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Violenza all’asilo di Vallo della Lucania: Al via il processo a suor Soledad

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Processo alla suora. Vallo torna a dividersi

Violenze all’asilo: cinque imputati in due filoni di indagine

Saranno processati anche il fotografo, il muratore e due suore per violenza sessuale in danno di minori. La prima udienza è prevista per il 21 gennaio prossimo. Ieri pomeriggio il rinvio a giudizio del gip per il muratore Aniello Labruna, il fotografo Antonio Rinaldi e due consorelle di suor Soledad. Il gip aveva rigettato la richiesta di archiviazione proposta dalla procura per il secondo filone di indagine sui presunti abusi sessuali nell’asilo (l’opposizione era stata presentata dalle parti civili Marchetti, Sansone, Oricchio e Del Gaudio). A giudizio vanno Aniello Labruna, il muratore che abita a confine con l’istituto religioso dove aveva sede l’asilo perchè «in concorso con Maria Soledad Bazan, (la suora) compiva atti sessuali con minorenni», cioè i bimbi dell’asilo, e nei confronti di Antonio Rinaldi per il reato di pornografia minorile. A giudizio anche Agnese Cafasso e Giuseppina De Paola, due consorelle di suor Soledad, per il reato di favoreggiamento (avrebbero tentato di deviare le indagini in corso a carico della suora). Il secondo filone delle indagini era scaturito sempre dal racconto dei bambini sulla «casa» poco distante dall’asilo dove la suora avrebbe condotto i bambini. La presunta casa dei mostri fu oggetto anche di un sopralluogo dei Ris, è la casa del muratore ora finito sotto processo. Il gip chiese le imputazioni coatte perchè «le dichiarazioni dei minori non erano frutto di una suggestione individuale o collettiva indotta loro dai genitori o dall’ambiente esterno». Per il gip, la stanza nella casa del muratore avrebbe ospitato incontri tra la suora e il muratore, in presenza dei bambini che hanno perfino raccontato particolari, ed anche la registrazione filmata delle violenze sui bambini stessi che sarebbero contenute in quattro cd «rinvenuti nella stanza del figlio dell’imputato recanti la dicitura ”amplesso” e quella ancor più inquietante ”abusi”».

