Risultati della ricerca per: pedofilia asilo Sorelli Brescia

Pedofilia, Brescia: cominciato processo di Appello per l’asilo Sorelli

   scuola dell'infanzia c. abbascuola dell'infanzia c. abba

di Wildgreta

Speciale Studio Aperto Live (video) sugli abusi nelle scuole materne

Quello dei presunti abusi sugli alunni dell’asilo Sorelli di Brescia,  è il processo che ha visto il sacerdote don Mario Neva prendere le pubblicamente le difese degli indagati organizzando fiaccolate, volantinaggi, prediche dal pulpito, comitati (Liberi nella Verità). Stretto è stato anche il legame fra gli indagati e l’associazione Falsi Abusi di Vittorio Apolloni, nata  dopo un precedente processo per pedofilia in una scuola materna. Recentemente, il figlio di Vittorio Apolloni, Valerio, è stato condannato per abusi sessuali sugli alunni della scuola manterna Bovetti di La Loggia (Torino), insieme alla direttrice Wanda Ballario. Ma gli abusi nelle scuole materne per lui e per il gruppo di professionisti che collaborano alla difesa di molti degli indagati in questo tipo di processi, gli abusi nelle scuole materne sono sempre falsi e i bambini mentono, o hanno imparato a memoria i racconti che fanno perchè “qualcuno” glieli ha suggeriti. 

Se dovessi scegliere un’immagine per parlare del caso Sorelli, sarebbe sicuramente quella di don Mario Neva che, rispondendo alla domanda dell’intervistatrice di Live (Italia Uno) sul perchè da un sacerdote come lui non sia mai arrivata una sola parola di compassione per i bambini lui, sorridendo, dice:”Perchè avrei dovuto? Non gli è successo niente.”

Di seguito il video del programma LiVE DI ITALIA UNO sul caso dell’asilo Sorelli e uno stralcio della testimonianza di un bambino/a che, all’epoca dei fatti aveva quattro cinque anni.

” GIP: c’è qualche altra cosa che ti è successa in questa casa delle ragnatele, che non ti è piaciuta e che ti vergogni un po’ a dirmi? Continua a leggere

Pedofilia Asilo Sorelli/ Brescia: I preti indagati si difendono dal pulpito

In evidenza: don Armando Nolli, prosciolto, disse all’epoca:

«Ne sono fuori, ma resto preoccupato e prego per i bambini violati».

I sacerdoti indagati per pedofilia parlano pubblicamente ai fedeli e respingono le accuse
«Questa infamia non ci appartiene»

Le comunità di San Faustino e San Giovanni solidali con i parroci
dal Giornale di Brescia del 16 giugno 2004
Un brivido profondo ha percorso l’intera navata centrale della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, patroni della città. Una navata che, idealmente, è stata immaginata come la colonna vertebrale di un’intera comunità che ieri si è stretta attorno al suo parroco, don Armando Nolli. E lo ha applaudito a lungo, commossa, mostrandosi in quella «comunione» da lui stesso evocata durante l’omelia della solennità del Corpus Domini. Poco distante, in un’altra chiesa, una diversa, ma medesima comunità, si stava raccogliendo attorno ad un altro sacerdote, don Amerigo Barbieri, parroco di San Giovanni. I due sacerdoti, insieme al curato dell’oratorio di San Faustino, don Stefano Bertoni, sono indagati con l’accusa di essere membri di un gruppo di pedofili che avrebbe avuto come base una scuola materna del centro di Brescia. L’accusa di pedofilia è emersa martedì scorso dalla chiusura delle indagini preliminari sulla vicenda nella quale, oltre ai tre sacerdoti, sono coinvolte sei maestre, un bidello e due bidelle.
Ed i sacerdoti – come abbiamo riferito nell’edizione di ieri – hanno scelto di parlare con i loro fedeli, leggendo anche la lettera scritta da mons. Francesco Beschi, vicario generale della Chiesa bresciana, in cui vengono respinte le dimissioni da loro immediatamente presentate. Lettera che abbiamo pubblicato integralmente nell’edizione di ieri. «Sì! Mi trovo indagato: sarei un pedofilo. Siccome, però, pedofilo non sono, cercherò di difendermi insieme ai miei due confratelli. I pedofili li cerchino altrove», ha detto, dal pulpito, don Armando, in una chiesa affollatissima seduti, al primo banco, sindaco e vicesindaco della città, Paolo Corsini e Luigi Morgano e la presidente del Consiglio provinciale, Paola Vilardi, presenti a testimoniare la loro solidarietà ai parroci indagati. I tre rappresentanti delle istituzioni, infatti, dopo la Messa in San Faustino si sono recati in San Giovanni. «Mai come in questi giorni mi sono sentito, mani e piedi, crocifisso e con il cuore trafitto. Per un educatore, specialmente. Per un prete, l’ombra della pedofilia fa morire… È la fine atroce di una vita spesa, condivisa», ha gridato don Armando, prima che la voce venisse spezzata dall’emozione. «Non voglio essere ricordato come il prete pedofilo, perché non lo sono; questa infamità non mi appartiene e non mi vergogno di essere prete, perché non ho fatto niente per cui Cristo possa vergognarsi di me. Invoco solo una giustizia con le
lettere maiuscole che, spero, a Brescia sia ancora di casa». Le parole di don Armando, pronunciate dopo la professione di fede, sono state accolte da un applauso che sembrava non dovesse mai finire. «Siamo qui per manifestare fiducia, stima e solidarietà ad un parroco della levatura di mons. Monolo – ha detto il sindacoCorsini -. Ma anche agli altri due sacerdoti nei quali la comunità nutre grande fiducia». E, al termine della Messa, in San Faustino come in San Giovanni, i fedeli in processione si sono recati all’altare ad abbracciare i loro parroci. Molti erano gli occhi lucidi di pianto. Molta la commozione.
Quella di don Amerigo, in particolare, che non è riuscito a trattenere un pianto ininterrotto. Per lui, al termine della Messa in San Giovanni, don Fabio Corazzina – che, insieme a don Luigi Salvetti aveva presentato le dimissioni al Vescovo come gesto di solidarietà verso don Amerigo – ha letto la lettera di mons. Beschi. Poi, don Amerigo, ha invocato il Signore: «Quanto manca all’alba? Spero di avere il coraggio e la forza di attendere sereno l’alba della verità, della giustizia e della pace». Un coraggio che il parroco di San Giovanni cerca anche di attingere dalle parole di conforto scritte da mons. Beschi. Nella lettera, tra l’altro, si legge: «I fatti sui quali si è aperta questa fase giudiziaria riguardano insopportabili reati di pedofilia. Si tratta di vicende molto dolorose, che attraversano la vita di alcuni bambini e delle loro famiglie. Pur nella massima comprensione per la grande sofferenza che affligge queste persone, il Vescovo diocesano desidera comunicare alle vostre comunità parrocchiali la sua personale certezza morale relativamente all’innocenza dei suoi sacerdoti e, pertanto, li riconferma nel loro incarico». Ancora: «Nel contempo, incoraggia l’accertamento della verità che, in circostanze in cui sono coinvolti i bambini, si rivela particolarmente delicato e difficile, ma assolutamente necessario. Se è atroce il comportamento delle persone che abusano dei bambini sotto ogni profilo ed è doveroso che siano individuate e perseguite, non meno atroce è la situazione di persone innocenti accusate di questi reati».L’orco in classe – pedofilia a Brescia
Due scuole materne, un processo che sta per concludersi, un altro appena iniziato. Imputati: maestre, bidelli, e sacerdoti. E in un terzo asilo le mamme denunciano… E la Francia, contro pedofili e violentatori, propone la sperimentazione della castrazione chimica: che ne dite?

