NUOVO ORDINE MASSONICO E CONTROLLO DELLA MAGISTRATURA. INTERVISTA A DE MAGISTRIS

di Klaus Davi

Lo aveva già inascoltatamente denunciato l’ex Procuratore Capo di Palmi Agostino Cordova, nel 1992, prima di venire messo a tacere dal Governo di centro sinistra di D’Alema, quando gli impedirono militarmente di sequestare gli elenchi degli iscritti alla massoneria, presso la sede romana del Grande Oriente d’Italia, a Villa Medici del Vascello, in cui avremmo forse trovato i nomi di illustri ministri, alte cariche dello Stato, alte gerarchie delle Forze di Polizia e dell’Arma dei Carabinieri, alti magistrati, industriali, oltre ai soliti avvocati, professori universitari, giornalisti, faccendieri e malavitosi (N.d.R.).

«Per il 60% – 70% il Piano di Rinascita democratica è stato già applicato, anzi lo stanno migliorando nella loro ottica, lo stanno rendendo contemporaneo».

Queste le parole del magistrato Luigi De Magistris a Klaus Davi per il programma web Klauscondicio visibile su YouTube, di cui da notizia http://www.amantea.net/

Qualche settimana fa, Klaus Davi riferisce di un movimento propedofili in Olanda che, ormai senza veli e censure, chiedeva pubblicamente l’abbassamento a dodici anni dell’età sotto la quale è considerato coercizione l’avere relazioni sessuali.

La notizia di Davi fu resa pubblica mentre tornavano alla ribalta mediatica nello stivale casi di pedofilia. Altra intervista ribattuta da tutte le testate fu quella di Dell’Utri in una delle sue performance atte a sdoganare il ventennio fascista; e alla non troppo informale richiesta di riscrivere i libri di storia.

Oggi tocca a Luigi De Magistris, magistrato iperodiato da molti e iperamato da pochi, che avviò l’inchiesta “Why not”. «Ho sempre pensato che la mia vita fosse in pericolo. Gli altri hanno sempre sottovalutato questo aspetto ma da anni sono convinto di essere in pericolo», ha confidato De Magistris a Klaus Davi. «Tengo da sempre un diario, un’abitudine che ho consolidato negli ultimi anni», ha raccontato, una bozza di appunti per un lavoro che un giorno avrà altra forma: «Penso che scriverò un libro sul mio diario. Assolutamente».

La mente corre all’agenda di Paolo Borsellino, a quell’annotare con precisione ogni spesa avuta. Questo per l’agenda blue; della rossa, dopo la strage, non se ne seppe più niente. «Tenere un diario è un’abitudine sacrosanta per un magistrato. Io continuo a farlo. Il diario principale ce l’ho in testa, nel mio cervello. Quelli più importanti li ho consegnati alla procura di Salerno, quindi la Procura di Salerno è depositaria degli aspetti d’interesse per la magistratura penale, tutto ciò che interessa la magistratura penale io l’ho consegnato all’autorità giudiziaria. Per il resto, ho diari che riguardano riflessioni sulla vita quotidiana di ogni giorno. I miei diari hanno ad oggetto soprattutto fatti penalmente rilevanti. Poi, all’interno di fatti penalmente rilevanti, ho descritto anche riflessioni che riguardano comunque aspetti di gestione illegale della cosa pubblica». Una riflessione non scevra di considerazioni morali: «Credo che siamo in piena P2 sotto il profilo di alcuni passaggi, come il controllo della Magistratura. «Constato che chi ha negli ultimi tempi, non solo io ma anche altri, fatto investigazioni delicate sul tema delle collusioni interne alle istituzioni e, soprattutto, dove il collante è stato quello dei poteri occulti, non credo che abbia avuto un grosso ausilio da parte di chi dovrebbe istituzionalmente stare vicino». Nemmeno la magistratura, come istituzione democratica è esule da rapporti con la massoneria. «Il Consiglio Superiore della Magistratura nel passato, se pur in casi simbolici ed isolati, è intervenuto su magistrati iscritti alla P2. Però non entrava con il bisturi nel sistema». Licio Gelli, fondatore e capo della loggia P2 in una recente intervista spiegava che «in Calabria la massoneria è forte e può darsi che sia infiltrata un pò da tutte le parti, anche nella magistratura», De Magistris replica: «Se lo certifica Licio Gelli, allora…». “Insieme ai miei piu’ stretti collaboratori attraverso la ricostruzione dei finanziamenti pubblici in Calabria, avevamo scoperto, in modo esattamente preciso, quella che con gergo giornalistico si potrebbe anche definire la nuova P2”. Lo afferma l’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris in un’intervista che sara’ trasmessa domani da “La 7” nel programma “Exit”. Il riferimento alla loggia massonica di Licio Gelli si spiega perche’ l’indagine Why Not, che gli e’ stata tolta un anno fa dalla procura di Catanzaro, riguardava “la gestione del denaro pubblico e di alcuni pezzi delle istituzioni attraverso il tramite dei poteri occulti”. “Questo – scandisce il magistrato – e’ il cuore del problema e non voglio dire altro. Perche’ fatti, nomi, documenti, li ho consegnati”. “Non ho fatto un uso mai particolarmente impegnativo delle intercettazioni telefoniche”, assicura De Magistris che ricorda: “nell’inchiesta Why Not io non ho fatto nemmeno una intercettazione telefonica. Nell’inchiesta Poseidone ne ho fatte pochissime. Nell’inchiesta toghe lucane, se non vado errato anche li’ non ho fatto nessuna intercettazione telefonica. Ho utilizzato strumenti investigativi che hanno dato molto fastidio agli indagati di questi procedimenti. Che si tratta in particolare degli accertamenti bancari, accertamenti patrimoniali. Traffico dei flussi telematici e delle tracce, degli incroci telefonici, le sommarie informazioni testimoniali, l’esame dei documenti. Le indagini tradizionali”. L’ex pm di Catanzaro definisce infine “curiosa” la vicenda dell’archivio Genchi anche per il fatto che se ne parla proprio a ridosso della riforma delle intercettazioni. “Sto vedendo – dice – una serie di coincidenze un po’ strane”. Alla domanda: che fine faranno le sue indagini De Magistris risponde che va chiesto alla Procura di Catanzaro e conclude: “La mia testimonianza, i miei documenti, il mio sapere doveroso l’ho consegnato all’Autorita’ giudiziaria di Salerno. Prendo atto che sono stati fermati i magistrati che stavano conducendo questa indagine”.

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