Archivio | luglio 7, 2008

Santa Rita, si insedia il presidente riapertura annunciata per martedì

Colombo nominato ufficialmente. Ok solo ad alcuni reparti

SANTA RITA, PAOLO REGOLO INTERROGATO PER 3 ORE DA PM
di Rodolfo Sala
Riapre la Santa Rita, ed è «questione di giorni», dicono al Pirellone. La prossima settimana, forse già da martedì, la clinica finita nel mirino degli inquirenti per una serie impressionante di casi di malasanità (in manette 14 persone tra medici e dirigenti) riotterrà l´accreditamento da parte del Pirellone.

Non sarà una ripartenza a pieno regime, ma «graduale»: nelle prossime ore si deciderà quali reparti potranno riaprire. Ad accelerare i tempi, i nuovi assetti che la proprietà si è data. Ieri sono stati rinnovati gli organi societari: presidente Luigi Colombo, vicepresidente Antonio Zoncada, direttore generale Maurizio Guizzardi. Un colpo di spugna sulle decisioni che gli stessi vertici della clinica avevano preso lunedì scorso, con la nomina ad amministratore unico di Antonio Lanzetta. Nomina poi bocciata dalla Asl e dalla Regione, a causa dei rapporti che Lanzetta aveva intrattenuto con Francesco Pipitone, azionista di riferimento della Santa Rita coinvolto nell´inchiesta giudiziaria e finito agli arresti domiciliari.

«Siamo pronti per il riaccreditamento» – conferma l´assessore regionale alla Sanità, il leghista Luciano Bresciani. Ma c´è già chi contesta i nuovi vertici dell´istituto: «Colombo è un uomo di fiducia di Formigoni – attacca il verde Carlo Monguzzi – e noi ci chiediamo quali oscuri movimenti stiamo avvenendo nella sanità privata lombarda e chi possa garantire i cittadini e i malati». E ancora: «In questo momento Regione e Asl non possono permettersi che sia la Santa Rita a garantire per se stessa e i suoi amministratori, anche perché si tratta di persone che non sembrano avere meriti particolari nel campo della tutela dei diritti sanitari».

Un altro assessore, il leghista Davide Boni, ieri si è fatto vedere alla Santa Rita e ha anticipato che qualcosa andrà cambiato nel sistema degli accreditamenti e dei controlli della Regione: «Con il presidente Formigoni si sta ragionando attorno a una ricalibratura, perché può darsi che dentro un meccanismo buono, ma non perfetto, alcune situazioni vadano risistemate». Per il vicepresidente del consiglio regionale Marco Cipriano, Sinistra democratica, è invece necessario «riconsiderare nella sua totalità il sistema sanitario lombardo». Per questo Cipriano ha chiesto che l´assessore Bresciani riferisca nella seduta della commissione Sanità di giovedì prossimo su come intenda procedere per rivedere le attuali regole.
(05 luglio 2008)

nterrogato oggi per più di tre ore Paolo Regolo, responsabile d’equipe presso l’unita operativa di Neurochirurgia alla clinica Santa Rita agli arresti domiciliari con le accuse di truffa al Sistema sanitario nazionale e falso. Il medico è stato interrogato dal pubblico ministero Tiziana Siciliano, titolare insieme a Grazia Pradella dell’inchiesta sulla cosiddetta “clinica degli orrori”. (omnimilano.it)
(07 luglio 2008 ore 20:07)

Roma: don Ruggero Conti può restare in carcere. Le sue condizioni di salute lo consentono.

LAZIO/ PRETE ARRESTATO, PERITO GIP: PUO’ RIMANERE IN CARCERE
Giudice deve decidere su istanza ritorno in libertà sacerdote

Roma, 7 lug. (Apcom) – Le condizioni di salute di don Ruggero Conti non sono incompatibili con il regime carcerario a cui è sottoposto. Questo il risultato dell’accertamento medico disposto dal gip Andrea Vardaro per il prete arrestato nei giorni scorsi nell’ambito di una inchiesta su una serie di episodi di pedofilia avvenuti nell’arco degli ultimi dieci anni, nel corso di diverse attività parrocchiali della chiesa ‘Natività di Maria Santissima’, in via di Selva Candida, a Roma.Il perito nominato dal giudice avrebbe comunque, nell’elaborato consegnato al magistrato, definito la situazione clinica del sacerdote come complessa e motivo di ulteriori controlli. Adesso il gip dovrà valutare l’istanza presentata dai difensori di don Ruggero, dopo l’interrogatorio di garanzia, tesa ad una possibile remissione in libertà od alla concessione degli arresti domiciliari.

