Epilogo Cogne: Porta a Porta e Matrix

di Wildgreta

Ricostruzione minuziosa quella di Mentana, con in studio Barbara Palombelli, l’avvocato di Annamaria Franzoni, Paola Savio, il medico legale Mignini, Ilaria Cavo e uno degli psichiatri autore di una delle prime perizie, il professor Giagni. Dice che non si è riusciti ad andare oltre la maschera mostrata da tutto il clan Franzoni, lo psichiatra, ma precisa che “clan” non è un termine negativo. Indica piuttosto una famiglia molto unita, con valori solidi. Il rischio in queste famiglie così fortemente unite, è prò quello di non riuscire a staccarsene o, per alcuni soggetti, quello di essere incapaci di rendersi autonomi, incapaci di emanciparsi. Ci si interroga a Matrix, sul perchè l’Italia abbia seguito con tanta passione questo caso di cronaca nera. Tante le teorie espresse, ma nessuno ha dato la spiegazione più semplice: nessuno, nella situazione della Franzoni, avrebbe agito come lei. Nessuno si sarebbe comportato come lei, avrebbe avuto la sua espressione, avrebbe usato quelle parole. La stranezza delle sue reazioni, ha raggiunto il suo culmine in quella gravidanza dopo il lutto, così inspiegabile. Difficile che quando un affetto ci lascia in modo così tragico, si pensi subito a sostituirlo con un altro. Ma certo, le reazioni non costituiscono una prova certa di colpevolezza. Ora, tutti noi pensiamo ai suoi due bambini rimasti soli e a lei che forse è colpevole, ma della cui colpevolezza nessuno è riuscito a darci una spiegazione convincente fino in fondo. Avremmo voluto esserne certi, avremmo voluto che qualcuno ci avesse detto perchè lo aveva fatto e cosa era scattato nella sua mente in quel momento.

A Porta a Porta, è di scena il gruppo degli “irriducibili” del caso Cogne: Crepet, Simonetta Matone, Maurizio Belpietro e Antonella Borallevi che, negli anni, ha sostituito la Palombelli passata a Matrix. Manca il criminologo Bruno, ma tra lui e i Franzoni ci sono stati dissidi in passato e Vespa ha smesso di invitarlo per parlare di Cogne da un po’ di tempo.Al suo posto c’è il professor Mastronardi, criminologo. Mastronardi dice che le madri che hanno commesso figlicidi, hanno sempre confessato o nell’immediatezza, o qualche giorno dopo. La non confessione della Franzoni, è quindi un caso unico a livello mondiale. Per Crepet, i segnali di disagio in Annamaria Franzoni c’erano tutti e su questo concorda con il professor Giagni, secondo il quale non si è indagato abbastanza sulla situazione psichica passata di questa madre che voleva essere perfetta.

Simonetta Matone dice che la detenzione potrà essere mitigata da permessi, domiciliari, sconti di pena per buona condotta, eccetera. Nulla è per sempre. Ma forse, sarà proprio  Cogne ed il mistero che comunque la avvolge, ad essere per sempre.

E mentre, giustamente, Crepet ricorda che gli esseri umani possono anche essere cattivi e basta, e che anche le madri possono  rivelarsi estremamente cattive, ricordo il libro del compianto giornalista Gennaro De Stefano, uscito il 5 maggio di quest’anno, pochi giorni dopo la sua prematura scomparsa. E’ un libro che propone un’altra tesi e che vorrei leggere anch’io. Il titolo è “L’uomo di Cogne”,  qui l’articolo.

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