Archivio | aprile 19, 2009

“Via Poma, processate il fidanzato”

Per l’omicidio di Simonetta la procura chiude l’indagine e accusa Busco

FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
E’ un caso irrisolto che turba e appassiona ancora, il delitto di Simonetta Cesaroni. Un «cold case». Ma nel palazzo di giustizia romano non hanno mai cessato di indagare. E ora che esistono tecniche d’indagine sofisticate, l’inchiesta ha preso un indirizzo inatteso: la procura si avvia a chiedere il rinvio a giudizio per Raniero Busco, il fidanzato di Simonetta. L’accusano, 19 anni dopo i fatti, di averla aggredita, stordita con un colpo alla tempia e uccisa con 29 coltellate. Ci sono alcune perizie che l’accusano: sono state trovate tracce di suo Dna sul reggiseno di Simonetta; l’impronta dentale combacia con i segni di un morso sul seno; l’alibi non regge. E lui, esausto: «Sarebbe giusto pagare, ma solo se avessi fatto qualcosa». «Tutto ciò che dice la pubblica accusa – spiega il suo avvocato, Paolo Loria – non c’inquieta. Capirei se questi elementi fossero inseriti in un solido quadro di indizi. Ma dire che c’era una traccia di Dna sul reggipetto della ragazza, nel caso di due fidanzati che avevano continui rapporti, anche il giorno prima dell’omicidio, che prova è? Semmai è l’opposto. Raniero faceva l’amore con Simonetta. Continua a leggere