Archivio | luglio 19, 2008

Una canzone e tanti girasoli per salutare Federica Squarise

La sua canzone più amata, i girasoli che ne ricordano il carattere solare e l’abbraccio, l’ultimo, di familiari e amici. Così San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova, ha salutato Federica Squarise, la ragazza uccisa a Lloret del Mar in Spagna, il 30 giugno scorso E’ la canzone dei Tiro Mancino, quella preferita da Federica. “Le incomprensioni sono così strane, sarebbe meglio evitarle sempre per non rischiare di aver ragione, che la ragione non sempre serve”, le note del gruppo musicale italiano accompagnano il feretro fuori dalla chiesa, rendendo ancora più straziante l’addio. Ai funerali di Federica Squarise hanno partecipato oltre mille persone. Scortato da una staffetta della polizia municipale, il feretro di Federica Squarise è arrivato nella chiesa parrocchiale dopo essere partito dall’obitorio dell’ospedale di Camposampiero e aver sostato brevemente nella casa di Federica, in via Trieste. La bara, in larice naturale biondo, era ricoperta da un cuscino di girasoli ed è stata deposta davanti all’altare, al centro del quale era posto un cuscino di rose bianche. Attorno altri girasoli, piccole corone di rose e gerbere bianche tutte “firmate” dagli amici di Federica. Una corona portava anche il nome della località balneare spagnola dove la ragazza ha trovato la morte. Ai lati dell’altare il labaro del Comune affiancato da quelli della Regione Veneto, rappresentata dall’assessore Elena Donazzan e del Comune di Padova. La chiesa era stata occupata da centinaia di persone circa un’ora prima dell’arrivo del feretro, quasi due ore prima delle esequie.

L’OMELIA “Cara Federica accanto a te c’è il paese – ha detto don Leopoldo, il sacerdote che ha celebrato la Santa Messa – e ognuno ti dedica un pensiero. Ti ricordiamo solare e discreta, semplice e affabile, ricordiamo la tua capacità per il lavoro, il tuo sguardo trasparente. Ora c’è – ha proseguito – un cambiamento coraggioso da assumere comunitariamente per dare un senso al tuo morire. La tua morte prematura ci porta a rendere sacro ogni momento del giorno. Sei morta di morte violenta ma questo ci spinge a rifiutare ogni violenza e ogni forma di sopraffazione”.

Roma, sentenza Riesame: resta in carcere don Ruggero il prete arrestato per pedofilia

Il tribunale del Riesame ha deciso che resterà in carcere don Ruggero Conti, 55 anni, già parroco della parrocchia Natività di Maria Santissima, finito il 30 giugno scorso in carcere per l’accusa di violenza sessuale continuata e aggravata. Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Francesco Scavo, il sacerdote negli ultimi dieci anni avrebbe ripetutamente abusato di giovani affidati alle sue cure, tra l’altro, nell’oratorio e nei campeggi estivi.
Perito del giudice aveva stabilito compatibilità con detenzione

ROMA, 19 LUGLIO (Apcom) – I giudici della libertà depositeranno nei prossimi giorni le motivazioni del provvedimento con il quale è stata respinta l’istanza di remissione in libertà di don Ruggero, il sacerdote arrestato il 30 giugno scorso con l’accusa di violenza sessuale continuata e aggravata a danno di minori.

Al momento, quindi, a disposizione dei difensori del sacerdote, c’è solo il dispositivo emesso dal tribunale. Per poter ricorrere eventualmente in Cassazione, quindi, bisognerà attendere.

Nei giorni scorsi il perito nominato dal gip Andrea Vardaro, dopo aver visitato il prete, nel carcere di Regina Coeli, aveva stabilito che le condizioni fisiche di don Ruggero sono compatibili con il regime di detenzione.

Quando è stato sentito, nell’interrogatorio di garanzia, da parte sua, il sacerdote, da sempre impegnato nel sociale ed in favore dei più deboli, ha ribadito la sua innocenza, affermando di essere vittima di un complotto.

