quando la ragazza, sempre a seguito delle cure, sembrò recuperare ricordi che aveva inconsciamente rimosso per lo shock subito. E’ in quel contesto che la ragazza iniziò a raccontare gli stupri a ripetizione (per quasi quattro anni) subìti in parrocchia a San Pio X e in altre strutture ecclesiastiche durante colonie estive a Caoria e a Siusi. Non solo. La ragazza raccontò anche di essere stata violentata per due anni nei bagni della scuola media «Alfieri» da un compagno di classe e disse che negli stupri in parrocchia fu coinvolto anche un amichetto dell’epoca (oggi giovane adulto) obbligato a violentarla mentre il sacerdote filmava le scene indossando un paio di guanti in pelle nera. Racconti del terrore che non trovarono mai riscontri oggettivi esterni. Anche il ragazzo superteste negò. Il racconto della ragazza, però, ora è stato ritenuto attendibile per assenza di contraddizioni e per don Giorgio è stata la fine.
di Mario Bertoldi (Alto Adige)

Otto ore di camera di consiglio, poi il verdetto d’appello tanto atteso: don Giorgio Carli è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale continuata e condannato a sette anni e mezzo di reclusione, 500 mila euro di risarcimento alla parte lesa (la ragazza che lo ha accusato a seguito dei ricordi emersi dopo una lunga psicoterapia), 100 mila euro di risarcimento ad ognuno dei genitori, 60 mila euro di rimborso per le spese di costituzione di parte civile, interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Erano le 22.38 di ieri sera quando il presidente Manfred Klammer ha letto in aula la sentenza che ribalta completamente il verdetto di primo grado. Don Giorgio, impassibile sino a quel momento e molto tranquillo per tutto il processo, ha accusato il colpo. Gli occhi si sono improvvisamente arrossati, specchio di una disperazione interiore che probabilmente lo ha sopraffatto. A pochi metri piangevano, ma di gioia, la ragazza accusatrice, il suo fidanzato, i genitori che si sono ritrovati uniti in un abbraccio di liberazione. Un paio d’anni fa, in occasione del processo di primo grado, le stesse scene si erano proposte a fronti invertiti. Ora il caso finirà probabilmente in Cassazione. In tribunale don Giorgio era stato assolto, ieri sera in corte d’appello è stato condannato. Cosa è cambiato tra un giudizio e l’altro? Semplicemente la valutazione che i magistrati hanno dato sulla credibilità della ragazza. E’ stato il racconto della denunciante a condannare il sacerdote, pure stimato da molti fedeli, alcuni dei quali hanno atteso in aula il verdetto sino a tarda ora. Nel processo di secondo grado i giudici non hanno avuto la possibilità di elaborare in «presa diretta» tutti gli elementi della vicenda. Il processo d’appello non prevede la riapertura della fase istruttoria in aula, nessun testimone ha raccontato la sua verità davanti ai nuovi giudici. La Corte ha dovuto semplicemente metabolizzare i mille aspetti contradditori di questa vicenda processuale in due giorni di «full immersion» tra requisitorie e arringhe di diverse ore. Questo è il processo d’appello. Pubblico ministero e parti civili sono stati probabilmente più convincenti degli avvocati difensori e per don Giorgio si è aperto il baratro. Quello di ieri sera è stata una delle sentenze più sofferte degli ultimi anni. Lo dimostrano le otto ore che si sono rese necessarie per arrivare al verdetto, dimostrazione di una posizione non unitaria del collegio giudicante. Per ore ore il destino processuale di don Giorgio è rimasto in bilico. Verso le 21.45 i dubbi del terzo componente il collegio si sono sciolti. Non poteva essere diversamente per un processo fortemente indiziario ove l’imputazione nasce dall’interpretazione di un sogno (la violenza sessuale di alcuni marocchini davanti al bar «San Giorgio») di una ragazza da tempo in cura psicoanalitica per disturbi psicosomatici. Fu la correlazione tra il nome del bar ed il passato parrocchiano (a San Pio X) della presunta parte lesa a far decollare i primi sospetti a carico di don Giorgio sino a quando la ragazza, sempre a seguito delle cure, sembrò recuperare ricordi che aveva inconsciamente rimosso per lo shock subito. E’ in quel contesto che la ragazza iniziò a raccontare gli stupri a ripetizione (per quasi quattro anni) subìti in parrocchia a San Pio X e in altre strutture ecclesiastiche durante colonie estive a Caoria e a Siusi. Non solo. La ragazza raccontò anche di essere stata violentata per due anni nei bagni della scuola media «Alfieri» da un compagno di classe e disse che negli stupri in parrocchia fu coinvolto anche un amichetto dell’epoca (oggi giovane adulto) obbligato a violentarla mentre il sacerdote filmava le scene indossando un paio di guanti in pelle nera. Racconti del terrore che non trovarono mai riscontri oggettivi esterni. Anche il ragazzo superteste negò. Il racconto della ragazza, però, ora è stato ritenuto attendibile per assenza di contraddizioni e per don Giorgio è stata la fine.

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