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L’uomo nero della “Olga Tevere”

di Wildgreta
 

Devo constatare con mestizia che almeno sei o sette giornalisti si sono seduti al computer per scrivere un articolo sul libro del giovane cronista del Foglio, figlio di un redattore di Repubblica e grande protetto di Giuliano Ferrara. Se penso che sul libro di Cerasa,  Ferrara viene ringraziato insieme ad altre tre o quattro persone, perchè:”senza di loro il libro non sarebbe mai nato”, mi verrebbe da dire: Ma perchè non sono andati a fare una gita al mare, invece di sponsorizzare Cerasa? Ma questi sono i misteri della vita. Tornando al libro, ho scelto questo articolo perchè è divertente. Sono divertenti gli errori che contiene, è divertente il titolo:”Cerasa ha visto l’uomo nero di Rignano”. Bè, se lo ha visto poteva denunciarlo. Comunque la giornalista appare ammirata dal coraggio che ha avuto l’autore a pubblicare un libro del genere. Io, piuttosto, parlerei del coraggio che ha avuto l’editore a pubblicare un’accozzaglia di errori e brutture linguistiche di simile portata.  

Nell’articolo, la scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, diventa la “Olga Tevere.”

Credo che scriverò al sindaco, per proporre il cambiamento, oltre che del nome della scuola, anche  del nome del paese. Questo servirebbe ad incrementare le iscrizioni alla materna, che pare ancora piuttosto vuota, e a non far più vergognare i rignanesi quando devono dichiarare la loro città di provenienza. D’estate ci sono stati rignanesi che affermavano di vivere a Ladispoli, altri a Riano (a 20 km da Rignano), altri a Morlupo e altri ancora preferivano restare su un generico: “Fuori Roma”. Sperando che l’interlocutore non proseguisse chiedendo:”Roma sud o Roma Nord?”. Un cambiamento del nome servirebbe anche a dare un nuovo impulso al mercato immobiliare, che dopo gli arresti di aprile, si è immobilizzato del tutto. Nessuno vuole venire a vivere a Rignano. Un intero paese è diventato come la villetta di Cogne, invendibile. Nel libro, la vicenda comincia il giorno degli arresti e si ferma all’incedente probatorio. Certo, se no avrebbe ritardato la pubblicazione.

Intanto la vicenda in se, con tutti i suoi protagonisti, drammatizzati come in un canovacchio teatrale: i genitori, i bambini, le insegnanti, le bidelle, l’immigrato, i carabinieri, i magistrati. Quasi una tipizzazione dei ruoli e dei caratteri.”

Cerasa deve essere stato solo di passaggio a Rignano. Ci avrà passato due giorni al massimo e non ha capito nulla. Ha visto tutto come una commedia. Come andare al cinema a vedere “Quel che resta del giorno” (uno dei film più tristi che abbia mai visto) e tornare a casa dicendo che non si è mai riso tanto. Poi fare un articolo in cui si dice che è un film molto comico. Che film ha visto Cerasa a Rignano? “…. nel clima da “caccia alle streghe”, citato nel sottotitolo del libro i dubbi siano diventati certezza, i sospetti accuse, le ipotesi condanne.”

Il clima di caccia alle streghe a Rignano non c’è. Chi è dalla parte delle maestre considera le madri esagerate e cattive, chi ha i figli che stanno male sa che la responsabilità è di chi a scuola non ha vigilato sui loro figli. Dove sono le streghe? Dov’è la caccia? Tutti sono molto sicuri dei loro sentimenti a riguardo. I dubbiosi, invece, restano in silenzio. Perché? Per non farsi dei nemici sbagliati e perdere gli amici giusti prima del tempo.
Ed ecco il gran finale dell’articolo:
Di sicuro, sotto la lente del cronista Cerasa c’è anche l’errore di certo giustizialismo, di certa stampa veloce nel dichiarare le colpe senza aspettare le condanne. E se le vittime del linciaggio sono poveracci come i presunti orchi di Rignano talvolta le sentenze sono ancora più sbrigative e unanimi.”

