Archivio | luglio 16, 2008

Tacopina addio: fallisce la trattativa per il Bologna Calcio

Bologna: fallita la trattativa con gli americani

di Wildgreta

Come facilmente immaginabile, il trasloco della famiglia Tacopina a Bologna, per meglio seguire il Bologna, non si farà. L’avvocato americano in cerca di di affari italiani, di affari non ne ha concluso neppure uno: non è diventato l’avvocato di Amanda Knox, non ha concluso la supposta trattativa per l’acquisto della Roma, e non ha concluso neppure quella dell’acquisto per il Bologna. Tacopina era un intermediario, ma di chi non lo si saprà mai. Il provincialismo di alcuni è tale, che praticamente nessun giornalista si è premurato di mettere insieme tutti i vari pezzi dalla comparsa in Italia di Tacopina a Porta a Porta in occasione di una puntata sul delitto di Perugia, fino ad oggi. Se lo avessero fatto, si sarebbe perso meno tempo a consumare le tastiere dei computer per raccontare trattative virtuali. Di seguito, la dischiarazione di Cazzola e una serie di articoli pubblicati su questo blog dall’inizio della sua comparsa in Italia.

(Alfredo Cazzola)

(AGM-DS) – 16/07/2008 14.23.27 – (AGM-DS) – Milano, 16 luglio – Il presidente del Bologna Alfredo Cazzola ha annunciato che la trattativa con gli americani e` fallita. Il numero uno rossoblu` andra` avanti da solo. La trattativa per la cessione del Bologna alla Tag Partners LLC e` svanita: `L`intero capitale del Bologna e` rappresentato dal geometra Renzo Menarini e da Alfredo Cazzola, in qualita` di soci della societa` Aktiva, proprietaria del cento per cento delle azioni del Bologna. Questa mattina alle 11 attendevamo l’esecuzione del contratto sottoscritto il 9 giugno con la societa` Tag Partners LLC: era previsto un closing in data primo luglio, poi spostato di quindici giorni su richiesta della Tag Partners per motivi di procedure interne relative al completamento della due diligence`.

Peccato che le cose non siano andate come preventivato: `Da parte nostra questo slittamento e` stato accordato, previo l’invio di una lettera di diffida che ha reso il giorno 16 luglio una data sostanzialmente perentoria. Abbiamo atteso le ore 11, quando si e` presentato l’avvocato Paul D’Emilia, che e` stato peraltro qui presente in questi giorni di amministrazione condivisa, il quale ci ha dichiarato che occorrono ancora venti giorni, per quanto ci sia da parte loro ottimismo relativamente all’arrivo di nuovi co-investitori. Noi non abbiamo preso in considerazione questa ulteriore richiesta: non la condividiamo e non la accettiamo; siamo pertanto qui a comunicare che per quanto ci riguarda i rapporti ed il contratto con la societa` Tag Partners si concludono in maniera irrevocabile`.
(R. Datasport, DTS)

https://wildgreta.wordpress.com/2008/02/08/caso-perugia-e-litalo-americano-di-successo-joe-tacopina-il-legale-di-amanda-knox/

Delitto Perugia: aggiornamenti su Tacopina e secondo Pm

Tacopina, da Porta a Porta per il delitto di Perugia al Bologna Calcio.

L’omicidio di Perugia, Tacopina, la Roma e l’arresto di Follieri

Bologna Calcio: il giallo Tacopina

Don Giorgio Carli, le motivazioni della condanna: «Ragazza credibile, indizi sufficienti»

LA SENTENZA D’APPELLO – Pubblicate ieri a distanza di tre mesi le motivazioni della condanna del sacerdote

Mario Bertoldi
Per la condanna di don Giorgio Carli è bastata la parola della presunta parte offesa. Decisivi anche i consulenti dell’accusa: la Corte ha accolto in pieno il teorema della Procura
Nessun dubbio sulla veridicità dei ricordi riemersi grazie alle cure psicoanalitiche