Intanto all’attenzione del pm Francesco Scavo sarà posto, entre breve, dai difensori, un dossier con le dichiarazioni di molte decine di persone, che frequentano la parrocchia ‘Natività di Maria Santissima – Chiesa dei Santi martiri di Selva candida’ e si dicono pronti a testimoniare in favore di don Ruggero.

Trovato cadavere di donna a Lloret del Mar, sembrerebbe Federica

SPAGNA: LEGALI RAGAZZA SCOMPARSA, DA CONSOLE NESSUNA NOTIZIA UFFICIALE

Padova, 7 lug. (Adnkronos) – “Il console non ci ha dato alcuna notizia uffciale. E non possiamo dire nulla finche’ non ci sono notizie ufficiali”. Cosi Stefano Squarise e Giovanni Belsito, i legali della famiglia di Federica Squarise la ragazza scomparsa in Spagna.

Sotto esame una maglietta recuperata in spiaggiaIl corpo nudo e in avanzato stato di decomposizione è stato rinvenuto in un parco, non lontano dal luogo dove il 2 luglio scorso è scomparsa la giovane padovana. A far pensare che si tratti della ragazza italiana alcuni tatuaggi e l’apparente età della vittima, 20-25 anni. Per l’identificazione potrebbe però essere necessario l’esame del dna. Il giallo della sparizione, 10 giorni di misteri

 Madrid, 7 lug. (Adnkronos/Ign) – Sembrerebbe essere proprio di Federica Squarise, la giovane 23enne scomparsa il 2 luglio scorso mentre era in vacanza in Costa Brava, il cadavere trovato in un parco a Lloret del Mar. A quanto apprende l’ADNKRONOS, infatti ci sarebbero ”similitudini” tra il corpo rinvenuto e Federica. A richiamare l’attenzione della polizia è stato un tatuaggio presente ”su una gamba” della vittima. Federica aveva tatuate tre stelle dietro l’orecchio e un fiore su un piede.

Secondo quanto si è appreso da fonti vicine agli inquirenti il riconoscimento della ragazza però si renderebbe difficoltoso viste le condizioni del corpo. In particolare non si sarebbe riuscito a individuare il tatuaggio con le stelline a causa dell’avanzato stato di decomposizione del corpo. Per l’identificazione potrebbe quindi essere necessario ricorrere all’esame del dna.

I Carabinieri di Padova, presenti nella casa di Federica, hanno riferito del ritrovamento sul corpo di un tatuaggio che sembra proprio essere un fiore. Inoltre, la vittima sarebbe una giovane donna dall’apparente età di 20-25 anni.

Il cadavere è stato rinvenuto in un parco, da tempo in completo stato di abbandono, che sorge davanti alla facciata di un vecchio edificio conosciuto a Lloret de Mar col nome di ‘Can Zaragoza’. Si tratta di un ex albergo che oggi ospita gli uffici comunali del Servizio per il patrimonio culturale. La polizia spagnola invece finora aveva concentrato le sue ricerche sulle scogliere.

Il vecchio hotel si trova a soli 10 minuti a piedi dalla Riera, la zona della ‘movida’ notturna della località balneare, dove Federica è stata vista per l’ultima volta. Il giardino del ‘Can Zaragoza’ è inoltre abbastanza vicino all’hotel Flamingo dove la giovane padovana alloggiava insieme all’amica. Alcuni testimoni, residenti della zona, hanno assicurato agli investigatori di non aver notato nulla di strano nei giorni scorsi.

Gli inquirenti spagnoli stanno anche esaminando una maglietta rinvenuta sulla spiaggia antistante Lloret del Mar: la t-shirt sarebbe stata riconosciuta da Roberta, sorella di Federica. Su quella maglietta si cerca il dna della giovane e anche quello di persone che potrebbero essere state in sua compagnia come Victor, detto “El Gordo”, il suo racconto infatti non convincerebbe la polizia. Sotto esame anche tutti i filmati delle telecamere che hanno ripreso le zone frequentate da Federica e dall’amica Stefania.