Bambini abusati, madri agguerrite, maestre e preti alla gogna: Brescia la cattolica ci ha fatto il callo. Ormai da quattro anni la città di Papa Paolo VI è costretta a fare i conti con lo spettro della pedofilia: due asili, una trentina di bambini coinvolti, oltre 20 indagati, due maestre ancora agli arresti. Innocentisti e colpevolisti si scontrano in piazza, tra fiaccolate e raccolte di firme, mentre nelle aule giudiziarie si tengono i processi. Ma purtroppo non è finita qui. Un’altra tegola sta per abbattersi sulla città. Secondo quanto risulta a Panorama, una terza scuola materna, la San Filippo Neri, è da tempo oggetto di una indagine coordinata dalla procura e condotta dai carabinieri. Il tutto è partito dalle denunce di alcune madri che avrebbero riscontrato nei bambini, di età compresa tra i 3 e 5 anni, sintomi e segni di abusi. Gli accertamenti proseguono, nulla trapela dagli uffici del procuratore capo Giancarlo Tarquini, ma sembra che dopo l’incidente probatorio un paio di maestre sarebbero state raggiunte da un avviso di garanzia. Panorama ha incontrato le madri che hanno denunciato gli abusi. Racconta la prima: «Il bambino ha raccontato alla nonna che dopo la pappa la maestra li porta in bagno e gli fa fare brutti giochi». E giù con particolari su «pisellino» e «farfallina». «Mi sono sentita sprofondare, ho ripensato a quando tornava a casa e lamentava dolori al sederino e spesso aveva le mutandine sporche di sangue». I racconti entrano nei particolari. Una donna: «Mio figlio mi diceva: questo è un segreto che non va confidato a nessuno. La maestra dice che se te lo racconto tu non mi vorrai più bene». È la volta di un’altra madre: «Mi implorava di rimanere a casa, si era attaccato al padre, voleva dormire con lui e diceva: se no arrivano i cattivi e me lo uccidono». L’inchiesta su questa terza scuola materna arriva proprio mentre a Brescia si stanno svolgendo altri due processi per pedofilia. Il primo, la cui sentenza dovrebbe essere emessa a dicembre, riguarda presunti abusi commessi alla scuola materna Abba nel 2001: sul banco degli imputati ci sono un ausiliario, due bidelle e la coordinatrice scolastica. Il secondo processo, a carico di due maestre che sono tuttora agli arresti domiciliari, è iniziato il mese scorso per gli abusi che sarebbero stati commessi nel 2003 alla Sorelli, vicino alla chiesa di San Faustino, nel centro storico. Sempre in questo asilo c’è un secondo filone di indagini che riguarda 10 persone, tra le quali tre sacerdoti. Secondo l’accusa, i bambini sarebbero stati portati dalle maestre fuori dall’edificio per partecipare a feste mascherate in cui sarebbero stati violentati. E qui la città si è spaccata. Chi si dice convinto che tutta la vicenda sia una colossale montatura è don Mario Neva, assistente spirituale all’Università Cattolica, che ha condotto una sua personale controinchiesta. «Conosco bene tutti gli indagati, non solo i sacerdoti, e anche le famiglie che li accusano» dice il religioso, che la notte toglie le prostitute dalle strade. «Ho ascoltato tutti: siamo in presenza di una grande contaminazione dovuta all’incapacità di molti soggetti che hanno gestito questo problema. Le psicologhe sono delle mine vaganti che procedono per gusti personali. I tre magistrati donna hanno sempre avuto una tesi precostituita». I toni di don Neva si fanno più accesi quando si parla dell’associazione per la lotta contro la pedofilia Prometeo. Dietro questo clima da caccia alle streghe ci sarebbe proprio il presidente della Prometeo, Massimiliano Frassi, «un giovane non equilibrato che dovrebbe sopportare una perizia psicologica. Lui deve tacere e basta». Frassi, che si è interessato alla vicenda solo dopo che era venuta a galla, ribatte e alza il tiro: «Trovo assurdo che la Curia non si schieri dalla parte delle vittime. Abbiamo analizzato le perizie con l’aiuto di investigatori stranieri. La conclusione è che tutto quello che è successo va inquadrato nella più ampia fattispecie degli abusi ritualistici di stampo satanico. Gli elementi ci sono tutti: escrementi, torture, croci, religiosi deviati. D’altronde la stessa perizia del tribunale parla di abusi ritualistici». La conclusione alla quale approdano gli esperti nominati dal tribunale è che gli abusi ci sono stati: «Una bambina di 5 anni non può arrivare a una contaminazione mentale così impensabile come descrivere un prete amico intimo di famiglia che defeca e le fa mangiare i propri escrementi». Un eventuale fraintendimento collettivo viene escluso «in quanto tutti questi bambini, che si trovano in normali condizioni percettive, riportano la stessa narrazione dei fatti». Alla luce della ferrea convinzione di don Neva fa riflettere la frase detta da don Armando Nolli (uno dei 12 indagati alla scuola Sorelli) che con un altro prete e due bidelle dovrebbe essere prosciolto: «Ne sono fuori, ma resto preoccupato e prego per i bambini violati».

STORIA DI UNO SCANDALO SENZA FINE.

Breve cronistoria dei fatti Novembre 2001 La scuola materna Abba di Brescia finisce al centro di indagini per pedofilia. Sul banco degli imputati ci sono un ausiliario, due bidelle e la coordinatrice scolastica. I bambini coinvolti sono cinque. Il processo è in corso, la sentenza è attesa entro la fine dell’anno. Maggio 2003 Ancora pedofilia, per abusi sui bambini avvenuti fuori e dentro l’istituto, ma in un’altra scuola materna, la Sorelli. Vengono arrestate due maestre. Una di loro lavorava nella prima scuola al tempo dello scandalo del 2001 ma non era stata coinvolta in nessun modo nell’inchiesta. L’altra, nel 1975 era finita al centro di una vecchia inchiesta per abusi e poi prosciolta. Giugno 2004 L’inchiesta sulla Sorelli continua. Ci sono altri 10 indagati (4 maestre, 3 bidelli e 3 sacerdoti). Ma solo le 2 maestre arrestate vanno a processo, per il secondo troncone c’è un supplemento d’indagine. I bambini sono 23. Ottobre 2004 Parte il processo alle due maestre, che intanto sono agli arresti domiciliari. Nel frattempo la procura chiude la seconda tranche d’indagine. Per due sacerdoti e due bidelle si profila l’archiviazione.

Fonte: PANORAMA, 11/11/2004 – Articolo di Carmelo Abbate.

Pedofilia: un consulente che ritiene sempre i bambini “non attendibili”, è attendibile?

di Wildgreta

Il caso delle tre sorelline di Amandola, mi offre l’occasione per porre una domanda alla quale non riesco a dare una risposta.

Ecco il fatto:

Abusi sessuali sulle sorelle di Amandola
“Tutte e tre incapaci di testimoniare”
La mossa della difesa di due imputati ha costretto il pubblico ministero a chiedere il rinvio: d’accordo con tutte le parti del processo, si è preso del tempo per esaminare gli atti depositati dalla difesa e di rinviare la discussione

Non so se qualcuno di voi ricorda la terribile vicenda delle tre sorelline di Amandola costrette, ormai da qualche anno, ad estenuanti audizioni. Costrette a ripetere l’orrore che hanno vissuto, non una volta, ma tante volte quanti sono i tronconi del processo. Alcuni di questi tronconi sono già terminati con la condanna di alcuni degli 11 imputati tra cui lo zio. (VEDI QUI) Eppure, due giorni fa, un attimo prima della probabile condanna di altri due imputati, la difesa ha estratto a sorpresa una perizia di parte in cui le tre bambine vengono definite “inattendibili”. I loro racconti, dice il perito, prof. De Cataldo Neuburger, potrebbero essere frutto di fantasia. Loro potrebbero aver inventato tutto a causa della loro disastrosa situazione familiare. Almeno questo è ciò che riporta  questo articolo. Chi è il perito De Cataldo Neuburger? E’ lo stesso che ha firmato con il professor Gulotta tante pubblicazioni in tema di ascolto del minore nei processi per pedofilia. Il professor Gulotta è un avvocato docente di psicologia giuridica che, in questi ultimi anni, ha assistito diverse persone accusate di pedofilia e che, attualmente, è impegnato a difendere Suor Soledad, rinviata a giudizio per abusi su 36 bambini dell’asilo di Vallo della Lucania. Ha poi difeso i maestri dell’asilo di Ponton a Verona, assolti in primo grado (presto il processo di appello), le due suore dell’asilo di Cazzano Sant’Andrea di Bergamo, alcuni indagati dell’asilo Abba di Brescia (recentemente assolti) e, in ultimo, anche il critico d’arte Alessandro Riva accusato di abusi su alcune bambine amiche delle sue figlie. I  pareri del prof. Gulotta e della pro. De Cataldo su diversi processi per pedofilia, potrete trovarli sul sito “falsi abusi”. La prof. De Cataldo, quando le è stato chiesto un parere su taluni casi di pedofilia nelle scuole materne, (tra cui anche quello dell’asilo di Rignano Flaminio) ha sempre dichiarato che è molto difficile sapere se un bambino dica la verità o meno e se sia stato o no vittima di abusi sessuali. Certamente, nei casi di pedofilia nelle scuole materne, per lei i bambini: – mentono, inventano, le loro dichiarazioni sono state raccolte male o i genitori si sono contagiati a vicenda-. Non mi è mai capitato di leggere, purtroppo, un parere della prof. Luisella De Cataldo, in cui, a suo avviso, i bambini dicessero la verità.La teoria del bambino che “inventa sempre” non è supportata nè dalla letteratura scientifica, nè dalla statistica. E’ infatti, impossibile, anche per un mero calcolo delle probabilità, che tutti i bambini coinvolti in processi per pedofilia nelle scuole materne, abbiano sempre avuto orrende fantasie a matrice sessuale.  La letteratura più accreditata, poi, individua in una serie di test psicologici e nell’analisi di tanti altri fattori comportamentali e non, la possibilità di stabilire se il minore abbia subito un trauma da abuso sessuale o meno anche se non vi siano segni fisici. Laddove i segni fisici si sono evidenziati, come nel processo per abusi sui bambini dell’asilo Sorelli di Brescia, la difesa degli imputati ha contestato le perizie in cui si evidenziavano 77 anomalie negli apparati genitali dei bambini tra cui alcune deflorazioni. Il processo di primo grado è terminato, quindi, con l’assoluzione di tutti gli imputati. Oggi è cominciato il processo di Appello e vedremo se queste anomalie appariranno normali o “congenite” anche a giudici diversi.

