Omicidio Federica Squarise, la confessione di El Gordo

L’omicidio di Federica – La ragazza di San Giorgio delle Pertiche non ha opposto resistenza perché schiacciata dai 120 chili di Victor Diaz Silva
«Così l’ho soffocata con la maglietta»
Giorgio Barbieri
La confessione del Gordo:
poi ho pulito il corpo per non lasciare tracce «Federica non ha urlato e non si è difesa. Quando ha detto che mi avrebbe denunciato le ho messo le mani sul collo. Lei cercava di prendere aria e allora ho premuto con forza la maglietta sulla bocca e sul naso. Ho smesso quando mi sono reso conto che non respirava più». Sono le parole di Victor Diaz Silva, «el gordo» di Lloret de Mar, nell’interrogatorio del 10 luglio scorso di fronte alla polizia di Girona. Gli inquirenti gli hanno chiesto di ricostruire momento per momento l’omicidio della ventitreenne padovana, ex studentessa dell’istituto Rosselli di Castelfranco, in un parchetto della periferia di Lloret de Mar. Victor, ora accusato di omicidio volontario, aggressione e violenza sessuale, ha fornito la sua versione dei fatti, negando però di averla uccisa per fare sesso.
Quando arrivano nel parchetto, dopo essere stati allo Yates, Victor diventa insistente. Allunga le mani e la bacia in bocca. Poi si spoglia e toglie anche a lei i vestiti. In un attimo è sopra di lei e la schiaccia con i suoi 120 chili di peso. Federica non può muoversi, è troppo esile per liberarsi dalla morsa del gordo. «Ero eccitato e ho prvato ad avere un rapporto sessuale con lei – dice Victor nel corso dell’interrogatorio – e quando mi ha detto di no e che mi avrebbe denunciato, le ho afferrato il collo e ho iniziato a stringere. Federica non ha mai gridato. Lei cercava di prendere aria con la bocca, così ho afferrato la maglietta, non mi ricordo di chi fosse, e l’ho premuta con forza per impedirle di respirare. L’ho lasciata solamente quando ho visto che era morta».
A questo punto Victor pensa a come sbarazzarsi del cadavere di Federica e, soprattutto, a come non lasciare tracce sul luogo del delitto. «Ho preso la maglietta con la quale l’ho soffocata – ha spiegato l’uruguaiano – e con due dita ho ripulito il corpo per evitare che si potessero trovare impronte digitali oppure altri elementi che potessero ricondurre a me. Con la stessa maglietta l’ho afferrata per le caviglie e trascinata per un centinaio di metri. Ci ho impiegato almeno cinque minuti a spostare il cadavere dal luogo dell’omicidio a quello dove poi è stato trovato».
Dunque Victor spiega così quello che è stato uno degli elementi più oscuri del giallo di Lloret de Mar. Gli inquirenti hanno sempre pensato che l’uruguaiano avesse tenuto nascosto il cadavere nel bagagliaio della sua auto. Ma Victor ha detto: «Non ho una macchina. C’è una Renault 5 di colore grigio ma è di Claudia (la sua compagna ndr). Posseggo solamente un ciclomotore». Il corpo di Federica Squarise è quindi rimasto nel parchetto dalla mattina del primo luglio fino a quando è stato ritrovato una settimana dopo.
«Sono stato attento a non farmi vedere dai passanti – ha sottolineato – quando ho trovato un luogo riparato, ho abbandonato il cadavere della ragazza. Per nasconderlo ho spezzato diversi rami di un albero e li ho gettati sopra il cadavere. Poi ho preso una grossa pietra per fare in modo che non si vedesse nulla. Le ferite che avevo al braccio me le sono procurate nella fuga, graffiandomi con dei rami. Una volta certo che il cadavere era nascosto, sono scappato dalla parte opposta del parco rispetto a quella da dove eravamo arrivati. Avevo con me i vestiti di Federica. In lontananza ho visto che c’era della gente, ma nessuno si è accorto di me». Ed è a questo punto che l’uruguaiano prova a giustificare il brutale delitto. «Ho sentito la voce nella mia mente che diceva matàla, uccidila – aggiunge – ma non l’ho fatto per avere un rapporto sessuale con lei. Non l’ho violentata».
Quello che segue è il racconto del gordo sulle ore seguenti il delitto. «Una volta arrivato a casa – ha spiegato – ho gettato i vestiti della ragazza per terra e mi sono fatto una doccia. In quel momento mi sono detto “he matado una chica”, e ho realizzato quanto era accaduto poco prima». Ma Victor, invece che andare a costituirsi alla polizia, decide di far finta di niente e di seguire le sue normali abitudini: «Alle 10 sono andato a lavorare al “Beach&Friends” e non ho detto a nessuno cosa avevo fatto. Quando un paio di giorni dopo vengo interrogato dalla polizia, mento su tutto. Poi quando torno al bar, una mia collega mi suggerisce di stare al piano superiore perchè ci sono decine di giornalisti che chiedono di me». Poche ore dopo decide di scappare. Si era appena fatto prelevare una traccia del suo Dna. Ma, nonostante i sospetti della polizia, riesce a far perdere le proprie tracce. Le forze dell’ordine spagnole riescono a mettergli le manette ai polsi a Tarragona solamente grazie al «tradimento» di alcuni amici del gordo.( Il Mattino di Padova 01 settembre 2008)

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