Bè, non so se la prenderà bene l’autore televisivo Scancarello definito “poveraccio” e chissà come la prenderanno le maestre che possiedono due o tre ville a testa, “poveracce” anche loro. Che mancanza di tatto. Ma, del resto, se Cerasa da Rignano c’è solo passato, l’autrice dell’articolo l’ha vista solo in fotografia e ora che hanno buttato via il bruco davanti all’asilo, forse non riconoscerà la cittadina neppure in foto.Libro-inchiesta del cronista del “Foglio” Claudio Cerasa ha visto “l’uomo nero” di Rignano

Racconta i dubbi, i sospetti, le ipotesi

di LUCIA VISCA

Ci vuole coraggio a scrivere un libro come “Ho visto l’uomo nero” (Castelvecchi editore, 172 pagine, 14 euro). Perché la vicenda di cui si tratta è “sub judice”. Perché i dubbi sono tanti, li ha espressi anche la Cassazione. Perché la caccia alle streghe fa sempre paura. Claudio Cerasa, cronista de “Il Foglio”, questo coraggio l’ha avuto, affidando alle stampe l’osservazione a caldo del brutto pasticcio di Rignano Flaminio. Cerasa, da cronista, fa una cosa. Data il libro. La sua osservazione comincia il 26 aprile 2007, quando esplode il caso di Rignano Flaminio e delle orchesse mascherate da maestre d’asilo. E guarda all’indietro fino all’8 luglio 2006 quando i genitori dei bambini della scuola materna “Olga Tevere” cominciano a scambiarsi opinioni e sospetti. “Ho visto l’uomo nero” si ferma dove cominciano gli incidenti probatori, segue il filo del giornalismo vecchio stile, che ha la sostanza dei fatti, delle virgolette, della citazione delle fonti. Cerasa non insegue streghe e orchi, piuttosto ne racconta la nascita nell’immaginario collettivo prima nella piccola comunità delle famiglie con figli alla “Olga Tevere”, poi a Rignano Flaminio, infine nell’Italia intera informata con dovizia di particolari, basati sui “si dice”, su violente e sopraffazioni al momento del tutto presunte. Così “Ho visto l’uomo nero” procede su un doppio livello di lettura e di narrazione. Intanto la vicenda in se, con tutti i suoi protagonisti, drammatizzati come in un canovacchio teatrale: i genitori, i bambini, le insegnanti, le bidelle, l’immigrato, i carabinieri, i magistrati. Quasi una tipizzazione dei ruoli e dei caratteri. Oltre a questo, Cerasa racconta come nel clima da “caccia alle streghe”, citato nel sottotitolo del libro i dubbi siano diventati certezza, i sospetti accuse, le ipotesi condanne. L’intenzione è dichiarata, lo scrive Cerasa stesso nell’introduzione al libro: “Vogliamo semplicemente raccontare… una grande apocalisse antropologica, il suo delirio mediatico giudiziario e quell’incredibile caccia alle streghe che ha condannato quattro maestre, un autore televisivo, una bidella e un benzinaio di colore, prima ancora che qualcuno, a Rignano, riuscesse davvero a dimostrare (definitivamente) l’orrore del proprio vicino di casa”. Colpa dei giornalisti? Cerasa manda a dire questo a chi insegue il clamore con occhio troppo attento alle vendite e poco alla verità? Non proprio, ma anche. Di sicuro, sotto la lente del cronista Cerasa c’è anche l’errore di certo giustizialismo, di certa stampa veloce nel dichiarare le colpe senza aspettare le condanne. E se le vittime del linciaggio sono poveracci come i presunti orchi di Rignano talvolta le sentenze sono ancora più sbrigative e unanimi.
  

FONTE: VIVICENTRO.ORG