 Sono convinta del fatto che, se non ci fosse il modo di accertare se un bambino ha subito abusi, sarebbe inutile istruire un qualsiasi processo per pedofilia. Quindi, la conseguenza, sarebbe che, nel dubbio,  tutti i pedofili o presunti tali, dovrebbero essere lasciati liberi. La cosa che mi lascia perplessa nelle critiche spesso mosse alla metodologia di raccolta della testimonianza del minore, è che se la testimonianza delle minori viene raccolta seguendo tutte le procedure corrette,(carta di Noto, ecc.) , videoregistrando le deposizioni, e quant’altro, si dice che “le minori hanno frainteso” ( caso A. Riva e Amandola).  Da notare che, nel caso del critico d’arte A. Riva,  i disagi delle bambine e le loro confessioni sono state inizialmente raccolte dalle maestre, dalle quali è poi partito l’accertamento. Quindi, non si poteva neppure estrarre l’altro cavallo di battaglia di questo gruppo di cattedratici: “l’isteria collettiva“. Per concludere, spero che le tre sorelline di Amandola, alla fine, abbiano giustizia e possano essere curate in modo da poter vivere una vita più vicina possibile alla normalità. Per quello che riguarda i consulenti e gli avvocati coinvolti in processi per pedofilia, auspico un cambiamento nell’approccio alla difesa dei loro clienti. Contestare  il metodo di raccolta di una deposizione trascurando il merito di quanto i bambini affermano, significa uccidere due volte i piccoli che hanno subìto gli abusi e permettere a qualcuno di ucciderne intimamente degli altri. Continua a leggere

Pedofilia, assolto il bidello già condannato a 13 anni. Una sentenza che farà discutere

Di Wildgreta

Farà discutere, dice il giornalista dell’articolo che segue, questa sentenza che assolve il bidello della scuola materna Abba, di Brescia, già condannato in primo grado e in appello rispetivamente a 13 e 15 anni. Perchè farà discutere? Perchè insieme a lui erano state indagate altre persone (due insegnanti e un’ausiliaria) ma, mentre la seconda era stata assolta in appello, la posizione delle due insegnanti era stata stralaciata dal processo Abba, per entrare nel processo Sorelli che vedeva imputate più di dieci persone (tra cui 3 sacerdoti) . Il processo di primo grado per la scuola Sorelli, si è concluso con l’assoluzione di tutti gli indagati, ma la Procura ha presentato appello e il nuovo processo comincerà nel mese di ottobre. A quanto risulta, la stessa Corte d’Appello di Brescia, aveva assolto le due suore dell’asilo di Cazzano Sant’Andrea condannate in primo grado a nove e dieci anni per abusi su una decina di alunni della scuola materna vicino a Brescia. Quella sentenza, però, è stata annullata dalla Cassazione e il processo di appello si dovrà rifare. In pratica, la Cassazione, avrebbe trovato sbagliato non tenere nella dovuta considerazione le testimonianze dei bambini che affermavano di aver subito abusi dalle due suore.

Il caso  Abba è del 2003 e in questi cinque anni ci sono state indagini, arresti, processi, fiaccolate e , soprattutto, bambini traumatizzati che hanno avuto bisogno di cure, di sedute psicoterapiche e che, forse, in cura lo sono tuttora. Ma tutto è potuto finire in mezzora. Il limite, in un caso del genere, è che nessuno ha risposto alla domanda principale: Da cosa è scaturito il trauma dei bambini e chi lo ha provocato? Il bidello può anche essere ritenuto innocente con una camera di consiglio breve, ma i bambini non possono guarire in mezzora.

La Cassazione aveva fatto riaprire il processo
 
di MARIO PARI
– BRESCIA –
UN’ASSOLUZIONE inattesa, una sentenza che solleverà discussioni. Ma, per il bidello che circa sei anni fa fu coinvolto in una terribile vicenda di pedofilia
di MARIO PARI
– BRESCIA – Continua a leggere

Pedofilia:perchè non sempre si può credere ai giornalisti

ARTICOLO  TRATTO DA VIVICENTRO.Settembre 2007
Apriamo questa nuova sezione analizzando gli errori e le informazioni date come certe e che invece sono soltanto l’espressione di una minoranza della comunità scientifica, in questo articolo apparso su Panorama il 10 settembre 2007.

“Perchè non sempre si può credere ai bambini”
 

Già il titolo è fuorviante, in quanto il bambino, una volta ritenuto idoneo a testimoniare, è un testimone valido come qualsiasi altro, anzi forse lo è ancor di più perchè non in grado di mentire per scelta come , invece, potrebbe fare un adulto. In particolare i bambini più piccoli non sono in grado di “inventare” esperienze del mondo adulto che non hanno vissuto direttamente. E ora andiamo ad analizzare passo per passo l’articolo:
“INTERROGATI SENZA CAUTELE”
Ma chi ha detto che tutti i bambini nei processi per abusi sessuali nelle scuole materne siano stati interrogati senza cautele? Il giornalista? I due intervistati ? L’articolo  inizialmente parla in generale dell’ascolto del bambino abusato, quindi non si può far intendere che sia sempre accaduto qualcosa di sbagliato in procedimenti ai quali non si è partecipato.
IL BAMBINO SI’, LA BAMBINA NO.”
Il giornalista dimentica che i primi bambini erano quattro e di questi uno solo non è in grado di sostenere l’incidente probatorio. Presenta trauma da abuso sessuale ma non è in grado di organizzarne il racconto. Dimentica anche che le prime due bambine lo hanno già sostenuto l’incidente probatorio. E’ apparso su tutti i giornali, proprio tutti. Lei dov’era?
“Com’è possibile che si siano messi d’accordo per inventare tutto”?
Infatti questa ipotesi è stata esclusa categoricamente da tutti: inquirenti, psicologi e persino dai giudici del tribunale del riesame che hanno disposto la scarcerazione degli indagati. Vi rimando agli articoli che potrete trovare anche su Vivicentro.
“C’è stato Brescia nel 2001….la vicenda non è conclusa per un bidello, condannato in primo grado in un altro processo, che continua a dichiararsi innocente”.
Il bidello è stato condannato per abusi sessuali ai danni dei bambini della materna Abba e nella motivazione si legge che “purtroppo non è stato possibile individuare i complici che sicuramente aveva il bidello”. Si può anche credere che qualcuno sia innocente, ma non si può tradurre la parola “condanna” con “la vicenda non è conclusa”. O no? 
 
