L’efferatezza del delitto non comporta uno sconto della pena per la cassazione. Lo sviluppo di Samuele ritenuto dalla madre non regolare può essere una chiave di lettura per l’omicidio. Per la Cassazione il “trattamento sanzionatorio” comminato alla Franzoni e la determinazione della misura della pena non meritano alcuna “censura”. Rileva infatti la Suprema Corte – nelle motivazioni depositate oggi relative al verdetto di condanna definitiva della Franzoni dello scorso 21 maggio – che bisogna tenere presente non solo “la natura del reato” ma anche “le modalità particolarmente efferate del gesto criminoso (numero e violenza dei colpi, almeno 17, reiterati nonostante il tentativo di difesa compiuto dalla vittima, testimoniato dalle lesioni riscontrate sulla sua mano sinistra) nonchè le circostanze di tempo e di luogo dell’azione e l’elevata intensità del dolo, pur ritenuto d’impeto (anche tale specie di dolo consentendo graduazioni della sua intensità)”.
LO SVILUPPO DI SAMUELE. Anna Maria Franzoni “nutriva preoccupazioni (in gran parte ingiustificate) per la normalità ed il regolare sviluppo di Samuele, con particolare e sintomatico riguardo alla conformazione ed alle peculiarità del caso, tanto da avere manifestato il presagio di una sua possibile morte prematura”. Lo sottolinea la Cassazione. Ad avviso di Piazza Cavour “le ragioni del delitto, verosimilmente propiziato da una circostanza occasionale, possono, dunque, anche inquadrarsi per trovare una chiave di lettura in tale contesto, senza che, per altro, le ineliminabili incertezze sul punto possano inficiare l’affermazione di responsabilità formulata dai giudici di merito.