DALL’INVIATO ANTONIO MANZO

Vallo della Lucania. Di tutto, di più: presunte violenze sessuali su ventisette bambini dell’asilo, foto e filmati delle violenze, drammatiche testimonianze dei bimbi, una presunta casa degli orrori dove una suora avrebbe fatto l’amore insieme ad un muratore e in presenza dei bambini. C’è tutto questo nel processo a suor Soledad, che inizia in mattinata e che nel pomeriggio si irrobustirà con il rinvio a giudizio di altri quattro imputati. Ci sarà ancora di più nel processo che farà contare, dal ventuno gennaio prossimo, cinque quattro imputati per le presunte violenze nell’asilo Paolo VI. Una sola imputata, la suora, in mattinata, altri quattro imputati che arrivano nel pomeriggio dal secondo filone dell’indagine che spacca Vallo della Lucania, la fa a fette tra innocentisti e colpevolisti. Suor Soledad, accusata di aver violentato ventisette bambini dell’asilo Paolo VI, non sarà sola sul banco degli imputati. Il meccanismo procedurale porterà ad unificare i due filoni di indagine in un solo processo. Insieme alla suora ora sono imputati anche il muratore che avrebbe avuto rapporti sessuali con lei in presenza dei bambini, e nella presunta casa dei mostri proprio come la chiamavano i bimbi, un giovane fotografo che avrebbe ripreso e fotografato atti sessuali e due consorelle della suore che avrebbero testimoniato per deviare le indaginie portare la consorella peruviana fuori dal fuoco delle accuse. La drammatica svolta del processo a suor Soledad è del tardo pomeriggio. La cronaca della giornata inizia poco dopo le dieci quando il presidente Tringali, con i giudici Bove e Di Filippo, «chiama» il processo a porte chiuse. L’imputata non c’è. Le presunte vittime, sì. La suora, arrestata prima e poi rinviata a giudizio con l’accusa di aver violentato ventisette bambini ha preferito rimanere a Roma. I genitori dei bambini che hanno denunciato le violenze sono qui, al secondo piano del palazzo di giustizia. La suora non c’è. Ma ci sono, naturalmente i suoi avvocati, Gullotta e Cannavacciuolo. Le presunte vittime sì, anche loro con gli avvocati, un lungo elenco. Al bar centrale del paese continuano a sparare contro «l’isteria delle mammine» pronte a raccontare le fantasie dei bambini e scaricarle contro la «povera» suora. Pronte, quelle mammine a creare un «contagio», con un virus peggio della febbre suina, Racconti dei bimbi proprio su quella «suora con la faccia color cocciolato», come ce l’ha suor Soledad. «Ci hanno fatto le foto in una casa, c’era anche la suora che sembrava un pò uomo e un pò donna» disse uno dei bambini nel corso dell’udienza dell’incidente probatorio che «cristallizzò» l’accusa contro la religiosa. A Vallo si oscilla in piazza tra giustizialismi preconcetti ma anche ipocrisie ad oltranza, una realtà della provincia italiana improvvisamente schiaffeggiata da una storia di ordinaria violenza sui minori. In piazza, ieri sera, la notizia del rinvio a giudizio del fotografo, figlio di un noto artigiano del paese ben voluto e stimato, è stata come l’ennesima raffica di vento gelido che non riesce, però, ancora a spazzare via gli ultimi «giapponesi» rimasti a fare la guerra per difendere il cosiddetto onore del paese. E per i quali non sono altro che fantasie quei verbali relativi all’audizione di ventisette bambini, tutti di 3,4 e 5 anni, con le drammatiche testimonianze. «Suor Soledad ci portava al bagno dove ci faceva giocare al lupo. Una volta mi ha anche fatto male il mio ditino. Il gioco del lupo non mi piaceva perché era brutto. Non voglio raccontare cosa mi faceva. Se suor Soledad torna a scuola io non ci voglio più andare.» La seconda: «Suor Soledad è cattiva e dà botte ai bambini. Li picchia sul… Ci accompagna in bagno e mi tocca…con il dito (la bambina, scrivono i consulenti nel verbale, fa segno con la mano destra passandosi la mano sulle parti intime). Poi ci fa giocare al lupo mangia frutta che ci mangia.» La terza: «Vado all’asilo. La mia suora si chiama Agnese. Poi c’è anche suor Soledad che è molto cattiva. Lei mi faceva fare un gioco molto brutto perchè mi toccava e mi faceva il solletichino (la bambina fa il segno con la mano sinistra passandosela sulle parti intime). Suor Soledad ci faceva fare anche il gioco del lupo e mi diceva che doveva essere un segreto.». La quarta: «Vado all’asilo da suor Agnese. Poi c’è anche suor Soledad che mi accompagna in bagno per fare la pipì. Lei quando andiamo al bagno mi fa male… Infila il dito». «Sono suggestionabili i bambini testimoni a quell’età» continua a ripetere il professor Gullotta. Ma per i genitori il processo è solo l’inizio della scoperta di altre verità sconvolgenti.

il mattino 16 ottobre

Mostro di Firenze, Giallo Narducci: si decide se ci furono depistaggi

Il Gup deve decidere se i 22 indagati devono essere rinviati a giudizio

I familiari di Narducci hanno sempre sostenuto che il medico era del tutto estraneo alle vicende del «mostro di Firenze