Nel frattempo le indagini disposte dal pm Francesco Scavo sono andate avanti e sarebbero stati accertati altri episodi di abusi, tentate e commesse violenze in danno di minori, anche in altre chiese dove don Ruggero ha lavorato.
Parma ok 19/07/2008

Pedofilia: si mostrava nudo a tre bimbe, arrestato

Torre del Greco, prometteva regali in cambio di attenzioni
(ANSA) – NAPOLI, 19 LUG – Un uomo di Torre del Greco si sarebbe mostrato nudo a tre bambine promettendo loro regali in cambio di attenzioni intime: arrestato. L’accusa nei confronti dell’uomo e’di violenza sessuale.Il padre di una delle 3 bimbe ha denunciato che la figlia, lo scorso anno a Torre del Greco per le vacanze,aveva subito attenzioni sessuali da parte del vicino di casa della cuginetta.L’uomo viveva nell’abitazione accanto a quella di una delle bambine e secondo gli investigatori si mostrava loro nudo.
Abusi: Torre del Greco, cuoco 40enne molestava bimbe di 9 e 11 anni
NAPOLI – Quarantenne arrestato a Torre del Greco con l’accusa di violenza sessuale su minori. Nel mirino dell’uomo, impiegato come cuoco in un ristorante di Portici, tre bambine fra i 9 e gli 11 anni, che erano solite giocare con suo figlio. Alle piccole prometteva regali e si mostrava nudo, in cambio di particolari attenzioni intime. L’arresto e’ scattato stamane intorno alle sei, dando seguito all’ordinanza di custuodia cautelare emessa dal Gip di Torre Annunziata Nicola Russo, su richiesta del Pubblico Ministero Francesca Falcone. Le indagini erano partite lo scorso novembre, in seguito alla denuncia presentata dal padre di una delle bambine, che ai carabinieri di Busto Arsizio aveva parlato di attenzioni sessuali ricevute dalla figlia durante le precedenti vacanze estive. (Agr)

La Franzoni diventa sarta in carcere per il progetto Alta moda

Bologna . E’ stata condannata a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele
Confeziona biancheria di lusso nel laboratorio della Dozza

MILANO – Confeziona asciugamani e lenzuola di lusso. Dal carcere della Dozza di Bologna adesso Annamaria Franzoni lavora per l’«Alta moda». O almeno fa le prove generali, in vista della selezione per chi potrà partecipare al progetto «Ape Malandra» ideato da Valeria Ferlini, partito a San Vittore, esportato a Opera e ora in arrivo a Bologna. Annamaria, condannata a 16 anni (ora 13 per l’indulto) per l’omicidio del figlio Samuele, sta tentando di ritrovare una sua «normalità».

Lo fa lavorando a macchina, la sua prima attività da quando, dal 21 maggio scorso la sua condanna è diventata definitiva. Finora aveva passato il tempo leggendo libri, riposandosi e guardando la tv, in attesa delle visite puntuali del marito Stefano e dei figli Davide e Gioele. Adesso ha deciso di reagire. Non più apatia, ma la voglia di costruirsi un piccolo mondo. Niente cucina, che pure era una delle cose che più la interessava da donna libera. Continua a leggere

L’addio a Federica, uccisa in Spagna

DELITTO LA NOTTE DEL 30 GIUGNO A LLORET DE MAR
Sabato pomeriggio i funerali nella chiesa parrocchiale del suo paese, San Giorgio delle Pertiche