BOLZANO. Ricordi lineari, precisi, mai contradditori. E’ stato il racconto-denuncia della presunta parte lesa a risultare decisivo nella sentenza con cui la corte d’appello il 16 aprile scorso ha condannato a 7 anni e mezzo di reclusione don Giorgio Carli, il sacerdote assolto in primo grado (da un tribunale tutto al femminile) dall’accusa di aver violentato per alcuni anni una parrocchiana che all’epoca dei fatti era una bimba. Dichiarazioni attendibili, dice la Corte, con efficacia probatoria piena.
Secondo la Corte, dunque, le sole dichiarazioni della ragazza sono sufficienti a dimostrare che i fatti raccontati siano effettivamente accaduti. In sentenza i giudici parlano di «comportamento processuale equilibrato» della denunciante e sottolineano come in tutta la vicenda non siano emersi interessi particolari che possano aver indotto la giovane a fornire un racconto non veritiero. Non solo. I riferimenti di tempo, dei luoghi, delle persone e delle cose indicate sono risultati tutti corretti. Nei ricordi, riemersi grazie dapprima all’interpretazione di un sogno e poi ad una lunga e articolata cura psicoanalitica, i particolari forniti sono risultati sempre numerosi, precisi e corretti. Sono perfettamente ancorati alla realtà – scrivono ancora i giudici d’appello – anche i riferimenti fatti dalla parte lesa (che è da ritenere perfettamente sana di mente) alle attività personali e parrocchiali. Le motivazioni della sentenza di condanna del sacerdote sono dimostrazione che la corte d’appello ha accolto in tutto e per tutto il teorema accusatorio sostenuto da Procura e parte civile. In 183 pagine dattiloscritte la corte ripercorre le tappe della vicenda ma arriva anche a definire il contesto ambientale in cui i fatti si sarebbero svolti, con un ambiente parrocchiale torbido in cui don Giorgio avrebbe avuto piena libertà d’azione per alcuni anni.
Sotto il profilo tecnico la corte d’appello smonta il percorso logico-giuridico del tribunale di primo grado: considera pienamente attendibile la ragazza denunciante e non ritiene che le deposizioni di alcuni testi (in primo luogo del ragazzino che avrebbe partecipato ad alcuni degli stupri in parrocchia) abbiano la forza di togliere credibilità al racconto della presunta parte lesa. E’ questo il passaggio che porta al ribaltamento della sentenza ed è soprattutto la deposizione del cosiddetto superteste a pesare. Il ragazzo che venne indicato come compartecipe degli stupri di don Giorgio (su regia dello stesso sacerdote che avrebbe filmato gli abusi) è stato considerato dalla corte palesemente inattendibile in quanto avrebbe reso dichiarazioni contradditorie e incoerenti, considerate dai giudici di secondo grado non idonee «ad inficiare l’attendibilità della persona offesa che, al contrario, ha reso deposizione estremamente lunga e al contempo lucida, lineare e coerente». Cosa aveva detto il giovane? In un primo tempo aveva lasciato intendere che quanto sostenuto dalla presunta parte lesa potrebbe essere stato vero, anche se personalmente non ricordava nulla. Successivamente, in aula a distanza di due anni, dichiarò (con risolutezza) che i fatti raccontati dalla donna che lo coinvolgevano non erano mai avvenuti. Lo stesso ragazzo era stato anche accusato dalla donna di ripetuti abusi sessuali nei suoi confronti per circa due anni nei bagni delle scuole medie «Alfieri» che entrambi frequentavano. Accusa che non ha mai trovato alcun riscontro (la zona dei bagni era sorvegliata dalla presenza dei bidelli sul corridoio) ma che i giudici d’appello non hanno preso neppure in considerazione (nemmeno a titolo di valutazione dell’attendibilità della ragazza) perchè non considerata nel capo d’imputazione.
«Confuse ed evasive» sono state considerate anche le deposizioni di altri due testi, che in primo grado erano state considerate in termini positivi per la difesa. Si tratta delle deposizioni del parroco don Gabriele Pedrotti e della catechista Culati Vigni, legati da un rapporto di affetto e di amicizia intima. Le loro dichiarazioni rese in aula nel processo di primo grado sono state definite «intrinsecamente contradditorie in contrasto con altri atti del processo, rispetto alle dichiarazioni rese in precedenza nella fase delle indagini preliminari, smentite in modo illogico e affatto convincente».
Un capitolo della sentenza depositata ieri è dedicato anche all’analisi critica del pronunciamento di primo grado che mandò assolto don Giorgio, seppur nel dubbio. I giudici d’appello ritengono che il tribunale abbia «omesso di valutare positivamente quali riscontri prove certe risultanti dagli atti».
La corte d’appello, dunque, parla di «prove certe» evidenziate e specificate in un lungo elenco di elementi tutti a suo tempo contestati dalla difesa del sacerdote (anche nella ricostruzione temporale) quali la macchie di sangue rilevate dalla madre nelle mutandine della piccola abusata, i riferimenti precisi della presunta parte lesa in relazione ai luoghi delle violenze, le dichiarazioni di don Pedrotti in una intercettazione telefonica in cui parla di uno «scivolone» di don Giorgio che «non si sarà probabilmente ripetuto» e le dichiarazioni al telefono della catechista Culati Vigni che, preoccupata per quanto emerso, parla di «un fondo di verità». Tutti elementi che, secondo la difesa di don Giorgio, sarebbero stati letti in termini suggestivi dalla Procura la cui impostazione, però, è stata accolta in pieno dai giudici d’appello con riferimento a deposizioni e testimonianze rese solo nel processo di primo grado, dunque lette dai verbali e non assunte in presa diretta. Poche righe (rispetto alle 183 pagine della sentenza) sono dedicate all’attendibilità di un ricordo-verità recuperato dopo mesi di cure psicoanalitiche: la sentenza elogia apertamente (e più volte) i consulenti della Procura e della parte civile, ritenendo al contrario non all’altezza della situazione i consulenti schierati dalla difesa che avevano sempre fatto riferimento ai possibili «falsi ricordi» che la psiconalisi può generare.
(Espresso Local 16 luglio 2008)