“…poi Bergamo, 2004: due suore di un asilo processate per pedofilia e assolte. Storia simile a quella di Brescia”.
Anche qui, la giornalista non si è documentata, in quanto la sentenza di assoluzione è stata bocciata dalla Cassazione proprio quest’anno. Il processo si rifarà. (Le suore erano state condannate in primo grado a nove e dieci anni.)
“L’asilo Mc Martin”
Immancabile citazione in tutti gli articoli che trattano di pedofilia nelle scuole materne. Sono passati 25 anni e il fatto è accaduto in America. In Italia abbiamo avuto anche delle condanne in Cassazione nelle scuole materne di Calabritto e Prato. Come mai nessuno le cita?
«In Italia abbiamo ancora l’idea che il bambino sia la bocca della verità. E si tende a credere che più è piccolo, più è ingenuo. In realtà, più è piccolo, più è difficoltosa la valutazione» dice Giuseppe Sartori, docente di neuro-psichiatria clinica all’Università di Padova e consulente della difesa nel caso di Rignano.”
Se il professor Sartori la pensasse come il professor Grosso, (articolo su vivicentro) e come tanti altri stimati cattedratici che la pensano in modo opposto, forse non avrebbe scelto di fare il consulente della difesa. Se i bambini piccoli non fossero credibili in assoluto, vorrebbe dire che per loro non c’è tutela e che chiunque può fare di loro ciò che vuole.
“Tra i due e i quattro anni…un bambino può riportare come esperienze vissute cose che ha solo visto, sentito raccontare, immaginato”
Per questo è stato escluso che a Rignano i bambini possano aver mentito: non è possibile che trenta bambini ( il numero delle denunce è più o meno questo) abbiano visto fare, sentito raccontare, o abbiano immaginato scene così turpi e violente.
“i bambini, se interrogati in un certo modo, tendono ad assecondare le aspettative degli adulti, specie se sono dotati di particolare autorità”
Prima di essere interrogati, i bambini hanno mostrato tutta una serie di sintomi, malesseri e comportamenti strani, oltre alle infezioni e alle patologie cliniche. Le aspettative di una madre non sono mai quelle di avere la certezza che il proprio figlio sia stato abusato.Averne conferma è una tragedia.
“Si è sentito anche ripetere che, nel caso di Rignano, i bambini presentavano chiari segni di abuso sessuale. «Ma questi segni non esistono, lo dice la letteratura. Gli unici comportamenti con maggiore specificità sono quelli sessualizzati, che possono avere una varietà di spiegazioni, oltre all’abuso: dal normale sviluppo psico-fisico alla carenza di affetto, all’aver visto o sentito raccontare fatti di natura sessuale» dice Camerini.”
Che la letteratura dica che non esistono i segni dell’ abuso sessuale è un’idea strana. Gli indicatori esistono eccome, altrimenti sarebbe impossibile istruire il processo per abuso sessuale. I comportamenti sessualizzati possono essere normali in qualche caso, ma non credo che in tutte le scuole italiane si registri una percentuale così alta di bambini che presentano comportamenti sessualizzati. Per non parlare delle infezioni. La media nazionale di infezioni alle vie urinarie nei bambini sotto gli undici anni è del 2%. A rignano mi pare abbia raggiunto il 40%.
“Nel caso dell’asilo di Rignano sono stati saltati tutti i passaggi. A videoregistrare sono stati i genitori che, magari in buona fede, hanno cercato di ottenere in prima persona “le prove”. A volte questi video sono stati fatti all’una di notte. A mio parere le testimonianze sono inquinate in modo irrimediabile» dice Sartori

Ricordo che le videoregistrazioni sono solo tre e sono servite ai primi genitori che si sono recati dai carabinieri per sporgere denuncia a documentare cosa facevano e dicevano i loro bambini. La dottoressa Fraschetti non ha videoregistrato solo due o tre incontri con i bambini, mentre tutti gli altri sì. Evidentemente i professori intervistati non hanno seguito con attenzione tutta la vicenda, o non ne conoscono i vari passaggi. Ovviamente neppure la giornalista si è documentata, dal momento che tutte le notizie che riporto sono apparse su una quantità di giornali. Stranamente il professor Sartori riporta una tesi difensiva già abbandonata dagli stessi avvocati della difesa. Dire che le testimonianze sono inquinate potrebbe andare bene se non fossero così tante e se in numero così elevato non fossero i periti e gli psicologi che hanno sentito questi bambini. Tutti incapaci?

“A fine settembre esperti di psicologia, criminologi, avvocati e magistrati si incontreranno di nuovo a San Servolo (Venezia) per mettere a punto un protocollo in tema di «diagnosi forense di abusi sessuali». Perché un pasticcio come quello di Rignano non si ripeta”.

L’incidente probatorio si protrarrà per tutto il 2008 e la giornalista ha già emesso la sentenza? Rignano è un pasticcio? Noto anche un discreto cinismo nel tralasciare la sofferenza di tutti questi bambini. I bambini di Rignano, così come quelli di Brescia (condanna nella scuola Abba, assoluzione nella Sorelli e imminente appello), Bergamo (condanna in primo grado, assoluzione in appello, rigettata dalla Cassazione e nuovo processo), Vallo della Lucania (un rinvio a giudizio e imminente incidente probatorio per 27 bambini), Calabritto (condanna in Cassazione), Prato (condanna in Cassazione), Verona  (assoluzione, imminente appello) sono già o saranno in terapia per i prossimi anni. Pensate: entrati nello studio di uno psicologo a 5 anni, se sono fortunati ne usciranno a 13 o 14, o forse mai. Sempre che le loro famiglie abbiano i mezzi per sostenere le spese delle cure. Definire “pasticcio” un dramma di simili proporzioni denota, non solo una grande superficialità, ma anche una certa dose di disumanità.

Ecco l’articolo completo apparso su Panorama.