PADOVA – «Il tuo sorriso è con noi. Ciao Fede». È la scritta che compare a fianco di alcune gigantografie, una delle quali appesa al campanile, in Piazza Donatori a San Giorgio delle Pertiche. Omaggi voluti dagli amici di Federica Squarise, la giovane uccisa il 30 giugno scorso in Spagna. I ragazzi, ieri sera, hanno organizzato anche una fiaccolata. Il paese si prepara con molta compostezza a dare l’estremo saluto alla giovane concittadina. Le esequie saranno celebrate dal parroco di San Giorgio, don Riccardo Poletto, alle 17, mentre l’arrivo del feretro, custodito privatamente dalla famiglia, è previsto verso le 16, per dare modo alla cittadinanza di rendere un personale saluto a Federica. Continua a leggere

Papa in Australia, direttore sala stampa vaticana sulla pedofilia:”Parlare di scuse è eccessivo”

FIGLIE ABUSATE DA PRETE, GENITORI VOGLIONO UDIENZA PAPA.

di Wildgreta

Vogliono incontrare il Papa perchè si scusi con loro per gli abusi subiti da tutte e due le loro figlie da parte di un sacerdote in Australia. Una è morta suicida, l’altra ha subito danni cerebrali e fisici in un incidente d’auto avvenuto perchè dipendente da alcol. Anche gli australiani avevano chiesto al Papa le scuse della Chiesa e la notizia che queste scuse sarebbero state presentate dal papa , era rimbalzata sui giornali di tutto il mondo. Ma mercoledi’ il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, ha precisato che il tema sara’ trattato ma che parlare di “scuse”, come hanno scritto i giornali, e’ eccessivo. Ha ragione padre Lombardi, parlare di scuse è eccessivo, meglio una pacca sulla spalla, meglio prenderla come con il gratta e vinci: “ritenta, sarai più fortunato”. Intanto, ‘Broken Rites’, un gruppo d’aiuto alle vittime di abusi sessuali commessi in seno alla Chiesa, ha deciso di manifestare insieme all’organizzazione ‘No al Papa’, nella manifestazione organizzata sabato contro le posizioni della Santa Sede in tema di omosessualita’, aborto e Aids. Sabina Guzzanti non sarà là, così si potrà parlare seriamente di un tema che dovrebbe essere oggetto di una discussione seria anche in Italia.

Emma e’ morta suicida all’inizio dell’anno perche’ non riusciva a reggere la vergogna dell’abuso subito da piccola da parte di un prete. La sorella Katie, anche lei violentata a piu’ riprese dallo stesso sacerdote, cadde nella dipendenza dell’alcool e nel 1999 subi’ un incidente d’auto che le ha lasciato gravissimi danni cerebrali e fisici. I genitori delle due ragazze, Anthony e Christine Foster, sono a Sydney -giunti dall’Europa, dove risiedono attualmente- perche’ vogliono incontrare papa Benedetto XVI, essere ricevuti in udienza e sentirsi chiedere scusa per gli abusi subiti delle due piccole. Continua a leggere

Visita in carcere, i progetti di Amanda: amare Raffaele


Mazzuca a colloquio con la studentessa
Da quasi nove mesi Amanda Knox è rinchiusa nel carcere di Perugia con l’accusa di aver ucciso Meredith Kercher. Giancarlo Mazzuca è andato ad incontrarla: “Non sembra tanto la biondina supersexy, quanto una ragazzina acqua e sapone”

Perugia, 16 luglio 2008 – Bussi alla porta principale del carcere e ti rendi subito conto che, in Italia, ci piangiamo troppo spesso addosso: parliamo di prigioni fatiscenti e sovraffollate, di prigioni maleodoranti e in stato di quasi abbandono, e poi scopri Capanne. Edifici nuovissimi, vasti giardini dove corrono persino i leprotti (un modo per mettere sul ‘chi va là’ le guardie carcerarie?) e addirittura 15 ettari di terreni agricoli coltivati a frutta e ortaggi, purtroppo solo da qualche recluso. Peccato che un’ala intera dell’edificio sia chiusa per mancanza di personale carcerario: a Capanne potrebbero starci oltre 500 detenuti, ne ospita soltanto la metà che, per l’80 per cento, sono stranieri.Qui, da quasi nove mesi, è reclusa Amanda Knox, la ‘Foxy Knoxy’ dei giornali tabloid britannici, per l’omicidio di Meredith Kercher. Il direttore del carcere, Antonio Fullone, gentilissimo e trasferito qui da poco, mi porta subito nella sezione femminile: 28 detenute in tutto, due o tre persone e un televisore per ogni cella. Più che un carcere, sembra un ospedale: pavimenti lucidi, pulizia dappertutto. Amanda mi viene incontro, sorridente.