Ecco un vecchio articolo sul vescovo Egger, altri li trovate su questo blog

Per il vescovo Egger niente indagine interna dopo le accuse a Don Carli
Il vescovo non ha ritenuto necessario avviare un indagine conoscitiva interna alla Curia, benché l’abuso sessuali sui minori sia previsto anche dal codice ecclesiastico. E’ il dato più eclatante emerso dall’udienza del processo contro don Giorgio Carli, il sacerdote accusato di violenza carnale nei confronti di una giovane parrocchiana, e che ha visto in mattinata sulla sedia dei testimoni il vescovo della diocesi Bolzano/Bressanone, monsignor Wilhelm Egger il quale nel corso delle indagini preliminari si era avvalso della facoltà di non rispondere richiamandosi al Concordato e all’articolo 200 del codice di procedura penale. Sollecitato dalle domande di procura e parte civile, il vescovo ha ribadito di non aver disposto accertamenti interni in quanto era già in corso quello penale. “Non avevo nessun motivo per fare delle indagini” – ha detto monsignor Egger specificando che il trasferimento di don Carli dalla parrocchia di San Pio Decimo dove secondo l’accusa si sarebbero svolte le violenza sessuali a danno di una bambina che allora aveva appena 9 anni, non aveva nulla a che vedere con i fatti denunciati dalla presunta vittima. E non c’entrerebbero nulla nemmeno le dimissioni dell’allora parroco di san Pio Decimo don Gabriele Pedrotti dall’importante carica di vicario generale. Il vescovo ha ribadito di non aver mai avuto sospetti o ricevuto notizie dei presunti abusi sessuali prima dell’arresto di don Carli ed ha rifiutato di riferire in aula, avvalendosi del segreto professionale, dei colloqui avuti con le persone e tanto meno quelli con don Gabriele Pedrotti del quale, ha detto di non essere mai stato a conoscenza di una presunta relazione con una parrocchiana separata. La parte civile ha chiesto l’acquisizione agli atti del processo dei fascicoli di don Giorgio Carli e don Gabriele Pedrotti contenuti nell’archivio segreto della Curia.
Dopo il vescovo ha deposto l’imputato. Don Giorgio Carli, tranquillo e sorridente, ha negato decisamente di aver mai solo pensato di poter violentare chicchessia, specificando di non aver mai avuto rapporti sessuali con nessuno né prima né dopo il voto di castità. Il sacerdote di san Giacomo ha inoltre specificato che il suo rapporto con Stefania Viaro era, come con tutte le parrocchiane, improntato sull’amicizia e la serenità. “Con lei ho trascorso una notte a Spormaggiore in val di Non, dove l’avevo invitata a trascorrere un fine settimana sereno in quanto era in una situazione grave sia di salute che nel rapporto col marito. La parte civile ha chiesto un corposo risarcimento danni alla Curia, quantificabile tra uno e due miliardi di vecchie lire.