Rignano, perché non sempre si può credere ai bambini
 
Interrogati senza cautele, non sono affidabili, dicono i neuropsichiatri a convegno. Spesso le presunte violenze nascono da «dichiarazioni a reticolo».
di Chiara Palmerini
Negli Usa le conoscenze scientifiche su questi episodi
sono state trasmesse a giudici e investigatori.
Non così da noi. 
Il bambino sì, la bambina no. È questa la prima conclusione del collegio di periti incaricato di stabilire se i primi due piccoli tra i 19 dell’asilo di Rignano Flaminio siano idonei a testimoniare nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria sugli abusi sessuali di cui sarebbero stati vittime. Un nodo cruciale perché sui racconti dei bambini, da riconfermare nell’eventuale incidente probatorio, si regge gran parte dell’accusa. È una materia delicatissima, in cui è facile, per eccesso di zelo da parte degli investigatori o per inesperienza, commettere errori irreparabili.
Non a caso, al convegno della Società europea di psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (presidente dì turno è Ernesto Caffo, fondatore di Telefono azzurro) che si è tenuto a Firenze, gli esperti, accanto a tematiche come l’autismo o il ritardo mentale, presentavano le novità della ricerca.neuropsicologica sulla testimonianza dei bambini in processi penali per abuso sessuale. E molto di ciò che si è detto va nella direzione opposta rispetto a quello che si è sentito in questi mesi a proposito di Rignano.
Come è possibile, è stato uno degli argomenti principe dei colpevolisti, che bambini di tre o quattro anni si mettano d’accordo per inventare cose simili? Eppure Rignano non è l’unico caso di abusi sessuali collettivi che si sono poi rivelati infondati. C’è stato Brescia nel 2001:una vicenda giudiziaria complicatissima con insegnanti di quattro scuole materne comunali processati per abuso sessuale e assolti (la vicenda non è conclusa per un bidello, condannato in primo grado in un altro processo, che continua a dichiararsi innocente)I bambini, secondo l’accusa, venivano narcotizzati, portati fuori dalla scuola, abusati, fotografati, picchiati prima di essere riconsegnati ai genitori a fine lezioni. E poi Bergamo, 2004: due suore di un asilo processate per pedofilia e assolte. Storia simile a quella di Brescia.
Negli Stati Uniti, già nel 1983, fece scalpore il caso dell’asilo McMartin: quattro membri della famiglia McMartin, che gestiva un asilo a Los Angeles, e tre insegnanti furono accusati di abusi sessuali e riti satanici su 40 bambini. I piccoli raccontavano di essere stati seviziati con ogni strumento. Non mancava il racconto di viaggi in tunnel segreti (mai trovati) sotto la scuola. Processo concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati.
E ancora: Kelly Michaels, maestra in un asilo del New Jersey, si è fatta alcuni anni di galera prima di essere riconosciuta innocente. Venti alunni dicevano di essere stati violentati, averla vista suonare il pianoforte nuda, essere stati costretti a mangiare altri bambini bolliti. «Credete ai bambini» era il motto del processo.
Scottati da questo e da dozzine di altri casi di falsi abusi che, come un’epidemia (in gergo si parla di «dichiarazioni a reticolo»), hanno attraversato il paese negli anni Ottanta, esperti di psicologia infantile hanno cominciato a studiare più approfonditamente il livello di accuratezza delle testimonianze dei bambini, il loro grado di suggestionabilità, il modo migliore per condurre i colloqui senza condizionarli. E hanno passato queste conoscenze a giudici e investigatori. In Gran Bretagna, per esempio, è stato messo a punto un codice di buona pratica con i principi su come interrogare correttamente un minore.
Da noi, invece, queste conoscenze, tranne rari casi, non hanno raggiunto chi fa indagini e i tribunali. «In Italia abbiamo ancora l’idea che il bambino sia la bocca della verità. E si tende a credere che più è piccolo, più è ingenuo. In realtà, più è piccolo, più è difficoltosa la valutazione» dice Giuseppe Sartori, docente di neuro-psichiatria clinica all’Università di Padova e consulente della difesa nel caso di Rignano.
Su questo argomento esistono ormai studi e ricerche. E il consenso degli esperti è unanime su un punto: per minimizzare la possibilità di racconti falsi (e riconoscere quelli veri), le interviste ai bambini devono essere condotte secondo regole precise e tenendo conto di alcuni dati. «Il terreno è scivoloso per diversi motivi. Anzitutto c’è il problema dell’amnesia infantile. Tra i due e i quattro anni, come sapeva già Sigmund Freud, un bambino può riportare come esperienze vissute cose che ha solo visto, sentito raccontare, immaginato. Poi c’è quello della suggestionabilità: «i bambini, se interrogati in un certo modo, tendono ad assecondare le aspettative degli adulti, specie se sono dotati di particolare autorità» spiega il neuropsichiatra infantile Giovanni Camerini, dell’Università di Modena. «E nelle occasioni successive tenderanno a ripetere ciò che hanno già detto».
Poi ci sono questioni di procedura. Nel processo penale, la testimonianza viene cristallizzata nell’incidente probatorio, ma la cosa non è appropriata nel caso di un testimone di quattro o cinque anni. «Bisognerebbe invece indagare su come si è costruito il racconto del bambino, su quando per la prima volta ha detto qualcosa, sulle circostanze e le motivazioni del bimbo e di coloro che hanno raccolto il primo accenno di abuso» prosegue Camerini.
Si è sentito anche ripetere che, nel caso di Rignano, i bambini presentavano chiari segni di abuso sessuale. «Ma questi segni non esistono, lo dice la letteratura. Gli unici comportamenti con maggiore specificità sono quelli sessualizzati, che possono avere una varietà di spiegazioni, oltre all’abuso: dal normale sviluppo psico-fisico alla carenza di affetto, all’aver visto o sentito raccontare fatti di natura sessuale» dice Camerini.
Alcune regole per raccogliere correttamente le testimonianze dei minori ci sono anche da noi, dettate dalla Carta di Noto, stilata con il contributo di magistrati, avvocati ed esperti di psicologia infantile. La Carta dice per esempio che consulenza tecnica e perizia in materia di abuso sessuale dovrebbero essere affidate a professionisti con formazione specifica. Che i colloqui andrebbero svolti in orari, tempi e modi opportuni, e dovrebbero essere videoregistrati. Che andrebbero evitati domande e comportamenti che possano compromettere spontaneità, sincerità e genuinità delle risposte.
«Nel caso dell’asilo di Rignano sono stati saltati tutti i passaggi. A videoregistrare sono stati i genitori che, magari in buona fede, hanno cercato di ottenere in prima persona “le prove”. A volte questi video sono stati fatti all’una di notte. A mio parere le testimonianze sono inquinate in modo irrimediabile» dice Sartori. «È un pasticcio. L’unico modo per venirne a capo sarà con riscontri investigativi di altro genere» conferma Camerini.
A fine settembre esperti di psicologia, criminologi, avvocati e magistrati si incontreranno di nuovo a San Servolo (Venezia) per mettere a punto un protocollo in tema di «diagnosi forense di abusi sessuali». Perché un pasticcio come quello di Rignano non si ripeta.
  

Esiste una rete di sacerdoti pedofili?

calendario-don-marco

(FOTO: Ilcalendario “free don”, uno dei gadget del sito nato a sostegno del sacerdote don Marco Baresi, uno dei sacerdoti rinviati a giudizio citati nell’articolo de L’Espresso)

di Wildgreta

La domanda se esista o meno una rete di preti pedofili, se la pone l’Espresso, che oggi pubblica anche un articolo su di un Istituto  per ciechi di Chievo, che per trent’anni sarebbe stato teatro di abusi sessuali. Sono 60 le persone che, pur essendo intervenuta la prescrizione, oggi hanno deciso di parlare (qui l’articolo completo)

Se esista o meno una “rete” è una domanda destinata a rimanere senza risposta finchè alcune inchieste non verranno completate. La magistratura, infatti, indagando su don Ruggero Conti ha scoperto un parroco  di Fiumicino e lo ha indagato per gli stessi reati (abuso su 4 minori e possesso di materiale pedopornografico). Chi legge spesso questo sito sa che la vicenda di don Ruggero Conti viene seguita sin dall’inizio, con un forum su cui si sono confrontati i sostenitori dell’innocenza di don Ruggero e coloro i quali ritengono don Ruggero colpevole. Una delle vittime ha anche scritto qui e la sua testimonianza è stata ripresa da Repubblica, così come la discussione nata spontaneamente su questo sito.(qui tutti gli articoli e relative discussioni)

L’Espresso nomina anche don Marco Baresi, ex vicerettore del seminario di Brescia, a cui i suoi sostenitori hanno dedicato un sito internet e numerosi gadget (qui tutti gli articoli) Anche loro hanno scritto qui.  E poi don Stefano Bertoni, il parroco di Brescia assolto in primo grado nel processo per pedofilia all’asilo Sorelli (l’appello si sta celebrando in questi giorni). Inizialmente, i preti indagati erano tre, poi due sono usciti dall’indagine. Uno di loro, don Armando Nolli, prosciolto, disse all’epoca:«Ne sono fuori, ma resto preoccupato e prego per i bambini violati».(qui gli articoli sul caso Sorelli)

Di don Roberto Berti, il parroco di Firenze coperto dal vescovo Antonelli, come dice l’Espresso, vi segnalo gli articli pubblicati qui e la discussione nata spontaneamente sul sito:Mammadolce dal quale copio due commenti. Vi consiglio, però, di andare a leggerli tutti per farvi un’idea.

  1. quello di cui è accusato, roberto berti,che non merita di essere considerato un parroco,è solo una piccola parte ,di ciò che di grave ha veramente commesso. la curia lo ha coperto e protetto.lui nonostante che la curia sapesse come era, ha continuato a mettere nei sacchi a pelo nudi, ragazzi di san mauro.ha messo nel camper, nel suo letto ,ragazzi a dormire.ha picchiato bambini e ragazze,ha umiliato ragazzi e ragazze facendogli subire angherie di vario tipo,niente di strano, lo strano è che sono 3 anni che mi raccomando in curia di controllarlo,risultato?protezione silenzio. ha esercitato mobbing ad alcune persone alla casa famiglia da lui gestita ,ha licenziato senza giusta causa, ha subito processo, ha perso, ma ha licenziato ugualmente .ha plagiato un ragazzo e tutta la sua famiglia,ragazzo riconosciuto non in grado di intendere e volere.ha picchiato bambini di san mauro e ha creato una setta intorno a se,plagiando i deboli.Le persone intorno alla chiesa che vantano conoscenze in curia,sapevano benissimo che elemento e cosa facesse questo prete,sfido chi ha il coraggio di dirmi che non fossero a conoscenza di quello che faceva,che era omosessuale gliel’ho detto in faccia a lui alla curia e a tutti i difensori di san mauro.non pensavo fosse pedofilo.ma non è tutto,le cose veramente gravi le ha fatte alla mia famiglia,ma queste non contano.serviranno a gastigare questo essere immondo,quando calerà il buio su questa vicenda.già da oggi non ne parla più nessuno ,a san mauro da parte dei leccaculo della chiesa è gia partita la linea difensiva.la curia tapperà la bocca ai giornali,il falso prete lo manderanno in un altro posto, e continuerà a mettere nudi i ragazzi nel sacco a pelo in montagna, e a rovinare famiglie come ha fatto a san mauro.di tutto questo, devo fare i miei complimenti al cardinale Antonelli e al suo segretario don Alessandro Lombardi,loro sanno benissimo, che se negano quello che sapevano , vanno all’inferno.Avranno il coraggio di negare? Commento di ora basta | 29 Giugno 2008 <!– @ 8:35 am –>