A fare un quadro della situazione è l’avvocato di famiglia. “Pochissime sono le possibiltà che si tratti di una sparizione volontaria”, dice. E resta chiusa nel suo dolore Stefania Perin, l’amica di Federica. Nel pomeriggio la 23enne si è affacciata due volte da casa per parlare ai cronisti che le chiedevano notizie riferendo però di non aver voglia di dire nulla, visto il momento difficile, e di aver bisogno di riposo.

IL GIALLO DI GARLASCO.La tesi dell’accusa: “A ucciderla può essere stato solo lui”

 
Vigevano (Pavia), 5 luglio 2008 – “NON PUO’ essere stato nessun altro”. E’ il presupposto sul quale si baserà la richiesta di rinvio a giudizio che la Procura di Vigevano chiederà nei confronti di Alberto Stasi, unico indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, lo scorso 13 agosto a Garlasco. Proprio come per il caso di Cogne, in cui si è arrivati a una sentenza definitiva di condanna, anche se il sospettato si continua a professare innocente e a suo carico non ci sono prove schiaccianti, a Garlasco gli inquirenti hanno progressivamente ristretto il cerchio delle indagini, arrivando ad un unico possibile colpevole. Formalmente l’inchiesta sull’omicidio Poggi è ancora aperta e, considerate le tempistiche adottate in ogni sua fase dalla Procura di Vigevano, il sostituto procuratore Rosa Muscio la chiuderà l’ultimo giorno utile dei 12 mesi previsti per le indagini preliminari. Continua a leggere

IL GIALLO DI GARLASCO:Il dramma silenzioso del delitto dimenticato

Un anno dopo i genitori di Chiara e Alberto. Giuseppe Poggi: “Non odio nessuno. Mia figlia è morta e con lei sono finiti tutti i sogni”. Nicola Stasi: “Mio figlio è sereno. Ma oggi mi chiedo se la giustizia esiste veramente”

Garlasco (Pavia), 5 luglio 2008 – DIALOGANO a distanza. Senza accuse. Senza astio. Senza odio. Nella tragedia di Garlasco sono le figure più belle e umane, le più positive. Incutono rispetto e ispirano qualcosa che assomiglia molto all’affetto. Sono i genitori. Quelli che hanno perduto una figlia. Quelli che si battono per non perdere il loro. Via Ungaretti. Via Pascoli… I genitori di Chiara Poggi sono tornati ad abitare nel quartierino dei poeti, nella casa dove Chiara fu uccisa. Giuseppe Poggi è un uomo forte, desolato. “Si sopravvive. Col passare del tempo si sente sempre più la sua mancanza. Il nostro stato d’animo non è cambiato. E’ un anno, ma a me sembrano quindici giorni”. Continua a leggere

Caso Orlandi, parla il figlio di Calvi: c’è un nesso fra il rapimento e la morte di mio padre

ROMA (6 luglio) – «Sono certo che tra la morte di mio padre e il rapimento di Emanuela Orlandi ci sia un collegamento. All’epoca la Banda della Magliana faceva il lavoro sporco». Questo uno dei passaggi dell’intervista che il figlio di Roberto Calvi ha rilasciato alla trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto? che domani sera si occuperà del caso Orlandi, con una trasmissione in diretta dalla casa dove la ragazza sarebbe stata tenuta prigioniera.

Proprio nell’appartamento del quartiere Gianicolense a Roma, indicato dalla testimone Sabrina Minardi come la prigionia di Emanuela Orlandi, gli uomini della squadra mobile di Roma sono tornati due giorni fa per un nuovo sopralluogo dei sotterranei, dove, in base alle dichiarazione di Sabrina Minardi, la banda della magliana avrebbe tenuto prigioniera Emanuela Orlandi. La polizia, dopo la prima ispezione e il sequestro dei locali, avvenuto il 26 giugno, ha deciso di ritornare nell’ampio sotterraneo e nei camminamenti che si trovano sotto l’appartamento di via Pignatelli. Nella casa fu trovato un vano celato da un muro con un piccolo bagno.