di: 02/06/2009

Saranno gli esperti di accusa, difesa e parte civile che hanno svolto le consulenze sulle cause della morte di Francesco Narducci e sulla compatibilità del cadavere ripescato al lago Trasimeno il 13 ottobre del 1985 con quello del gastroenterologo, ad essere sentiti, il 3 giugno prossimo, nell’ambito dell’udienza preliminare che vede imputate 22 persone per presunte irregolarità compiute in occasione del ritrovamento del cadavere del medico perugino. Davanti al gup compariranno i consulenti del pm, il professor Giovanni Pierucci (che ha eseguito l’esame autoptico sul corpo di Narducci), il responsabile del Ris di Parma, colonnello Luciano Garofalo (autore della perizia antropometrica), ed il medico legale Gabriella Carlesi. Per la difesa saranno sentiti Carlo Torre, Nello Balassino e Giuseppe Fortuni. Per la parte civile, infine, il professor Mauro Bacci e il dottor Massimo Ramadori. Tra le 22 persone per le quali il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio anche familiari del gastroenterologo, pubblici ufficiali, appartenenti alle forze dell’ordine e altri soggetti. Nel fascicolo sono stati contestati a vario titolo 22 capi d’imputazione per reati quali falso, omissione d’atti d’ufficio, occultamento di cadavere e altri. Tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse. La parte centrale dell’inchiesta riguarda una presunta associazione per delinquere della quale sarebbe stato promotore e organizzatore Ugo Narducci, padre del medico trovato morto. Il sodalizio avrebbe operato – secondo la ricostruzione accusatoria – dal giorno della scomparsa del gastroenterologo fino a dopo il luglio del 2004 per cercare di sviare gli accertamenti sulla morte. In particolare per evitare che si ipotizzasse un omicidio legato alle vicende del mostro di Firenze. Secondo il pm Giuliano Mignini, Narducci sarebbe stato in qualche modo legato «almeno» agli ultimi quattro duplici omicidi avvenuti in Toscana. I familiari di Narducci hanno sempre sostenuto, invece, che il medico era del tutto estraneo alle vicende del «mostro di Firenze».

tam tam 2 giugno 2009

Note, In rete ho trovato questa nota di  Gabriella Carlizzi: “Domani, sarà un giorno molto impegnativo, l’udienza che si svolgerà a Perugia (non a Firenze come qualche giornale depistatore ha pubblicato), questa udienza vedrà uno scontro aperto tra periti di chiara fama, su un punto che è il cuore dell’intera inchiesta. Al centro di questo dibattimento, ci sarò io, poichè fui io a far scattare la riesumazione di Narducci.”

Delitto di Perugia, un i-Pod conferma la tesi di Rudy Guede

Delitto di Perugia, un i-Pod conferma la tesi di Rudy Guede

venerdì 02 gennaio 2009

Delitto di Perugia. Tutti i pezzi
2 gennaio 2009 – Un porta carta igienica al quale è possibile collegare l’i-Pod confermerebbe la tesi difensiva di Rudy Guede, l’ivoriano condannato con rito abbreviato a trent’anni di reclusione per l’omicidio di Meredith Kercher. Guede ha ammesso di essersi trovato nella casa di Meredith Kercher la notte in cui venne uccisa negando però di avere partecipato al delitto. Guede ha, infatti, sempre sostenuto di trovarsi nel bagno della casa di Mez ad ascoltare musica con le cuffiette dal suo lettore, mentre la studentessa inglese veniva uccisa nella sua stanza.
“Non è altro – hanno detto i difensori dell’ivoriano, gli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile parlando con l’Ansa – di una conferma di come certi comportamenti apparentemente anomali sono usuali tra i ragazzi di oggi. Così come Facebook è il loro mondo virtuale ora i ragazzi ascoltano musica ovunque, anche in bagno. La commercializzazione di questo genere di prodotti – hanno concluso i legali – cristallizza una certa abitualità d’uso”.
“Visto che non racconto frottole” ha detto il giovane, rinchiuso nel carcere di Viterbo, alla vista dell’i-carta che i suoi legali gli hano fatto pervenire in cella. “È normale per i giovani – ha aggiunto Guede – ascoltare musica mentre si è in bagno. Il mio racconto non è certo fantasioso”.
DELITTO DI PERUGIA: IL 16 INIZIA IL PROCESSO A RAFFAELE SOLLECITO E AMANDA KNOX

Di Redazione

Prenderà il via il prossimo 16 gennaio, presso la Corte d’Assise di Perugia, il processo che vede imputati, con l’accusa di omicidio nei confronti di Meredith Kercher, Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox. I due, fidanzati fino al momento dell’arresto, avvenuto il 6 novembre del 2006, si dichiarano estranei al delitto, ma il gup di Perugia li ha rinviati a giudizio con le accuse di omicidio volontario e violenza sessuale, gli stessi reati per i quali è stato condannato a 30 anni Rudy Guede.