DON GELMINI: OGGI UDIENZA PRELIMINARE

don gelmini

15 Luglio 2008 17.30 – di Claudia Sensi – Fonte: Radio Galileo -Al centro dell’udienza l’utilizzabilità delle intercettazioni

Il gup Pierluigi Panariello ha deciso l’utilizzabilità delle intercettazioni per quanto riguarda la posizione di Don Gelmini mentre non le ha ritenute utilizzabili per i reati di favoreggiamento contestati agli altri tre imputati. L’udienza è stata poi rinviata al 9 ottobre prossimo. Questa mattina la questione della utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche è stata al centro dell’udienza preliminare a carico di don Pierino Gelmini, accusato di molestie sessuali nei confronti di dieci ex ospiti della Comunità Incontro. Il giudice ha ascoltato quattro testimoni per accertare le modalità di esecuzione delle circa 45 mila registrazioni di colloqui telefonici agli atti dell’inchiesta. Secondo l’avvocato Manlio Morcella, difensore di uno dei due collaboratori del sacerdote accusato di favoreggiamento insieme alla madre di uno degli accusatori, 129 di queste intercettazioni sarebbero state registrate al di fuori dei tempi autorizzati dal gip, quindi non utilizzabili nel processo.

Terni in rete 16 luglio 2008

Salerno, indagato il vescovo. Sequestrata ex colonia San Giuseppe

Mons. Pierro invia una lettera ai fedeli: «Sono nato povero e così voglio morire»

SALERNO Fiamme Gialle in arcivescovado a Salerno. È stata sequestrata dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza l’ex colonia San Giuseppe della Curia trasformata negli anni passati in un albergo. Il provvedimento è stato disposto dal sostituto procuratore di Salerno, Roberto Penna. 

Dodici le persone, a vario titolo, indagate. Nell’elenco anche l’arcivescovo di Salerno, Gerardo Pierro, e l’amministratore dell’ex Colonia San Giuseppe, don Comincio Lanzara.
Il sequestro è avvenuto nell’ambito di un’inchiesta sulla trasformazione dell’edificio, che si trova al lungomare Allende. Il complesso, che ha un valore stimato di 10 milioni di euro, è composto da 40 stanze, un salone, una cucina e una piscina. I reati ipotizzati sono quelli di truffa aggravata ai danni dello Stato, abusivismo edilizio e falso. Continua a leggere

Omicidio Federica Squarise. Legale: ritardi inammissibili e autopsia a rischio

15 luglio 2008 – Per l’avvocato Aldo Pardo, legale della famiglia Squarise, “ritardi inammissibili”nel rientro della salma di Federica, uccisa in Spagna, e nella trasmissione degli atti dell’inchiesta mettono a rischio una nuova autopsia con la presenza di un perito di parte. “Sembra che stiano facendo un figlio maschio, anche quattro se ne potevano fare da quando abbiamo chiesto gli atti in Spagna”, afferma il legale, indicando di non conoscere quali saranno i tempi di rientro della salma. “Domani, sempre domani, sembra che non sappiano dire altro – afferma facendo riferimento alla trafila burocratica spagnola – in questo modo, non avendo le carte in mano, non abbiamo potuto analizzare i risultati dell’autopsia già eseguita, non abbiamo potuto capire quanto e cosa hanno fatto i periti spagnoli”.
“Né abbiamo quindi potuto confrontare gli esisti autoptici – prosegue – con le dichiarazioni del reo confesso, e quindi non abbiamo potuto agire di conseguenza”. “L’autopsia si deve fare con un perito di parte – ha sottolineato l’avv.Pardo – si potrebbe richiedere che sia ripetuta anche in Spagna con un nostro perito, ma più il tempo passa meno ci sono, per ovvi motivi, possibilità che l’autopsia dia risultati certi”. “Sono in fibrillazione – conclude il legale – e al tempo stesso sono sconsolato, l’unica cosa che sanno dire dalla Spagna è: seguro, manana, seguro”. (Ansa)

