Archivio | aprile 2, 2009

NUOVO ORDINE MASSONICO E CONTROLLO DELLA MAGISTRATURA. INTERVISTA A DE MAGISTRIS

di Klaus Davi

Lo aveva già inascoltatamente denunciato l’ex Procuratore Capo di Palmi Agostino Cordova, nel 1992, prima di venire messo a tacere dal Governo di centro sinistra di D’Alema, quando gli impedirono militarmente di sequestare gli elenchi degli iscritti alla massoneria, presso la sede romana del Grande Oriente d’Italia, a Villa Medici del Vascello, in cui avremmo forse trovato i nomi di illustri ministri, alte cariche dello Stato, alte gerarchie delle Forze di Polizia e dell’Arma dei Carabinieri, alti magistrati, industriali, oltre ai soliti avvocati, professori universitari, giornalisti, faccendieri e malavitosi (N.d.R.).

«Per il 60% – 70% il Piano di Rinascita democratica è stato già applicato, anzi lo stanno migliorando nella loro ottica, lo stanno rendendo contemporaneo».

Queste le parole del magistrato Luigi De Magistris a Klaus Davi per il programma web Klauscondicio visibile su YouTube, di cui da notizia http://www.amantea.net/

Qualche settimana fa, Klaus Davi riferisce di un movimento propedofili in Olanda che, ormai senza veli e censure, chiedeva pubblicamente l’abbassamento a dodici anni dell’età sotto la quale è considerato coercizione l’avere relazioni sessuali. Continua a leggere

Giuliano Soria: aggiornamenti 1 aprile

Altra scena, Soria urla: «Nitish! Questo cappuccino fa schifo. Ti tolgo 50 euro dallo stipendio…» La madre annuisce

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Torino. Una famiglia all’antica quella dei Soria, uniti negli affetti come negli affari. I fratelli Giuliano e Angelo e l’anziana madre Jolanda Beccaris, 83 anni portati con classe ed eleganza, hanno dato vita ad un «sistema Soria» dove ognuno aveva il suo ruolo e il suo tornaconto.

Il volto noto, il personaggio pubblico era lui, Giuliano: sempre sorridente nelle fotografie e gentile durante le interviste, a lui arrivavano i finanziamenti regionali che in pochi anni lo hanno reso un uomo famoso e potente, con il soprannome «Mister Premio». Più schivo il fratello Angelo che si era ritagliato un ruolo defilato, da dietro le quinte, ma di grande importanza: firmare le delibere regionali attraverso le quali finanziare il Premio Grinzane e altre società collegate. Poi c’era lei, la mamma. Coccolata così come lei, a suo tempo aveva fatto con i due figli. Un affetto che, quantificato in denaro, era pari a 5mila euro l’anno che riceveva per tenere in ordine i conti del Grinzane. Una piccola somma, che però fa capire come funzionasse l’impresa Soria. In uno dei tre filmati registrati di nascosto dal giovane maggiordomo che ha incastrato Giuliano Soria si vede anche donna Jolanda: seduta in poltrona accanto al figlio, annuisce in segno di approvazione per i rimproveri rivolti in malo modo al domestico. Continua a leggere

Curia di Siena nella bufera per il “prete in Ferrari” assolto da accuse gravissime

LA CURIA ARCIVESCOVILE DI SIENA NELLA BUFERA

Dalle intercettazioni trapela il fatto che don Acampa pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l’inchiesta e lo aveva persino offeso.

Dice il prete all’archivista della Curia Nardi: “Stai tranquillo, tanto non hanno indizi e brancolano in alto mare. […] Devono chiudere. Continua a leggere

Don Acampa assolto nel processo per truffa 14 gennaio 2009

L’economo della curia di Siena, don Giuseppe Acampa, e l’imprenditore veneto Reneé Caovilla sono stati assolti nel processo celebrato davanti al tribunale di Siena dall’accusa di truffa perché il fatto non sussiste. I due erano finiti sotto processo per la vendita di un immobile lasciato in eredità nel 1999 per metà alla diocesi e per metà alla Misericordia. Secondo il pm Nicola Marini gli imputati si sarebbero accordati per far acquistare l’immobile a Caovilla a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. In cambio, don Acampa avrebbe avuto un’Audi in regalo, del valore di 27 mila euro. Nel processo, però, il giudice Elisabetta Pagliai ha rigettato le accuse del pubblico ministero e assolto Acampa e Caovilla perché il fatto non sussiste. Don Acampa risulta coinvolto anche in un altro processo in corso a Siena, quello per il rogo divampato all’interno dell’arcivescovado il 2 aprile del 2006 e nel quale andarono distrutti alcuni documenti. Acampa è stato rinviato a giudizio con l’accusa di incendio doloso e calunnia in quanto in un primo momento accusò l’archivista Franco Nardi dell’incendio