Non sembra tanto la biondina supersexy e rubacuori, quanto una ragazzina acqua e sapone, molto sveglia, con quegli incredibili occhi azzurri che ti guardano fisso e non s’abbassano mai, la pelle bianchissima, la voce cristallina e un sorriso incredibile. Ti domandi subito: ma com’è stato possibile tutto ciò?

Prendi l’argomento alla larga e le chiedi come trascorre le sue giornate in carcere. Amanda non ha dubbi: “Molto bene, basta avere un progetto di vita”. Lei di progetti ne ha davvero tanti, nonostante quasi nove mesi di reclusione. Intanto, è entrata molto in sintonia con le sue compagne di cella, un’italiana e una bulgara: “L’italiana ha tanti bimbi piccoli e l’ho anche aiutata a dare loro da mangiare”. Poi ha creato un buon rapporto con le guardie carcerarie della sezione femminile, tutte ovviamente donne: “Loro mi comprendono, a differenza di quanto capitò nei primi giorni di interrogatori in Questura, dopo la morte di Meredith”.

Non scrive più memoriali, ma dedica molto tempo a rispondere alle lettere di familiari e amici. Amanda non lo dice, ma il rapporto con Raffaele Sollecito, il fidanzatino pugliese di quella terribile notte dell’omicidio di Meredith, non si è affatto interrotto, anzi: “Ero arrivata a Perugia alla fine di settembre dell’anno scorso, e, quindi, avevo appena conosciuto Raffaele. Allora non si poteva certo parlare d’amore, ma di simpatia reciproca. Dopo siamo stati divisi e anche il padre di Raffaele ha tentato di allontanarmi dal figlio, ma noi non ci siamo mai lasciati”.

Insomma, quella love story, che sembrava finita così drammaticamente, non si è affatto interrotta: pochi giorni fa, al compleanno di Amanda, sono arrivati anche i fiori di Sollecito, subito dirottati nella cappella del carcere: la passioncella è diventata amore, almeno così pare. Se si sofferma volentieri su Raffaele, Amanda è invece molto restìa a parlare di Rudy Hermann Guede, l’ivoriano che è recluso come lei a Perugia per il delitto del 1° novembre: “Lo conosco molto poco, non posso aggiungere altro”.

L’incontro con Amanda Knox, lo confesso, è, per certi versi, molto singolare, quasi unico. Solitamente le persone che vedi dietro le sbarre sono disperate, spesso in lacrime, come mi capitò anche con Anna Maria Franzoni. La studentessa americana, vestita in modo semplice (una maglietta bianca e un paio di jeans blu,) ma ugualmente ricercato considerando il contesto in cui vive, pare reduce da uno stage in un college. È anche un po’ più in carne, nonostante la ginnastica (“Qui si mangia bene: mi piacciono la pasta e il riso”).

Ti continua a parlare di progetti di vita, e ribadisce che fa ottimo uso del suo tempo dietro le sbarre. Attualmente studia contemporaneamente cinque lingue straniere (italiano e tedesco, che sa meglio delle altre, più francese, russo e cinese) e fa il tirocinio con i libri che le inviano i genitori (padre e madre sono separati, ma, a turno, vengono a trovarla ogni quindici giorni: lei insegna, lui è contabile in un istituto finanziario).