E poi, sempre l’Espresso cita don Lelio Cantini, di cui potrete trovare qui alcuni articoli, tra i quali spicca quello sull’appello della procura di Firenze che invita a denunciare gli abusi compiuti da don Cantini in tempi più recenti. Per concludere, ecco il breve articolo de L’Espresso, certamente molto meno esauriente di tutto ciò che vi ho appena segnalato. Ma si sa, i giornalisti “veri” hanno poco tempo, e per questo ci siamo noi in rete che forniamo gratuitamente tutte le informazioni mancanti.

da l’ESPRESSO 22 GENNAIO 2009

Silenzio in nome di Dio
Esiste una rete di sacerdoti pedofili? La Procura di Roma ritiene di aver scoperto un collegamento tra due casi di abusi sessuali ai danni di minorenni affidati ai campi estivi di due prelati.

Il primo è don Ruggero Conti, parroco romano della chiesa di Selva Candida, arrestato il 30 giugno scorso per ripetuti abusi su minorenni. Il pubblico ministero Francesco Scavo, indagando su Conti, è arrivato a iscrivere nel registro degli indagati per gli stessi reati su quattro minori e per possesso di materiale pedopornografico anche il parroco 48enne di una chiesa di Fiumicino.

Anche a Brescia i religiosi accusati di certi reati sono più di uno. Mentre si sta celebrando il processo d’appello per don Stefano Bertoni, già assolto nel 2007, un altro alto prelato è stato arrestato ed è finito alla sbarra: don Marco Baresi, vicerettore del seminario di Brescia, è stato accusato da un minorenne. Nel computer del sacerdote la polizia ha trovato materiale pedopornografico scambiato in Rete, ma don Baresi si è difeso dicendo che quel pc era accessibile a molti e i fedeli lo difendono.

Nessun parrocchiano ha invece preso le parti di don Roberto Berti, sacerdote di Lastra a Signa, denunciato da cinque presunte vittime. La vicenda è emersa solo nello scorso giugno, quando l’allora cardinale di Firenze, Ennio Antonelli, trasferì il prete, coprendo però la vicenda. Un insabbiamento che Antonelli mise in atto anche nei confronti di don Lelio Cantini, 84enne parroco fiorentino, responsabile di decine di abusi su minorenni. ‘Coperto’ finché le vittime non si sono rivolte ai giornali, denunciando il vecchio sacerdote. G.D’I.
(L’espresso

(22 gennaio 2009)

Don Marco Baresi: i suoi amici gli dedicano un sito internet

di Wildgreta

“don Marco Baresi… semplicemente innocente”

“Semplicemente innocente”: è questo lo slogan che sembra la pubblicità di un profumo e che, invece, campeggia nella homepage del sito internet nato in difesa di don Marco Baresi, l’ex vicerettore del seminario di Brescia arrestato nel novembre 2007 per pedofilia e del quale troverete tutta la vicenda su questo sito (mi pare fossero 600 i file pedofili trovati nel suo computer). La cosa mi colpisce perchè, finora, solo il maestro di teatro Pino La Monica e il critico d’arte Alessandro Riva avevano avuto un deciso sostegno via web, attraverso appelli, raccolte firme e testimonianze di amicizia. Anche Gianfranco Scancarello, l’autore televisivo indagato per la scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, ha avuto qualche testimonianza via internet e, ultimamente, don Ruggero Conti proprio su questo sito, ha visto  alcuni parrocchiani e conoscenti battersi in sua difesa. Altri indagati o condannati per pedofilia, hanno ricevuto testimonianze di stima su vari siti internet, ma niente di eclatante. Tra questi cito don Gelmini, don Mauro Stefanoni e don Giorgio Carli. Nessuno di loro, però, a quanto mi risulta, ha visto nascere un sito web  intitolato alla propria persona. Il sito donmarcobaresi.net è, infatti, nato da un gruppo di persone che si definisce “amici di don Marco”. Forse è la città di Brescia ad unire le persone e ad ispirare la nascita di comitati in onore dei più sfortunati. Come non ricordare il comitato “Liberi nella verità” fondato da don Mario Neva, in occasione della terribile vicenda dei presunti abusi negli asili Abba e Sorelli? Il processo di appello del Sorelli comincerà il prossimo ottobre, (anche se nessuno ne parla) mentre gli imputati dell’asilo Abba sono stati assolti. Don Neva diede il via alla consuetudine delle fiaccolate a sostegno degli indagati per pedofilia, alle raccolte firme, alle lettere ai giornali e al supporto via internet agli indagati. Peccato che a Brescia non siano state fatte fiaccolate per i bambini tuttora in cura. Vi lascio alla lettera che gli “amici di don Marco” scrivono ai visitatori del sito, facendo un’ultima considerazione: le parole che i sostenitori di don Marco usano per descriversi alla voce “chi siamo” somigliano molto a quelle di altri due siti nati per difendere alcuni indagati per pedofilia che ho dimenticato di citare all’inizio. Ma sicuramente sarà una pura casualità.

Lettera degli amici di don Marco
Gent.mo Lettore,
le chiediamo spazio affinché la nostra testimonianza possa avere voce.

Siamo amici di don Marco Baresi, il vicerettore del Seminario di Brescia arrestato per pedofilia il 26 novembre 2007 e ancora in attesa di giudizio. Siamo famiglie e persone che nella vita hanno avuto la fortuna di incontrarlo e conoscerlo. Le chiediamo spazio perché don Marco è una di quelle persone che non rimane confusa nella folla dei conoscenti. Don Marco Baresi è un uomo che, trovato al proprio fianco, lascia la traccia incancellabile della profondità, della trasparenza, della dolcezza, della saggezza, della bontà, della semplicità d’animo, dell’intelligenza e della modestia che non tutte le persone hanno il dono di possedere. Non solo: assurdamente, anche i gesti e i modi che caratterizzano la personalità di don Marco sono letteralmente ad anni luce di distanza da qualunque tipo di sospetto o di semplice pensiero che abbiano qualcosa a che fare con le accuse che gli sono state mosse contro. Continua a leggere

GIORNALISTI SU RIGNANO:ECCO COME SI CONFEZIONA UN “FALSO”