Emanuela Orlandi ancora viva?

Pubblichiamo un interessante articolo di Gabriella Carlizzi sulle vicende legate alla scomparsa di Emanuela Orlandi.tratto dal sito

lagiustainformazione.it

Mi chiedo cosa stia pensando in questo momento il professor Francesco Bruno, Criminologo del Sisde, il quale provò a fornire agli inquirenti indizi molto interessanti a sostegno che Emanuela Orlandi è viva, e ben protetta non lontana dal Vaticano.
E il professor Bruno non fu nemmeno il solo a “istigare” eventuali e doverosi “atti dovuti” Atti che forse non furono espletati sulla base di quanto il professore dichiarò, pur essendo persona credibile.
Ed è apparsa strana l’assenza del Criminologo, due sere fa, tra gli ospiti autorevoli di Matrix la trasmissione condotta da Mentana….che ha affrontato il caso con il pubblico televisivo.
Ciò che tuttavia rappresenta la maggiore garanzia sulla certezza che Emanuela sia in vita, traspare dallo sguardo bellissimo della mamma che non traduce il sentimento della speranza, bensì spazza via finanche il dubbio o il timore che la propria figlia sia morta.
E consentitemi di ritenere non conforme al caso specifico, nemmeno il generico paragone sul piano psicologico espresso da Federica Sciarelli conduttrice di “Chi l’ha visto?” quando ha commentato il comportamento della signora Orlandi come “normale” per tutte le mamme che vivono situazioni simili, ed ha citato la signora Pipitone, mamma della piccola Denise.
No. No. No. Continua a leggere

Melegnano, clinica San Donato: Indagati 24 tra medici e dirigenti

Foto Archivio

DI Wildgreta

Dopo lo scandalo della clinica Santa Rita, l’arresto del Presidente della regione Abruzzo Del Turco, ecco altri 24 indagati in Lombardia  per truffa al servizio sanitario Nazionale. In passato, ricordiamo lo scandalo sanità nel Lazio, in cui fu coinvolta anche l’ex moglie di Gianfranco Fini, quello in Puglia, in Calabria, in Piemonte ecc. In pratica, la sanità pubblica, viene depredata un po’ ovunque. Ma se sivuole fare determinate analisi, in alcune città la lista di attesa è di sei-otto mesi. Per le operazioni anche. Ricordo quando mi fu proposto da un chirurgo di operarmi nella sua clinica, in quanto le liste di attesa nell’ospedale pubblico dove era vice primario, sarebbe stata di almeno due mesi.Io gli ho detto che, essendo il mio un caso grave, mi sarei presentata al pronto soccorso e mi avrebbero ricoverato e operato subito. Vista la mia determinazione, mi ha detto:”Va bene, faccia pure così”. Mi presentai il giorno dopo al pronto soccorso in preda a dolori terribili, mi fecero le analisi e fui operata il giorno dopo dallo stesso chirurgo che aveva tentato di farmi operare a pagamento nella sua clinica. Era il migliore nel suo campo, non certo il migliore a livello morale.

Clinica San Donato nel mirino della GdF

Per tutti l’accusa è di falso ideologico e truffa ai danni del servizio sanitario locale. Oltre agli avvisi di garanzia, i militari hanno eseguito il sequestro preventivo di 2 milioni di euro a carico della societa’, indagata per la legge 231 sulla responsabilita’ amministrativa
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