Nell’ultima udienza per il delitto di Garlasco, in cui venne uccisa Chiara Poggi, i legali di Alberto Stasi chiedono l’assoluzione: gli indizi, dicono, non sono prove di colpevolezza.
di Cecilia Dalla Negra
L’ULTIMA UDIENZA – Tanti indizi ma nessuna prova. Dodici ore per stabilirlo nell’arringa della difesa: sei durante l’udienza dello scorso 9 aprile, altre sei in quella di ieri, 18 aprile. I legali di Stasi non invertono il copione che ci si aspettava nell’ultima puntata di questo processo con rito abbreviato, che non consente la possibilità di dibattimento, ma solo le arringhe delle parti. Per accusare invece Alberto Stasi dell’omicidio della sua fidanzata, Chiara Poggi, il pm Rosa Muscio la scorsa settimana ci aveva impiegato appena tre quarti d’ora, chiedendo 30 anni di reclusione e sostenendo a spada tratta la sua colpevolezza. Ieri Angelo Giarda, uno dei legali del collegio di difesa dell’unico imputato per questo delitto, ha inondato l’aula con un fiume di parole per ripetere una cosa sola: “Alberto Stasi è innocente: deve essere assolto per non aver commesso il fatto”.
LA RICHIESTA DI ASSOLUZIONE – La sua assoluzione viene portata avanti sulla base di molte motivazioni, ma quella che spicca è una, e parla di “indizi: soltanto indizi. Ma le prove?”. È questa la domanda che risuona nell’aula del tribunale di Vigevano, davanti al giudice per le udienze preliminari Stefano Vitelli. Una risposta scontata, per la difesa: gli indizi, per quanto stringenti, non sono una prova di colpevolezza. A loro parere la pubblica accusa avrebbe in mano una pista, ma niente in grado di inchiodare Stasi alle sue presunte responsabilità che, secondo Giarda, non ricadono su di lui. Prima di tutto “manca il movente”. E ancora “non è mai stata ritrovata l’arma del delitto, né accertata con precisione l’ora della morte di Chiara”. Continua a leggere