di Wildgreta
Di seguito troverete una falsa intervista alle mamme di Rignano Flaminio. Dopo averlo letto vi spiegherò nei dettagli in cosa consiste la falsità dell’articolo.Le mamme raccontano l’incubo
MARIA CORBI
ROMA 25 aprile 2007
Un bambino torna a casa arrossato e lo si cura, torna a casa sporco e lo si lava, torna a casa con dei disegni sul corpo e si pensa che abbia giocato con i pennarelli». Così parla Maria, una delle mamme di Rignano, anche lei vive con il peso dei sensi di colpa «per non aver capito». «Le conoscevo da quindici anni. Ho detto a mia figlia che con le sue maestre doveva essere brava come lo era con me. Non riesco più a dirle: ”fai la brava”». Maria non è sola, accanto a lei la rete delle mamme di bambini che hanno denunciato l’abuso da parte delle tre maestre dell’asilo, della bidella e di altri due uomini. Non è facile in questi casi trovare la forza di combattere insieme, spesso la vergogna, la paura di «far sapere» – un padre ha detto: «La farò visitare, ma continuerà ad andare all’asilo, altrimenti penseranno che sia stata violentata» – toglie forza e voglia di confrontarsi. Si diventa cellule singole. Ognuna piena del proprio dolore. Questa volta è diverso.
Ognuna di queste donne racconta un pezzo della sua storia, racconta la luce spenta negli occhi del proprio bambino, di come sia difficile accorgersi di quanto sta accadendo, anche quando le bambine si prendono la «candida». «Tu pensi – dice Gina – che i bagni sono poco puliti e insegni a tua figlia a non sedersi sulla tavoletta». Anche quando qualche genitore è andato a prendere il figlio prima del previsto e non lo ha trovato, ha accettato la semplice spiegazione: «Si è nascosto». Sono bambini, si sa. Racconti di vero orrore. Ad accusare i bambini, sotto accusa le maestre, signore inappuntabili, pilastri di quella che è diventata la «Peyton Place» laziale, Rignano Flaminio. Due di loro sono catechiste nella parrocchia di don Henry che dal pulpito ha esortato «le malelingue a tacere». Innocenti fino a prova contraria. L’avvocato Franco Coppi, che ha accettato la difesa di una delle maestre e di suo marito spiega: «Le accuse sono pesanti, vedremo su cosa sono fondate. Per il momento mi sembrano cose talmente tanto orrende che non si giustappongono con il passato ed il presente dei miei assistiti».
Cose talmente orrende, dice il principe del Foro. E basta ascoltare Alessandro, un padre, per rendersene conto: «Mia figlia di 4 anni aveva sempre i genitali arrossati, tagliuzzati e non capivamo cosa fosse. Era strana da qualche tempo e ci raccontava di posti che aveva visto durante la giornata scolastica, di un’auto, di una casa, ma credevamo fosse solo la fantasia di una bimba. Poi, quando altri genitori si sono accorti, rivolgendosi allo stesso pediatra, che i problemi di emorroidi dei loro bambini affliggevano gli alunni delle stesse classi, abbiamo iniziato a giocare di più con nostra figlia per farla parlare perché la piccola si rabbuiava ogni volta che le chiedevamo delle maestre. Alla fine ci ha raccontato di giochi che avrebbero dovuto rimanere segreti. Una volta ci ha detto che aveva male “lì” perché, come le avevano insegnato, non era ancora abituata al gioco». Bambine e bambini, che sanno appena parlare, ma che hanno espresso il disagio con le lacrime, la tristezza, i disegni: falli colorati, artigli, sangue. «Gli facevano fare il gioco del dito dritto», racconta un altro genitore. «Le spogliavano, le facevano sdraiare e gli infilavano “nella patatina” il dito». Molte sono state deflorate, spiega una madre.
I primi segnali della loro pena i bambini li hanno dati la scorsa primavera. Alcuni di loro erano diventati ingestibili. «Aveva crisi improvvise, vomitava, urlava di notte», spiega Roberta. «Imitava gli animali, si feriva», racconta Claudia. «Si svegliava la notte gridando: “mi picchiano, mi picchiano”», aggiunge Sarah. Non c’è fine all’abisso di queste testimonianze. Daniela ha un figlio che combatteva dalla nascita con la difficoltà: «Abbiamo lavorato 3 anni per riportare un figlio ad una vita normale. Terapie, dottori, visite. Stavamo rialzando la testa, stavamo scoprendo che il mondo è bello, finalmente…. Dobbiamo ricominciare daccapo. Ci hanno ammazzato tutti, mio figlio per primo. Ci hanno ammazzato. Ma devono temere i morti, perché ritornano».
In cosa consiste la falsità dell’articolo
La giornalista che finge di intervistare le mamme di Rignano Flaminio in realtà non ha fatto altro che fare un po’ di ricerche su Internet comodamente seduta nel suo ufficio. E fidandosi ciecamente di quanto aveva trovato, lo ha fatto suo, fingendo che queste affermazioni le avessero fatte proprio a lei, le mamme in persona. In realtà gran parte di ciò che dice è tratto dall’intervento fatto al convegno della Prometeo di Massimiliano Frassi il 21 Aprile a Boario Terme da un membro dell’associazione genitori di Rignano Flaminio. Il testo di questo intervento era sul blog di Frassi e forse c’è ancora perchè io l’ho letto tutto e l’ho anche trovato riportato integralmente su diversi blog. Le parole dei genitori erano frasi che l’autore dell’intervento aveva inserito nel discorso più ampio sulla pedofilia nelle scuole materne e sugli effetti che questi eventi hanno nelle comunità in cui si verificano. (IL convegno era precedente agli arresti). La prima parte dell’intervento  era costituita da un articolo de “Il manifesto”, e che invece la signora Corbi fa suo, senza neppure citarlo.(fa parlare un fantomatico Alessandro). Le madri di Rignano non hanno mai parlato di “deflorazioni” alla giornalista in quanto quella frase è stata presa da un articolo  che confondeva il caso Brescia con quello di Rignano. Le 77 anomalie fisiche e le due deflorazioni sono, purtroppo, dati resi noti dal dottor Bruni autore della perizia sui bambini della scuola Sorelli di Brescia. Ma la giornalista non ha ritenuto di approfondire, naturalmente.
Quello che stupisce è che un giornale serio come “La stampa” abbia consentito la pubblicazione di un falso di simili proporzioni.
 


  

Questa voce è stata pubblicata il gennaio 3, 2008, in . 1 Commento

Buon anno a tutti i visitatori di questo blog

di Wildgreta

Avrei voluto chiudere il 2007 con una bella notizia ma poi ho pensato che, da questo blog che si occupa di cronaca e di tutela dei minori, sarebbe stato giusto ricordare alcune delle tante piccole vittime di abusi. C’è un solo articolo in rete su questo tema, e anche se molto duro, vorrei che qualcuno di voi lo leggesse, perchè se è vero che è giusto guardare avanti stanotte, è anche giusto ricordare chi soffre o è volato via perchè usato da qualcuno come un oggetto. A tutti i bambini che affollano questo articolo, va il mio pensiero dell’ultimo dell’anno.