La Knox non perde mai la sua ora d’aria, al mattino e al pomeriggio, e va pure a messa: a Pasqua ha parlato a lungo anche con il vescovo di Perugia. Non solo: ha frequentato la palestra in carcere (“sono in buona forma fisica”), mentre ha ultimato un corso di chitarra. “Al saggio finale ho suonato Il mio canto libero (e sorride…) di Lucio Battisti più Hey Jude e Let it be dei Beatles”.

Proprio la chitarra è il mezzo che mi consente di entrare nell’argomento che più mi interessa: quali fossero i suoi veri rapporti con Meredith, la compagna d’appartamento. Amanda smentisce i continui litigi con l’inglesina. Ti guarda negli occhi, si gratta il naso pieno di efelidi e poi ti dice: “Non è vero che ci ignoravamo o ci bisticciavamo sempre, spesso stavamo assieme e, mentre io suonavo la chitarra, lei leggeva avidamente libri gialli”.

Particolare inedito, questo dei libri gialli. Vorrei saperne di più, ma lo sguardo del direttore del carcere mi impedisce di andare oltre: con Amanda posso solo parlare della sua attuale vita da detenuta e non addentrarmi troppo nei particolari di quella notte di sangue. La Knox si limita a ribadire la sua versione: in quella notte lei era a casa di Sollecito, “ricordo che mangiammo pesce e poi facemmo l’amore”. Sarò un po’ codino, ma resto sbalordito dalla naturalezza con cui questa ragazza, che potrebbe essere mia figlia, parla dei suoi rapporti amorosi, quasi un modo per combattere la noia.

E, a proposito di noia, interrogo Amanda sulla sua vita a Perugia, una città che potrebbe sembrare provinciale, ma che è invece cosmopolita con gli studenti provenienti da tutto il mondo che ruotano attorno al centro storico: “Perugia è una città che amo e che continuo ad amare, nonostante quello che mi è successo. Così, come continuo ad amare l’Italia e gli italiani. Mi piaceva, Perugia, soprattutto di giorno, di notte era diverso, era quasi inquietante. Ricordo quando aspettavo qualcuno davanti alla fontana in piazza e in tanti mi si avvicinavano e mi chiedevano se andavo fuori con loro”.

La Perugia dai due volti: quella solare del giorno e quella ricca d’angoscia e carica d’eccessi della notte che diventa un leit-motiv per molte città universitarie italiane e di tanti centri turistici sparsi nel mondo che, soprattutto d’estate, si riempiono di giovani alla disperata ricerca dello sballo.

Scrivi di sballo, ma nell’Amanda che ho conosciuto non pare esserci spazio per questa parola. È incredibile, ma lei non sembra volere sfuggire alle incognite del suo futuro e, anzi, attende con impazienza il giorno del processo: “Mi dicono che comincerà a gennaio, ma io spero tanto che l’inizio sia fissato in novembre”. Non vedo ombra di pentimento nei suoi occhi, anche se ammette che qualche errore (quale?) l’ha commesso, e non c’è un suo pensiero spontaneo per la compagna scomparsa così tragicamente.

In lei c’è, piuttosto, voglia di vivere e del suo avvenire, quello che lei si è costruita nel suo progetto di vita, dice: “Quando tutto sarà finito, tornerò negli Usa, ma non ci starò a lungo. Da grande voglio fare l’interprete e mi piacerebbe vivere un pò qua, un pò là, in giro per il mondo”. Mi chiede poi se andrò al suo processo: ci sarò.

Giancarlo Mazzuca La Nazione

Meredith, Amanda Knox: “Non è vero che litigavamo sempre”

PERUGIA, 16 LUGLIO – “Non è vero che io e Meredith ci ignoravamo o bisticciavamo sempre, spesso stavamo insieme e, mentre io suonavo la chitarra, lei leggeva avidamente libri gialli”.

Così Amanda Knox, in carcere per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, racconta il suo rapporto con la coinquilina in un’intervista al “Quotidiano Nazionale”. Continua a leggere