Pedofilia 2007: L’inverno del nostro sconcerto

dal sito www.bambinicoraggiosi.com

                              Il grido di Antonietta    
                                    di Roberta Lerici 
Come si fa a riassumere lucidamente e freddamente un anno di orrori? Forse, l’unico modo per farlo senza mettersi a piangere, è pensare che il fatto che siano emersi così tanti casi, significa che le persone sono più disponibili a denunciare, gli inquirenti più solerti nell’indagare,le istituzioni più propense a prendere provvedimenti per una maggiore tutela dei minori. Sicuramente i casi che elencherò non saranno tutti, sicuramente ne dimenticherò tanti altrettanto importanti e me ne scuso. Cominciamo  da quello che conosco meglio, il secondo classificato tra i casi che maggiormente hanno colpito l’opinione pubblica secondo il quotidiano Repubblica: Rignano Flaminio e i suoi trenta bambini vittime di abusi, ad opera di chi, sarà la magistratura a stabilirlo.(da APCOM) “A scuola mi menavano”, dice una bambina. A menarla erano tutti: Patrizia (potrebbe essere l’insegnante Patrizia Del Meglio, uno degli indagati, ndr), l’incappucciato, il marito e la maestra”. Un’altra afferma: “C’era un bidello che si chiamava Giulio a cui le maestre chiedevano se erano pronte le scatole. Ci mettevano lì dentro. Arrivati in palestra uscivamo dalle scatole per andare dalle maestre cattive”. Il 2007 per Rignano Flaminio si chiude con la possibilità che i reperti analizzati dai Ris siano stati lavati.Da gennaio incidente probatorio per un gruppo di otto bambini, la maggior parte dei quali ritenuti idonei a testimoniare.
E poi Brescia, con l’assoluzione dei 12 imputati di  abusi sessuali su 25 bambini della scuola materna Sorelli e il ricorso in appello delle parti civili.  Sempre a Brescia, la Cassazione annulla la sentenza di condanna del bidello della seconda scuola materna oggetto di indagine, la Abba che, quindi, è da rifare.
Poi Bergamo, con l’annullamento della sentenza di assoluzione in secondo grado delle due anziane suore che gestivano l’asilo di Cazzano Sant’Andrea condannate in primo grado a 9 e 10 anni carcere per abusi sessuali a danno di una decina di piccoli alunni. Nel 2008 si ripeterà il processo di appello.
Gravina di Puglia, dove la maestra era stata arrestata per abusi sessuali sugli alunni della scuola materna. Nell’incidente probatorio, i bambini non hanno ripetuto i racconti fatti con dovizia di particolari ai carabinieri , e il caso è stato archiviato. Il Gip, però, scrive che permangono forti dubbi sulla condotta degli indagati e che, forse, i bambini sono stati intimiditi dall’ambiente a loro sconosciuto, e hanno patito il viaggio per raggiungere il tribunale.
E poi la condanna definitiva dell’autista dello scuolabus dell’asilo di Calabritto a sei anni, per abusi sessuali su alcuni alunni e l’annullamento della condanna a 3 anni della suora coimputata e conseguente ripetizione del processo di appello, per lei, nel 2008. Della seconda suora indagata, non si è più saputo nulla. Dagli ultimi articoli apparsi sulla stampa circa un anno fa, era latitante.
Nel mese di luglio, seconda archiviazione per l’indagine sui presunti abusi sessuali nella scuola Ada Negri di Roma, già oggetto di un’indagine identica, ma su un altro bidello, tre anni fa. Nessuno dei bambini periziati (più di una decina) è stato ritenuto idoneo a testimoniare e anche l’indagine sul secondo bidello è stata archiviata.
Vallo della Lucania. Sono 36 i bambini che hanno affrontato l’incidente probatorio nel 2007. Le audizioni sono terminate. Si attende la decisione dei giudici per sapere se i sette indagati di abusi sessuali sugli alunni dell’asilo di Vallo, tra cui suor Soledad (novizia peruviana arrestata e liberata qualche mese fa per decorrenza dei termini di custodia cautelare) verranno rinviati a giudizio.
28 novembre Brescia. Fabio Bertazzi, ex bidello di 48 anni, finito in manette il 10 agosto 2006 per alcuni episodi di violenza sessuale su ragazzi che frequentavano l’istituto tecnico Battisti di Salò, è stato condannato con il rito abbreviato dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Brescia presieduta da Roberto Spanò a cinque anni e due mesi di carcere, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalle scuole. Nel 1992 Bertazzi aveva già subito una condanna per atti di libidine compiuti cinque anni prima sui bambini di una scuola elementare. Il 21 novembre, vengono rinviati a giudizio i coniugi che gestivano l’asilo Gnomi e Folletti di Battipaglia, per maltrattamenti e violenze su cinque alunni. Fra i testimoni anche una maestra. I coniugi sono stati denunciati per ingiurie anche da due poliziotti che indagavano sul caso.
Il 16 novembre  un musicista di 40 anni viene arrestato dai carabinieri di Francavilla Fontana per abusi sessuali su una bambina di sette anni a cui dava lezioni di musica. 
Il 25 ottobre muore, forse per un rigurgito, Antonietta di quattro anni, abusata ripetutamente dallo zio analfabeta. Una storia di degrado familiare, si è detto. Una storia di degrado di una società cieca e di istituzioni assenti, dico io, che questa storia non riesco neppure a digitarla sul computer. Non dimentichiamoci mai di Antonietta, volata via dall’orrore con un grido il cui eco deve risuonare come un monito nelle nostre coscienze addormentate. 
Il 27 novembre il vice rettore del seminario di Brescia viene arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata su un minore di 14 anni. Per il sacerdote, l’accusa è anche di detenzione di materiale pedopornografico. Nel suo computer vengono trovati 600 file pedofili precedentemente cancellati.Il sacerdote si difende dicendo che il materiale non è stato scaricato da lui. Su internet, anonimi frequentatori del seminario, affermano che il computer si sarebbe trovato nell’ufficio di don Marco e i ragazzi non ne avrebbero avuto accesso
Trento. Dicembre.Con il cellulare scattava fotografie ai bambini nel bagno della scuola elementare un bidello assunto con un contratto a termine. L’uomo, un 40enne di Trento, e’ stato scoperto dalla polizia che in una perquisizione nella sua casa avrebbe trovato immagini pedopornografiche.  Il 5 dicembre per il prete del ferrarese che gestiva un asilo il PM chiede sei anni di reclusione. L’accusa: abusi sessuali su dieci bambine che frequentavano l’asilo.Le denunce erano partite da tre educatrici, una cuoca e una coordinatrice. 6 dicembre. Parabita (Lecce). Una mamma si presenta a casa della maestra d’asilo di suo figlio e la uccide ferendo gravemente anche il marito. Nel corso dell’incidente probatorio il bambino conferma di aver subito abusi dal marito della donna. Pochi giorni fa,  alla mamma  omicida vengono concessi i domiciliari. Nei giorni successivi all’omicidio, otto donne si sono presentate ai carabinieri affermando si aver subito abusi dal sarto, marito della maestra uccisa, Jole Compagnoni. Reggio Emilia. Sette anni di carcere. E’ la condanna che dovrà scontare Andrea Terzi, il tecnico informatico di 31 anni di Gualtieri che ha confessato di aver molestato due bambini che frequentavano la parrocchia del paese, dove lavorava come educatore, e di aver conservato sul suo computer materiale pedo-pornografico che poi divulgava tramite internet.  
E’ di pochi giorni fa l’arresto dell’autista dello scuolabus di Lucca che avrebbe abusato piu’ volte di una bambina di 9 anni che andava alle scuole elementari. E nel corso dell’inchiesta e’ emersa anche l’accusa di abusi nei confronti della figlia della ex convivente dell’autistaA Genova, nel mese di dicembre, viene arrestato un sessantenne colto in flagrante con un sedicenne. Accusa possesso di materiale pedopornografico e violenza sessuale.
Roma, 18 dic.  Comincia il processo al maestro della scuola elementare Alberto Manzi di Roma, M.R., di 43 anni, originario di Capua. Ma ci vorrà un’altra perizia per capire se il bimbo che accusò il suo maestro elementare, è idoneo a testimoniare. Il maestro è accusato di violenza sessuale aggravata e continuata. 
Dicembre. Nel sassarese viene arrestato lo zio di una bambina di cinque anni con piccola disabilità. Lui giocava al dottore.In fase di incidente probatorio la piccola non aveva fatto cenno alle violenze subite. Ma i segnali del disagio erano stati percepiti in maniera fin troppo chiara. Con il passare dei mesi ha cominciato a fidarsi della religiosa che le stava sempre vicino, l’ascoltava, le raccontava delle storie, un po’ come dovrebbe fare una mamma. E anche lei ha cominciato gradualmente il suo racconto: «Non ho mai detto niente – ha spiegato – perchè le cose brutte non si raccontano». Alle amichette aveva riferito che quello «zio» era il suo fidanzato e che giocavano sempre al medico, così lui la visitava. Ma nei racconti successivi acquisiti dagli investigatori è emersa la parte nascosta degli abusi e delle violenze sessuali. La piccola vittima ha puntualizzato ogni passaggio, prima con un carico di tensione fortissimo, poi lasciandosi andare quasi liberata da un peso troppo grande per una bambina.  
Pignantaro Maggiore. Il 7 dicembre viene arrestato un operaio trentunenne per abusi sulla nipotina di 8 anni quando sua madre la lasciava dalla nonna. 
Milano, 17 dicembre- Nove anni di reclusione a lui, sei a lei: queste le condanne a due coniugi accusati di avere sottoposto ad abusi sessuali i propri tre figli.Per i giudici, c’è il concorso morale della moglie. 
Casal di Principe, 22 dicembre, viene arrestato don Marco Cerullo, viceparroco e insegnante di religione. Era andato con un suo alunno dodicenne a comprare i colori ma i carabinieri (su segnalazione) lo sorprendono in macchina con i sedili abbassati in flagranza di reato.
Nel mese di giugno viene arrestato il braccio destro di Sgarbi al comune di Milano, il critico d’arte Alessandro Riva. Qualche giorno fa è stato chiesto il suo rinvio a giudizio per abusi sessuali su quattro bambine di 9 anni amiche di sua figlia. Gli abusi sarebbero avvenuti a casa sua, quando le bambine facevano visita a sua figlia. In queste settimane lo abbiamo visto nel programma Blu Notte al quale collaborava. 
Strasburgo:In Europa è vittima di abusi sessuali un bambino su 10  Fonti: Ansa, Apcom, Centro documentazione veri abusi, Vivicentro

Note di Wildgreta: da questo articolo manca il caso dell’asilo di Ponton (Verona), dove 3 insegnanti sono stati assolti dall’accusa di abusi su una decina di bambini. Le parti civili sono ricorse in appello.